“Stai zitta” un libro di Eishes Chayil (Judy Brown) che racconta la comunità ebraica chassida. Gittel, giovanissima ragazza appartenente alla comunità ebraica chassida, vive la sua vita secondo le regole della sua religione. La sua infanzia, in compagnia di Devory Goldblatt, tuttavia, sarà sconvolta da un avvenimento doloroso. Da qui, la storia prenderà il via, quando Gittel, ormai adolescente, vorrà scoprire tutta la verità.
Uno degli argomenti più importanti, è senz’altro il rapporto che Gittel instaura con Devory. Entrambe nate lo stesso giorno, sembrano avere gli stessi ideali, le stesse preferenze, gli stessi interessi. Brown le considera “gemelle” seppur semplici amiche. Il loro sarà un rapporto raccontato con minuzia e affetto. Le loro scorribande infantili, accompagneranno il lettore in un mondo dove essere bambini, in certi casi, diviene per assurdo peccato.
Il rapporto “adulto” tra le due resterà sempre un mistero, poiché esso non si concretizzerà, venendo a mancare una delle due. Nonostante Devory morirà in circostanze misteriose, Gittel non smetterà mai di scriverle. Frequente infatti lo scambio epistolare, dove Gittel racconta ogni dubbio, paura, ogni segreto più intimo. Il loro rapporto, di fatto, seppur ad una voce, sembrerà non arrivare mai ad un punto di fine, restando come una canzone di sottofondo, lungo tutta la crescita di Gittel, fino alla sua adolescenza.
Sono molte le differenze tra le famiglie delle due: se da un lato vi troviamo una casa pulita, luminosa, con fiori in bella mostra per ciò che concerne Gittel, per Devory la situazione è molto diversa. La casa di quest’ultima infatti è affollata di gente, il cibo è scarso, gli ambienti angusti ma puliti. Nonostante le differenze, tra le due nasce un’amicizia ardente e profonda. Il testo rende così bene l’idea descrittiva di ambienti e dettagli, che al lettore parrà di vedere in carne ed ossa la bionda Devory e la bruna Gittel, così diverse, ma così profondamente uguali.
Il mondo della comunità ebraica raccontato dalla Brown in certi momenti appare quasi asfissiante. Raggiunti i 17 anni, infatti, è quasi di regola che una giovane prenda marito. L’autrice racconta infatti in maniera interessante, il processo secondo il quale gli intermediari di nozze, accoppino giovanissimi di due famiglie. La scelta non avviene mai in seguito a un incontro conoscitivo, ma i due prediletti, quasi scelti da un manuale, vengono accoppiati quasi casualmente, e destinati a vivere una vita insieme.
Nel testo si evince un concetto molto importante, che nella realtà odierna fa quasi rabbrividire: “Il matrimonio completa la persona, che prima di esso altro non è che una metà vuota e asettica”. Un concetto che in qualche maniera annichilisce l’uomo, rendendolo mera merce di scambio, in un mondo dove essere soli è una colpa e una vergogna.
Più volte viene affrontato l’argomento “amore”. Ma per la comunità cui appartiene Gittel, sposarsi per amore è solo un’idiozia, perché genera individui insoddisfatti e prossimi al tradimento e al divorzio. Concetti paradossali, che presentano in maniera chiara un mondo troppo lontano dalla realtà contemporanea, e dai concetti d’amore e matrimonio cui si è abituati. (Miriana Kuntz)

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