La galleria Spazio Martucci 56 riapre la stagione espositiva. Giovedì 6 settembre, alle 18, con la presentazione del catalogo “La dose del disincanto” di Peppe Pappa e la proiezione del video della performance svoltasi il 30 novembre scorso nello spazio di via Martucci 56 (Napoli).
Coordinati da Ilia Tufano intervengono gli autori dei testi: Vincenzo Cuomo, Annapaola Di Maio, Mario Franco, Anna Mele, Stefano Taccone. Il catalogo, a cura di Simona Pasquali, raccoglie anche un testo poetico di Alfonsina Caterino e le interviste di Rosaria Pannico con le foto di Gianluigi Gargiulo.
Promossa dall’associazione culturale Intentart, l’installazione-performance mette in scena una conversazione tra due giovani donne (due “curatrici”, Annapaola Di Maio e Anna Mele) che giocano a carte sotto gli occhi incuriositi del pubblico dislocato in galleria e fuori di essa poiché la partita è visibile, come in una vetrina, anche dalla strada.
«La dose del disincanto ci proietta in un viaggio ideologico-sociale a “carte scoperte”, scrive Pasquali. Le carte da gioco de “I bari” di Caravaggio diventano portatrici di un messaggio di riflessione sulle tematiche della società attuale». Il celebre dipinto che mostra in azione l’inganno del baro è da Pappa collocato al centro della performance.
Il quadro ritrae una partita di zarro, gioco d’azzardo molto diffuso all’epoca (1594), in cui un uomo ingenuo guarda con attenzione le proprie carte mentre quello accanto a lui, il baro, cerca di sbirciare per suggerirle al suo complice, l’altro baro, che è pronto ad estrarre le carte nascoste. La struttura compositiva e la collocazione spaziale dell’opera sono studiate al fine di rendere partecipe anche il pubblico che osserva il dipinto e percepisce la truffa in atto.
Allo stesso modo Pappa proietta l’opera in chiave moderna e dà l’opportunità agli spettatori di partecipare all’azione. Scrive Annapaola Di Maio: «Peppe Pappa ha accolto la sfida pittorica di Caravaggio e la attualizza, invitando a sua volta le persone a prendere parte al gioco, non come semplici spettatori, ma diventando complici o avversari dell’impostore di turno».
Per la giovane autrice, quello di Peppe non è solo un monito, non sta a significare ciò che non sarebbe giusto fare, ma piuttosto qualcosa che caratterizza l’umanità laddove il barare è una parte essenziale della natura umana. È un espediente per far riemergere l’autenticità delle relazioni umane osteggiate negli ultimi tempi da una tecnologia che avvicina chi è lontano e distanzia chi è vicino. Il gioco non è che un mezzo, un’arma che si fa portatrice non di distruzione ma di unione, coinvolgimento e interrogativi.
Ma chi sono i protagonisti del dipinto? L’incantato e il disincantato. Due concetti che incarnano pienamente il dualismo che altro non è che la condizione ontologica dell’uomo contemporaneo per Anna Mele. Da una parte l’ingenuo e giovane giocatore che rappresenta la parte vulnerabile e debole della società e, dall’altra, i bari, la truffa, il denaro, il potere.
«La chiave di lettura della dose del disincanto ha origini lontane, nel percorso artistico, nelle azioni, nelle performance di Pappa e ci spinge ad abbandonare la passività e la rassegnazione, tipica della società attuale, la quale è spesso disincantata, distaccata, indifferente verso ciò che accade», precisa Simona Pasquali. «L’artista, continua la curatrice, denuncia la nostra società truffa nella quale il dio denaro è protagonista assoluto e quelli che definisce i prepotenti di turno determinano chi deve vincere e chi no».
La voce di un bambino che chiede al pubblico presente alla mostra: “Cosa sono le carte?”, dà inizio alla performance che vede le due giovani amiche conversare su quella che è la loro condizione sociale conseguente agli studi. Scrive Anna Mele: «Ciò che emerge dal nostro confronto è un malessere derivante da un sistema sociale effimero fatto di false promesse, che si fa schermo dell’universo giovanile disilluso e disatteso, fatto di speranze violentate…».
«Parlando della loro vita, scrive Stefano Taccone, le due ragazze non fanno altro che raddoppiare il gesto rappresentato dall’artista lombardo oltre quattro secoli fa svelando un retroscena, in questo caso quello delle condizioni di precariato in cui versano gran parte dei giovani… Due ragazze della provincia campana con il sogno dell’arte: una da poco laureata e già emigrata per un lavoro non propriamente consono al suo livello di istruzione e, l’altra, quasi laureata ma tutt’altro che estranea al mondo del lavoro, anche se per nulla connesso ai suoi studi».
Ispirandosi a Caravaggio Pappa costruisce, secondo Mario Franco, «un ambiente con un tavolo dove due persone siedono fronteggiandosi per giocare con le nuove carte della società dei consumi: carte di credito, carte di debito, carta d’identità, passaporti, patenti di guida, abbonamenti… A lui non interessa il gioco come surrogato del destino, della fortuna, della sorte, ma il suo uso nella comunicazione interpersonale».
Precisa Pappa: «La mia proposta artistica, che si distingue dal fare di tanti artisti sordi o volutamente sordi, con la rappresentazione visiva, uditiva e contatto sensoriale invita le intelligenze umane ad abbandonare la passiva accettazione dell’attuale sistema di potere e a prepararsi riaffermando i principi di solidarietà e scambio verbale, anche laddove possa apparire inconsistente o irrilevante come la partita di carte da gioco».
Dunque, per Alfonsina Caterino – «sono le carte in mano all’uomo che egli deve plasmare in materia duttile che illumini, attraverso il confronto, l’inconoscibile esistente e, solo in attesa di insorgere, rinnovandolo uomo che mai smarrisca il privilegio di riconoscersi nell’altro».
Peppe Pappa, nato nel 1941 a Napoli, vive e lavora a San Giorgio a Cremano. Docente di Figura e di Ornato modellato, dal 1964 lavora con gli audiovisivi. È tra i promotori del Gruppo Studio P66, della rivista Ricerca di base, della mostra-intervista dis(Ambient)/action e ha collaborato alla redazione del volume monografico “Gabriele D’Annunzio, la scrittura e l’immagine”, per Guida Editori, e alla stesura di “F/orme, foglio di comunicazione e di riflessione sulle f/orme del dissenso”.
Dal 1968 svolge militanza culturale sui problemi dell’arte politica e, con altri, ha promosso centri operativi di programmazione e diffusione della cultura e curato le edizioni d’arte contemporanee: Mostra/Incontro e Itin-erario-d’arte, Premio Massimo Troisi San Giorgio a Cremano Napoli. Espone dagli anni ’60 partecipando a varie manifestazioni culturali, nazionali e internazionali.
È presente in libri, cataloghi e videocataloghi d’arte, quotidiani e periodici specializzati. Sue opere sono custodite in collezioni pubbliche e private. Tra le sue ultime mostre: la personale “Proiettili a disposizione”, 2016, presso Movimento Aperto (via Duomo 290), lo spazio espositivo aperto alle arti visive, alla filosofia e alla poesia fondato e diretto da Ilia Tufano, e nel 2015, “Defibrillazione” presso la galleria Pagea Arte Contemporanea (in via Concilio 99, Angri – SA) diretta da Elio Alfano.
Studio Peppe Pappa
via San Giorgio Vecchio 90, San Giorgio a Cremano Napoli
Tel. 081/5744092 – cell. 327/3860388
Spazio Martucci 56
via G. Martucci, 56 Napoli
Tel. 081/0320281
Orari di apertura della galleria: martedì e mercoledì dalle 10.30 alle 13 e dalle 17 alle 19; giovedì dalle 17 alle 19; venerdì dalle 10.30 alle 13. Chiuso il lunedì.
Associazione culturale Intentart Napoli
info@intentartnapoli.it
www.intentart.it
Tel. 320/4887582