Il mondo della danza riconosce universalmente in Mikhail Baryshnikov uno dei suoi principali e più autorevoli interpreti. Il ballerino, originario di Riga, in Lettonia, stato ospite del San Carlo con uno spettacolo gradevole, seguito da un pubblico molto partecipe, che ha salutato con trasporto le agili evoluzioni del maestro. Il danzatore, dopo gli studi alla scuola del Kirov, ha lavorato a lungo negli Stati Uniti, per dedicarsi negli ultimi tempi al Baryshnikov Arts Center, che si è imposto all’attenzione degli appassionati della danza per il suo progetto, che mira a diffondere l’amore per l’arte e, in particolare, per la danza nel mondo. Di grande interesse la preoccupazione del BAC di coltivare il pubblico, attraverso iniziative di promozione quali concerti, mostre workshop, pubblicazioni e spettacoli. Baryshnikov era circondato da altri artisti che condividono il suo progetto, come la ballerina che divideva con lui il palcoscenico, la spagnola Ana Laguna, che, dopo aver lasciato il Cullberg Ballet, si è dedicata all’insegnamento e ad altre esperienze. Il primo pezzo in programma si poggiava sulle note del Valse-Fantasie di Glinka; dopo un intrigante Solo for two su coreografie di Mats Ek, abbiamo potuto assistere a due pezzi gustosissimi, Years later e Place. Il primo ha messo in rilievo la straordinaria espressivit  del gesto, sempre essenziale, ma efficace. Nel brano finale, la potenza icastica dei movimenti di Baryshnikov si è unita a una straordinaria padronanza della tecnica e a una sottilissima sapienza coreutica. Il ritmo e il movimento in lui fanno tutt’uno: nulla di artificioso c’e’ nell’arte del ballerino di Riga, solo spontaneit  e semplicit . Le luci, curate da John Torres e i costumi hanno giocato un ruolo importante, contribuendo non poco a sottolineare sfumature e particolari, che impreziosivano l’azione.

Successo convinto, meritatissimo.

Nelle foto di Julieta Cervantes, Mikhail Baryshnikov

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