“Spetta a me la cura di un telescopio per cui non ho fatto nulla”. Presentando ieri il risultato eccezionale conseguito dagli scienziati partenopei, Massimo Della Valle, direttore dell’osservatorio astronomico di Capodimonte (a salita Moiariello 16, Napoli), passa cos parola al suo predecessore, Massimo Capaccioli, toscano, ma anima di un’eccellenza tutta napoletana il VST.
Il telescopio più grande del mondo, ubicato sulla montagna del Cerro Paranal (Cile) a 2600 metri, è stato ideato e progettato dall’Inaf-Osservatorio astronomico di Capodimonte. Vittima di una storia travagliata, tra costossissime e sofisticate lenti distrutte nel trasporto e una cellula arrugginita durante un viaggio in mare, finalmente, dopo circa una dozzina di anni, il VST è pronto a guardare oltre il cielo.
“Non ci far scoprire la materia oscura spiega Capaccioli- ma ci porter a osservare fenomeni finora sconosciuti”. Tuttavia per far s che tanti anni di sacrifici e passione non cadano nel vuoto è necessaria la collaborazione. “Si deve sfruttare l’investimento fatto. Ci basterebbe un contributo di 3/400mila euro l’anno per farlo.. E per poter dare un posto a 4, 5 astronomi napoletani. Altrimenti, sarebbe come possedere una Ferrari e farla guidare da altri”.
Un contributo sottoposto alla trasparenza “Controllate prima di erogare i finanziamenti e controllate dopo come sono stati spesi questi soldi”.
Il VST è specializzato nelle osservazioni nell’infrarosso ed è stato progettato per garantire un’elevata qualit delle immagini astronomiche su un grande campo di vista. Questo è possibile grazie a un sofisticato sistema di ottica “attiva” capace di ottimizzare la qualit delle immagini raccolte. Il telescopio dovr cercare di dare risposta alle grandi questioni dell’astrofisica moderna, come l’interazione tra la via lattea e le sue galassie satelliti o lo studio delle grandi esplosioni cosmiche.
Ancora una volta, Napoli vanta un primato. Riuscir , stavolta, a tornare a riveder le stelle?
Nelle foto, il telescopio e la sua culla cilena, Paranal