Ogni qualvolta si affronta, in termini politici, il tema del Mezzogiorno d’Italia, si fa riferimento alla Questione Meridionale di Antonio Gramsci come a una bussola capace di orientare l’analisi. L’apporto gramsciano a “Federalismo e Mezzogiorno” a cura di Emma Giammattei e Paola De Vivo (Guida, 104 pp. € 9,00) è duplice nel senso che va in due direzione. E’gramsciano il tema trattato e lo è anche il fatto che a scrivere di Mezzogiorno siano per lo più docenti universitari, impegnati politicamente, rilanciando, dunque, un altro tema caro al politico e filosofo di Ales: il rapporto tra gli intellettuali e il potere. Il volume raccoglie una serie di autorevoli interventi di esponenti del Partito Democratico, redatti nella fase in cui Emma Giammattei ha ricoperto l’incarico di Coordinatore provinciale del PD, conferendo alla direzione politica del partito una svolta tecnico scientifica, sottolineata dal grande impegno di docenti e uomini di cultura volto ad innescare processi politici nuovi sui problemi reali della gente e sui saperi come antidoto per risolverli. Il libro si avvale dei contributi di alcuni dei più importanti studiosi dei fenomeni storici e politico – economici, come Giuseppe Galasso, Amedeo Di Maio e Adriano Giannola e traccia le linee guida per una nuova politica volta allo sviluppo del Mezzogiorno e alla riduzione del gap esistente tra l’economia meridionale e quella del resto del paese. Tra interventi strutturali, riforma della pubblica amministrazione e ruolo delle banche e dell’imprenditoria meridionale, si cerca di conciliare federalismo/decentramento del potere con il principio di solidariet nazionale, senza però dedicare sufficiente spazio alla questione, decisiva in politica, delle capacit e dei valori che gli uomini sono capaci di esprimere, e a quella, altrettanto decisiva, delle commistioni tra potere politico e criminalit , tra amministratori e imprenditori, e senza sciogliere il nodo del rapporto tra interessi collettivi e individuali. Nonostante queste lievi mancanze il volume è ricco di proposte che spaziano in tutti i settori della politica, dalle politiche per lo sviluppo (Paola De Vivo) ad un’analisi generale della situazione meridionale (Giuseppe Galasso), dagli apporti positivi e negativi del Federalismo (Adriano Giannola) alle politiche fiscali (Amedeo Di Maio), senza tralasciare il ruolo delle banche e dell’imprenditoria (Massimo Lo Cicero) e l’annoso problema della qualit delle politiche pubbliche (Massimo Marelli), costituendo, dunque, un ottimo strumento di lettura e di approfondimento di una problematica che interessa non solo agli addetti ai lavori e ai politici di mestiere ma anche ai semplici cittadini, che vivono quotidianamente e sulla loro pelle le contraddizioni di questa Italia a due velocit .
Di seguito, l’intervista con l’autrice
Nuotando nel mare politico…
Emma Giammattei, curatrice del volume “Federalismo e Mezzogiorno” edito da Guida, ha rappresentato e rappresenta un caso più unico che raro nello scenario politico partenopeo. Docente di Letteratura italiana presso la facolt di Lettere e Filosofia dell’Universit Suor Orsola Benincasa, autrice di saggi sulla lingua italiana e studiosa di Benedetto Croce (si segnala il volume “I dintorni di Croce. Tra figure e Corrispondenze”, Guida 2009), ha vissuto e vive sulla sua pelle una delle grandi contraddizioni della politica italiana: il conflitto, interno ai partiti, tra intellettuali e potere, tra studiosi analisti dei fenomeni politico sociali e i c.d. portatori d’acqua, tra chi mette la propria professionalit a disposizione della politica e, dunque, della collettivit e i c.d. capi bastone, dignitari della politica per mestiere, detentori dei “pacchetti azionari” della Repubblica Italiana, spesso incapaci a delineare linee politiche utili a risolvere i problemi dei cittadini, ma abilissimi a racimolare clientele e voti.
La sua breve segreteria è stata caratterizzata da numerosi interventi e iniziative di spessore politico e culturale (“Un seminario al mese” potrebbe essere il suo motto) ed ora è tornata al suo lavoro, ai suoi studi. “Il seminario di studi su Federalismo e Mezzogiorno, di cui il libro è chiusura, – spiega Giammattei è frutto dell’impostazione che ho dato alla segreteria del Pd, di ritorno alla realt , ai bisogni, alle domande dei cittadini meridionali. La nostra è un’analisi della questione meridionale di oggi, diversa da quella gramsciana per via delle mutate condizioni socio economiche. Non esistono più le classi sociali di inizio secolo, non c’è più la classe operaia d’un tempo n la classica contrapposizione tra citt e campagne che ispirò Gramsci e le politiche fino all’immediato dopoguerra. Il quadro è mutato e cos bisogna proporre nuove ricette ed una forma partito nuova. Il senso di tale iniziativa consisteva nel tentativo di prefiguare il ritorno ai problemi reali: tentativo necessario e non differibile per un partito che si voleva nuovo, ma in gran parte ancora rappresentato, a Napoli più che altrove, da una vecchia classe politica, impegn 6 « o è è á « s pt L libri n e d d d d pG 7 e : E è H l è NO » OJ e
t n R pe K K K Y T D e S pH K L e
E T pM S swe7 E
7 l K pD n K
» E » RLIKE RESET eNULL SHARE ata nella definizione della identit partitica soltanto nei termini strategici di riposizionamento degli antichi tronconi. D’altronde la questione del Mezzogiorno non occupava un posto significativo nell’Agenda del programma elettorale del Pd, cos come non era stata, in verit , all’ordine del giorno del governo Prodi”.
L’istanza federalista proveniente dal Nord Italia è giustificabile con la maggiore ricchezza l prodotta e con un conservatorismo strisciante che sta dominando le politiche italiane, quella proveniente da Sud, invece, è più complessa da definire e può apparire promotrice di scelte politiche sconvenienti. “Quando ho organizzato il seminario prosegue Giammattei ero scettica sulla capacit del federalismo di risolvere i problemi del Mezzogiorno. Ero convinta che ci avrebbe penalizzati e, d’altronde, la legge sul federalismo fiscale varata dal governo di centrodestra era ancora lontana da venire. Esiste, però, una teoria in base alla quale noi meridionali, se “buttati a mare”, dovremmo imparare a nuotare e, poi, la riforma del titolo V della Costituzione e l’istituzione delle Regioni costituiscono un dato di fatto assodato, non più discutibile. Per far si che il federalismo possa costituire un elemento di sviluppo per il Mezzogiorno sarebbe necessaria una classe politica straordinaria, fatta di persone che credono in ciò che dicono. Invece siamo in presenza di una continua desemantizzazione dei fatti, in cui tutto si risolve in chiacchiere. Gli intellettuali devono cominciare a “sporcarsi le mani”, a dedicarsi alla politica attiva per evitare di lasciare campo libero ai politici di mestiere e agli scenari da basso impero, coi loro condizionamenti e accordi sotto banco. Ma non sono pessimista circa il nostro futuro. I giovani costituiscono una grande risorsa, ma devono svegliarsi. Abbiamo tante intelligenze sprecate, consumate dalla precariet “.
Nella foto, la copertina del libro