“Möbius. La fine e l’inizio” di Carmine Belfiore è un’opera di fantascienza distopica ambientata sul pianeta Terra nel 2198, un futuro lontano ma allo stesso tempo anche pericolosamente vicino, perché le conseguenze di quello che accade nel romanzo sono determinate da ciò che sta succedendo ora, nel nostro presente: il riscaldamento globale e una tecnologia sempre più onnipresente sono infatti giunti, nel futuro descritto dall’autore, a drammatici livelli di intollerabilità.
Lo scienziato Tom Sanders è il protagonista dell’opera: brillante inventore, sta lavorando a un progetto governativo e in particolare alla costruzione di un sistema di propulsione per un razzo, che dovrebbe portare un gruppo di astronauti nello spazio profondo.
Il pianeta Terra non è più una casa accogliente per la razza umana; sono stati proprio i suoi abitanti a devastarlo, a privarlo di ogni risorsa vitale: il governo americano ha deciso quindi di inviare un gruppo di avventurieri nello spazio per raggiungere un determinato pianeta, e verificare che abbia effettivamente caratteristiche compatibili con la vita umana.
Esso si trova a quattro anni luce dalla Terra, in orbita intorno ad Alpha Centauri B; ha un’atmosfera, nubi, azoto, anidride carbonica, idrogeno e ossigeno, e si suppone quindi che sia abitabile. «Non sarà un viaggio di piacere, ma il viaggio più pericoloso che l’uomo abbia mai fatto».
Tom, però, non crede in questo progetto, considerato un tentativo estremo per credere ancora in un futuro per la razza umana; gli uomini, secondo lui, non sono più degni di avere una possibilità, dopo aver distrutto tutto ciò che di buono era stato dato loro in sorte: hanno preso senza rendere, hanno costruito dove bisognava lasciar respirare l’ambiente, si sono affidati alle intelligenze artificiali non credendo più nelle loro origini naturali .
«La tecnica dovrebbe servire per migliorare le condizioni dell’uomo ma nel rispetto della natura e delle sue leggi. Questo è il progresso! E così è stato all’inizio. Ma a un certo punto qualcosa è cambiato; l’operare umano non è stato più considerato come un qualcosa di sottomesso alla natura, ma addirittura il contrario.
Da un certo momento in poi l’uomo, in modo del tutto arbitrario e presuntuoso, ha perso il rispetto della natura semplicemente perché non l’ha più considerata in posizione dominante. Ed è stato il suo più grave errore. Lo definirei fatale».
Carmine Belfiore ci racconta della ribellione di Tom e di una sua geniale invenzione che potrà, forse, trasportarlo indietro nel tempo: verso un’epoca ancora immacolata, neanche sfiorata dalle terribili colpe future. (Manuel Giaccipinti)
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