Inquietudine intellettuale e un genio pittorico di singolari qualit  interpretative, alimentato dal sapiente nettare di una cultura consapevole di ciò che avviene anche al di fuori di propri confini, Domenico Morelli rappresenta uno dei due termini di un binomio che per decenni ha condizionato gli andamenti della pittura meridionale dell’Ottocento. Il suo influsso artistico fu fortissimo a sud della Penisola e accompagnato all’esercizio di un ruolo di controllo sulle istituzioni didattiche e professionali dell’arte a Napoli.
Domenico Morelli e Filippo Palizzi andarono assumendo il ruolo di guida nel panorama artistico napoletano condizionando lo svolgimento degli avvenimenti artistici anche nei decenni successivi. Il referente di Palizzi era il dato reale; la sua pittura era basata su una concezione rigorosa e integrale della realt  riprodotta dal “vero”. Per Morelli la mente creatrice e l’interpretazione letteraria erano la chiave con cui intendeva riformare la pittura di storia associando il reale all’immaginario.
Si può suddividere il percorso morelliano in tre fasi principali il tempo della formazione accademica, che dura fino al 1855; una seconda fase, che si spinge all’incirca fino al 1870, improntata a un repertorio romantico-storicista; l’ultimo periodo fortemente caratterizzato da tematiche mistico-simboliche, ispirati al Vangelo, ad alcuni passi della Bibbia, traendo talvolta addirittura spunto da culture religiose alternative al più diffuso, nazionale cattolicesimo, come l’Islam.
Nato a Napoli nel 1823 e cresciuto con i genitori adottivi Francesco Soldiero e Maria Giuseppa Mappa, Morelli s’iscrisse giovanissimo al Real Istituto di Belle Arti, dove fu allievo di Mancinelli e Guerra. Negli anni Quaranta partecipò a una serie di concorsi accademici per la classe di pittura e di nudo per i quali consegu i relativi riconoscimenti. Fu uno spirito riformatore sin dai primi passi mossi nell’ambito della formazione; sent l’esigenza di andare oltre i dettami dell’istruzione accademica ancora arroccata su un’impostazione scolastica di stampo classicista. All’Esposizione biennale del 1845 esord con un soggetto dantesco, una Scena del Purgatorio di Dante, considerato un tema nuovo e significativo di quel sentimento liberale che si andò affermando dopo la rivoluzione del ’48. Successivamente, nel 1851, si recò a Firenze (e poi in Europa, a Bruxelles, Monaco, Berlino, Londra e Parigi, dove nel 1855 partecipò all’Esposizione Universale), luoghi in cui ebbe modo di conoscere l’operato dei Nazareni, le opere rinascimentali ed entrare in contatto con una cerchia di artisti innovatori.
Tra il 1851 e il 1855 esegu la serie di soggetti ispirati ai martiri cristiani, tra cui il più famoso “Iconoclasti” con il quale prese avvio la poetica del verismo storico. Il dipinto, che decretò il successo dell’artista a livello nazionale, è ispirato da un testo sacro che rimanda alla persecuzione subita dal monaco pittore bizantino San Lazzaro, raffigurato nelle vesti di un frate sotto il quale si cela la rappresentazione di un giovane liberale. Il testo divenne ben presto il manifesto storico delle nuove ideologie liberali.
Dal 1868 fu titolare della cattedra di pittura all’Istituto di belle arti di Napoli, dedicandosi a tempo pieno alla riforma della scuola allo scopo di rinnovarne i modelli didattici e garantire agli allievi una più adeguata formazione artistica. Successivamente i contrasti interni lo costrinsero a rassegnare le dimissioni nel 1881 per ritornarvi dieci anni più tardi su richiesta di Villari

Nello foto in alto, autoritratto di Domenico Morelli. In basso, Bagno turco e le tentazioni di S. Antonio. Sotto, clicca il video delle sue opere
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