L’applicazione delle idee federaliste in politica hanno diverse variabili e possono essere differenti da paese a paese.
I principi di base del federalismo sono unit e autonomia.
L’unit si riferisce evidentemente all’unitariet dell’azione politica ed amministrativa sul territorio nazionale e verso l’esterno (nei confronti degli altri Stati). Mentre l’autonomia accentua il grado di responsabilit locale (esempio Regioni) con ampie fette di potere decisionale a quest’ultime (autonomia fiscale, legislativa, etc.).
In buona sostanza, l’applicazione del federalismo in Italia, a partire dal 2019, si propone di ri-articolare le funzioni ed i compiti nazionali (quelli dello Stato centrale) e locali (Regioni, Province e Comuni).
E’ di uso comune l’accezione solidale. Che cosa significa federalismo solidale?
Ci sono Regioni più ricche (quelle con un PIL regionale più alto) e Regioni povere, ovvero che producono meno ricchezza, hanno un tasso di disoccupazione più elevato, sono in ritardo di sviluppo. Il meccanismo federale solidale mette in campo espedienti legislativi che tentano di pareggiare lo squilibrio tra Regioni ricche e Regioni povere, come il fondo perequativo. Strumento introdotto dalla legge costituzionale 3/2001 che ha sostituito l’articolo 119 della Costituzione, atto a compensare eventuali squilibri fra le entrate tributarie delle regioni e consentire a tali enti di erogare i servizi di loro competenza a livelli uniformi e con eguali standard di qualit su tutto il territorio nazionale.
In Italia, sotto la spinta “nordista” si rischia che tutto questo non avvenga più, con la cancellazione di sistemi finanziari di copertura, trasferimenti e sovvenzioni.
La grande discussione è oggi più che mai all’attenzione degli italiani ed è al centro dell’agenda del Governo. Il cuore della riforma riguarda le regole sul fisco regionale e provinciale e la definizione dei costi standard per la sanit pubblica. Addizionale Irpef, compartecipazione all’IVA, definizione dell’imposta regionale sulle attivit produttive (IRAP). La distribuzione del gettito centrale sui territori potrebbe avvenire attraverso i consumi. Chi consuma di più dovrebbe essere economicamente gratificato con un gettito maggiore. Sulla sanit sta emergendo l’idea di prendere a modello di ragionamento (benchmark) le tre migliori Regioni dal punto di vista dei conti virtuosi e di adeguati livelli di assistenza sanitaria (costi e qualit dei servizi medici). Ci si propone la cosiddetta “invarianza fiscale”, cio non aumenteranno tasse e tributi. Anzi, sei balzelli saranno eliminati.
Verr introdotta una cedolare secca del 20% per chi affitta immobili, senza pagare la tassazione basata sull’Irpef, la tassa rc auto e le accise su benzina e gasolio passeranno alle province, sar possibile ridurre l’Irap fino a zero, si avr un fondo di solidariet tra le regioni per finanziare integralmente le spese per la sanit , l’istruzione, l’assistenza ed il trasporto pubblico. Il 45% del gettito IVA rimarr alle regioni.
Questo primo blocco di decreti attuativi sul federalismo si propone di rivoluzionare il modo di approcciare dei cittadini con le articolazioni della pubblica amministrazione. Ad una maggiore responsabilit dei bracci periferici dello Stato dovr corrispondere un più alto livello di attenzione degli amministratori locali nella gestione delle risorse pubbliche, cos come pure un più elevato livello di consapevolezza di comportamenti da parte degli amministrati che dovranno saper capire e giudicare le scelte che proverranno da istanze istituzionali a loro più vicine.
Ma quali possono essere i più immediati effetti per le regioni del sud, per il meridione ed in particolar modo per la Campania e la citt di Napoli?
Le differenze socio economiche, di produzione di ricchezza nazionale, di efficienza dei servizi pubblici, di livelli infrastrutturali, di presenza di reti e filiere produttivi tra nord e sud pongono più di un problema negli intendimenti su quale modello federalista dobbiamo puntare, senza rischiare di rompere l’unit nazionale e condannando il sud a “riserva indiana” o peggio ancora a diventare un’area del paese a “trazione inferiore” rispetto all’avanzato nord. Il settentrione per storia e standard socio-economici di diversa capillarit e potenzialit di sviluppo è inevitabilmente più interessato a difendere rendite di posizione ed a guadagnare nuovi privilegi piuttosto che interrogarsi su un modello di crescita che sappia rappresentare aspetti solidaristici e coesione sociale tra le differenti aree, territori e comunit locali da rappresentare.
Il nord dalla radicata strutturazione imprenditoriale e forte di una capacit innovativa supportata da ricchezze certe e consolidate, guarda ad una propria autonomia, distinta e distante, che salvaguardi i propri territori dalla zavorra del sud del paese.
(continua).
Nella foto, un panorama di Napoli da Posillipo
Guarda il video del professor Luca Meldolesi, autore del libro "Milano Napoli – Prove di dialogo federali 6 sta" www.youtube.com/watch?v=bTi1_KIfIX8