Galatea Ranzi interpreta Fedra. Vincitrice del Premio Eleonora Duse 2012, è alla Galleria Toledo con la regia di Consuelo Barilari fino a domenica 30 novembre. Recita il testo teatrale scritto da Eva Cantarella che è inserito nell’evento Schegge di Mediterraneo/Festival dell’Eccellenza al Femminile. Propone il mito di una donna che vive una passione proibita. Fedra, figlia di Minosse, re di Creta e di Pasife figli di nobili divinit . Il padre figlio di Zeus e di Europa, la madre, figlia di Elio, divinit solare, e di Perseide, figlia di Oceano e di Teti. Fedra “la splendente”, sorella di Arianna “la purissima” bella come Afrodite, aveva tra i suoi parenti anche la maga Circe.
In una famiglia eccellente, Fedra non poteva essere una donna comune oltre a essere una divinit . Sposa Teseo, re di Atene, per volere del fratello Deucalione ma si innamora del giovane Ippolito, figlio del marito nel suo precedente matrimonio con una Amazzone. Tragico amore che la induce al suicidio. Lei, ribelle e trasgressiva, è trasportata verso forti passioni come le altre donne della sua famiglia. La madre, assumendo le sembianze di una giovenca per un rapporto col bianco toro, donato da Poseidone, concepisce il Minotauro, la sorella impazzisce per Teseo e, tradita, sposa il dio Dioniso, Circe per Ulisse.
L’idea di Cantarella, come si legge nel titolo, è di rivendicare il diritto all’amore alle donne senza differenza di sesso e di et come avveniva per i maschi nella cultura antica. Tentativo fallito. La Ranzi è la bella Fedra quarantenne che circuisce il ventenne Ippolito con la sua sensualit ma, rifiutata, lo accusa al padre (di tentata violenza) che lo uccide.
Il legame tra passato e presente è nella regia che propone all’inizio immagini di un’auto che si schianta e precipita in mare e poi compare Galatea dietro un telo trasparente che, oltre a separare palco dalla sala, funge da schermo su cui appaiono dinamicamente piacevoli immagini di arte moderna.
Ottima interprete, in vestaglia o in sottoveste ricorda la sua epica vicenda riportata dall’autrice con la tecnica moderna di copia e incolla. Nient’altro. Le immagini e la bravura dell’attrice non fanno ricordare una lezione di epica ad alunni delle medie.
Lui muore in mare, Ranzi-Fedra in una vasca da bagno del secolo scorso che lei stessa, accasciata e claudicante, trascina in scena. Ha la stessa punizione della cultura maschilista che non poteva permettere alle donne sesso con i più giovani. Piacere riservato solo ai maschi con le sorelle o giovani schiave e ai sacerdoti con le vergini cui era consentito di accedere ai templi.
Dov’è il diritto all’amore se non reagisce alla prima delusione? E’ una donna sottomessa al volere del fratello, a un marito tanto spietato da non poter essere amato che la tradisce anche con Arianna, alla passione che non sa vivere da vincente. Dov’è la donna di oggi? Arianna fa sesso con il cognato e, lasciata, si consola con un dio.
Come lei altre. Elena, Cleopatra, Didone, Nausica, Poppea, Messalina, Lucrezia Borgia, la regina Giovanna che ospitò Boccaccio a Napoli. Prima fra tutte Eva che scelse la libert .
La tragedia di Fedra ha ispirato Euripide, Seneca, Ovidio, Robert Garnier nel 1573, tante in Francia dell’600, Racine 1677, D’Aurevilly 1852, Zola 1872, D’Annunzio 1909, Proust 1913.
Lo spettacolo è particolarmente piacevole per l’ottima vivace raffinata regia di Barilari ed è emozionante la recitazione intensamente drammatica della Ranzi, sempre sublime in scena.
Fedra- diritto all’amore
Galleria Toledo via Concezione a Montecalvario , 34
Fino al 30 novembre
Orario spettacoli feriali ore 21, domenica ore 18
Biglietti da marted a venerd intero euro 15, ridotto 12
Sabato e domenica euro 20 e 15
Per saperne di più
tel. 081.425037- 081.415935
galleria.toledo@iol.it
www.galleriatoledo.org