In pagina, le locandine dei due appuntamenti. In copertina, Paola Riccora con i fratelli De Filippo (dall’archivio familiare dell’autrice)

Torna Paola Riccora. Rieccola nella sua prima biografia che le ha dedicato la pronipote Mariagiovanna Grifi (dottoressa di ricerca in storia del teatro, giornalista e docente di scienze umane e filosofia al Liceo Machiavelli di Firenze) nel 2016, pubblicata dalla casa editrice napoletana ilmondodisuk in cui con la meticolosità della ricercatrice e l’affetto famigliare l’autrice spiega come come una signora dell’alta borghesia napoletana diventò commediografa di successo. E anche come lanciò sui palcoscenici dei teatri italiani un giovane Eduardo De Filippo in cerca di fama.
A sette anni dall’uscita, il libro non ha perso il suo smalto perché resta l’unico dedicato a un’autrice di teatro, poeta e scrittrice che per scrivere commedie fu costretta all’inizio della sua avventura culturale a fingersi un uomo e a scegliere uno pseudonimo maschile Paolo Riccora che poi volse al femminile.
Con le pagine a lei dedicate riprenderà corpo nella voce di Mariagiovanna durante la presentazione organizzata a Firenze lunedì 20 marzo alle 17 al Caffè Letterario Le Murate di Firenze in una tavola rotonda per parlare di Eduardo De Filippo. 
All’incontro interverranno, con Grifi, Vincenzo Mario De Caro, attore e regista e la giornalista Ludovica Criscitiello. L’occasione è offerta dal prossimo debutto di De Caro con la nuova produzione, di cui firma la regia,  liberamente ispirato all’opera di Eduardo De Filippo Filumena Marturano dal titolo Filumè e Don Mimì, ritratto appassiunato di un amore travagliato in scena sabato 25 e domenica 26 marzo al teatro fiorentino Lumière.
Si ripercorreranno gli esordi e il debutto sulla scena nazionale di Eduardo e i suoi fratelli negli anni Trenta grazie alla collaborazione con la commediografa Paola Riccora, oggi incomprensibilmente dimenticata ma rimasta in auge per ben 50 anni, intrecciando la sua storia con i maggiori personaggi del teatro italiano del Novecento.
Le figure di Eduardo e Riccora permettono di disegnare un ritratto di Napoli e del teatro dell’epoca con aneddoti inediti grazie anche alle ricerche svolte nell’archivio privato della drammaturga.


Paola Riccora si chiamava, in realtà, Emilia Vaglio. Agli inizi del Novecento, nonostante fosse sposata al noto avvocato  Caro Capriolo, sostenitore del diritto d’autore, fondatore della Siae a  Napoli, e avesse avuto da lui due figli, Renata e Gino, di cui era madre affettuosa, debuttò sul palcoscenico del Teatro Nuovo, il 21 febbraio 1916 con “Nu mese ‘o ffrisco”,  portata in scena dalla compagnia del Cavalier Pasquale Molinari.
Una riduzione napoletanizzata di “Vingt jours à l’ombre” di Hennequin e Veber che firma con lo pseudonimo maschile Paolo Riccora, visto il contenuto scandaloso della pochade. Per rivelare poi, nel tempo, attraverso  una serie di aneddoti, la sua identità femminile, facendosi riconoscere come Paola.
Intellettuale appassionata e femminista inconsapevole, stimata da Luigi Pirandello e Matilde Serao, elogiata dalla penna di critici quali Renato Simoni, Vittorio Paliotti e Antonio Ravel, dopo la sua morte,   Paola Riccora venne cancellata dalla memoria collettiva. Fortunatamente da qualche anno, anche grazie a De Caro che ha riportato in scena il suo lavoro “Sarà stato Giovannino” nel 2019 proprio a Firenze è riemersa dall’oblio totale.

Florence/ Afternoon with Eduardo De Filippo and Paola Riccora: portrait of theater in the early 20th century. Under the shadow of Vesuvius

Paola Riccora is back. She reappears in her first biography dedicated to her by her great-granddaughter Mariagiovanna Grifi (Ph.D. in theater history, journalist and teacher of humanities and philosophy at the Liceo Machiavelli in Florence) in 2016, published by the Neapolitan ilmondodisuk in which, with the meticulousness of a researcher and family affection, the author explains how a lady of the Neapolitan upper middle class became a successful playwright. And also how she launched a young Eduardo De Filippo in search of fame on the stages of Italian theaters.
Seven years after its publication,
the book has not lost its luster because it remains the only one dedicated to a playwright, poet and writer who, in order to write comedies, was forced at the beginning of her cultural adventure to pretend to be a man and choose a male pseudonym Paolo Riccora, which she later turned to the feminine.
Trough the pages dedicated to her, she will revive in Mariagiovanna’s voice during a presentation organized in Florence on Monday, March 20, at 5 p.m. at Le Murate Literary Café in Florence in a panel discussion to talk about Eduardo De Filippo.
Joining Grifi at the meeting will be actor and director Vincenzo Mario De Caro and journalist Ludovica Criscitiello. The occasion is offered by De Caro’s forthcoming debut with a new production, for which he signs the direction, loosely based on Eduardo De Filippo’s play Filumena Marturano entitled Filumè e Don Mimì, withered portrait of a troubled love on stage Saturday, March 25 and Sunday, March 26 at the Florentine Lumière Theater.
They will retrace the beginnings and debut on the national stage of Eduardo and his brothers in the 1930s thanks to the collaboration with comediographer Paola Riccora, now incomprehensibly forgotten but remained in vogue for a good 50 years, interweaving her story with the major figures of 20th-century Italian theater.
The figures of Eduardo and Riccora make it possible to draw a portrait of Naples and the theater of the time with unpublished anecdotes thanks in part to research conducted in the playwright’s private archives.
Paola Riccora was actually named Emilia Vaglio. In the early twentieth century, although she was married to the well-known lawyer Caro Capriolo, an advocate of copyright and founder of the SIAE in Naples, and had two children by him, Renata and Gino, of whom she was an affectionate mother, she made her debut on the stage of the Teatro Nuovo on Feb. 21, 1916, with “Nu mese ‘o ffrisco,” brought to the stage by Cavalier Pasquale Molinari’s company.
A Neapolitanized reduction of Hennequin and Veber’s “Vingt jours à l’ombre,” which he signed with the male pseudonym Paolo Riccora, considering the scandalous content of the pochade. Later she revealed, over time, through a series of anecdotes, her feminine identity, making herself known as Paola.
A passionate intellectual and unaware feminist, esteemed by Luigi Pirandello and Matilde Serao, praised by the pen of critics such as Renato Simoni, Vittorio Paliotti and Antonio Ravel, after her death, she was erased from collective memory. Fortunately, for the past few years, thanks in part to De Caro, who brought her work “Sarà stato Giovannino” back to the stage in 2019 precisely in Florence, she has re-emerged from total oblivion.

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