"Il fumetto resta una delle arti con la maggiore libert espressiva". Parole di Enzo Troiano, autore di comics conosiuto a livello internazionale e creatore di "Engaso", "Korea 2145" e "Lufer". Napoletano di origini, "i miei genitori sono del Rione Stella e Materdei", ma natoa Vercelli "per caso. Mio padre lavorava l in quel periodo". Piccolissimo, con un problema all’occhio che mina la sua vista, trova salvezza a Napoli. "In una citt cos bistratta, c’era il dottor Bonavolont , uno dei migliori oculisti italiani". Oggi vive e lavora nella citt di Partenope. In occasione dell’uscita della prima (di 2) parte del cartonato "Harcadya" (vedi scheda), lo abbiamo incontrato.
Per le tue storie trai sempre spunto dalla realt …
"Quando scrivo, sento sempre l’esigenza di denunciare qualcosa che la gente non conosce. La tv ti fa vedere poco, da Internet devi filtrare notizie e filmati. Ma uso la rete per informarmi. Se denuncio qualcosa, non devo scrivere inesattezze. Più mi addentro nelle ricerche, più le cose da scoprire diventano tante e complesse e molte non vengono capite dalle persone. Pasolini sosteneva che in tv non poteva dire tutto quello che voleva, non tanto per censura, ma perch davanti alla mancanza di cultura si trovava in difficolt . Puoi fare breccia nelle persone solo se parli di qualcosa che loro conoscono".
Mai avuti problemi di censura?
"No, ma io pubblico con piccoli editori. Anche se ebbi un problema con "Korea 2145". Nel dossier scrissi che in Israele e altri paesi i bambini erano usati in guerra, la casa editrice mi richiamò per paura di accuse di antisemitismo. Quando si denunciano realt tremende, c’è sempre paura".
E per una tavola?
"Di recente, su “Cosplay” (Nicola Pesce editore), mi hanno censurato una tavola un po’ spinta. Ma io la censura non la capisco molto. Ha un senso se fatta nei confronti dei bambini, perchè rappresentano la pulizia e devono vivere in un mondo di sogni. Ma nei confronti degli adulti è ridicola, l’adulto sa discernere. Poi, se una scena è gratuita è un conto, ma se ha un suo senso narrativo… non disegno culi e tette al solo scopo di mostrarli!".
Cosa ricordi di Engaso?
"Fu un’esperienza bellissima. Era l’inizio degli anni ’90, e anche il clima politico era diverso. C’era una gran voglia di rivoluzione, un modo diverso di concepire la vita politica, più partecipazione. Engaso nacque in questo contesto e con l’idea di portare il fumetto alle persone, attraverso un mondo di sogni. La realt è noiosa. In Engaso c’era una matrice politica forte. Si potrebbe considerare il precursore del movimento no global, si parla delle multinazionali che deportano su Marte la popolazione sfruttabile, trasformando il pianeta rosso in un meridione galattico. Con Engaso, a Napoli c’è stato il primo movimento forte del fumetto. C’era una grande positvit creativa, peccato che non ci fu un continuo. Se la casa editrice fosse cresciuta avrebbe dato lavoro a molti. Engaso l’ha fatto".
Parlaci della tua esperienza all’estero…
"Il mio primo lavoro fu per l’americana "Heavy Metal". Era il 1998. Alla fiera del libro di Bologna, conobbi un agente che vendeva le storie a "Heavy Metal". Io mi ero classificato secondo in un concorso a Prato. Anche se la mia storia fu considerata la più bella. Addirittura, John Buscema, che era in giuria, mi disse che era la migliore e che aveva votato per me. Ho lavorato per la Francia, la Pointe Noir e con la Bee hive illustration inglese. Per loro ho illustrato circa 30 libri, distribuiti in tutti gli stati del Commonwelth. Gli stranieri, e mi dispiace dirlo, sono molto più precisi e corretti degli italiani sia nei pagamenti che nei modi di fare".
Quale pubblico preferisci?
"Il migliore è il francese. E’ il più attento all’autore, quasi lo coccola. Se devono comprare 2 cartonati per avere l’autografo, fanno due volte la fila. Questo testimonia l’educazione, la correttezza e la passione. Gli americani, invece, pagano per gli schizzi. Danno valore a quello che un disegnatore realizza. Da noi c’è la pretesa che il fumettista debba sempre realizzare disegni. Io li faccio con gioia, ma non sempre trovi l’appassionato. C’è anche il ragazzino che ti chiede il disegno e cinque minuti dopo lo butta".
In un mondo (anche quello del fumetto) iper tecnologico, colori le tue tavole a mano…
"Uso il pc solo per qualche leggero intervento di effetti luce o per rafforzare le ombre. Credo in questo tipo di lavoro, perch quando si resta in pochi a farlo, ci si ritaglia una fetta di mercato propria. All’inizio ero criticato, oggi che non ce la si fa più a vedere lavori tutti uguali, mi apprezzano. A me piace sperimentare qualcosa di mio. un dovere dell’artista proporre cose nuove al pubblico".
Hai uno stile riconoscibile a colpo d’occhio. Chi sono stati i tuoi maestri?