Ilaria Palomba, scrittrice, poetessa e studiosa di filosofia, torna ai suoi lettori con il libro poetico “Scisma”. Questo testo prende forma dal diario poetico scritto dall’autrice durante la lunga degenza nell’unità spinale del CTO di Garbatella, dal 25 maggio al 28 ottobre 2022, dopo un mese di rianimazione all’ospedale San Giovanni Addolorata.
Il libro affronta temi complessi e profondi come il suicidio, la disabilità, l’ospedalizzazione, la psichiatrizzazione, il rifiuto della vita e infine il ritorno alla fede nella vita e in Dio.
Il poema di Ilaria Palomba non si limita a ripercorrere la sua degenza, ma esplora anche una fervida ricerca delle sue origini letterarie, confrontandosi con importanti maestri di vita come Celan, Pizarnik, Rosselli e Metz.
I componimenti dell’autrice sono significativi e aprono le porte a un’esperienza vissuta con un’aderenza profonda tra parole e fatti. Il linguaggio usato è quello della vita stessa, che in alcuni punti si distacca per diventare quasi astratto, presentando una realtà concreta che non si fonde completamente con esso.
L’autrice presenta ai lettori un ascetismo totalizzante in un viaggio emozionante, dove il fine ultimo sembra essere il distacco dall’immagine di sé tra il prima e il dopo. Una spaccatura significativa vede l’Ilaria del passato confrontarsi con quella del presente. L’amore, disseminato in tutta la poetica, funge da equo arbitro, mordendo la solitudine e dando nuova linfa a una vita allo sbando.
In molti passaggi, si percepisce il racconto sincero dell’esperienza ospedaliera: “mi mancherà il martirio delle luci”, un ricordo doloroso e al tempo stesso speranzoso.
L’autrice si considera come un semplice “residuo” e non più una persona, affermando che “non esiste il prima”. Le domande fortemente emotive come “non potrò essere più quella di prima? Specchiati nel mostro e chiedigli perché?” spingono il lettore in una profonda riflessione.
Un tunnel oscuro, magistralmente ricostruito dall’autrice, vede solo l’amore come salvezza, in attesa alla fine del percorso, scacciando il desiderio di morte. Un testo adatto ai “sopravvissuti”, con una poetica asciutta e contemplativa che accompagna il lettore in un turbinio di emozioni accecanti, pagina dopo pagina. (Miriana Kuntz)
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