La mostra “Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo”
resterà allestita alle Gallerie d’Italia Napoli fino al 7 aprile 2024. Carmine Negro ci conduce nel percorso espositivo.
Mercoledì 22 novembre nella sede di via Toledo si tiene la conferenza stampa della mostra Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo con la presentazione del tema e la successiva visita ai lavori individuati per la sua narrazione. Il percorso espositivo termina con un quadro particolare: l’Autoritratto dell’artista.
Rebell si rappresenta seduto di lato su una sedia con una giacca scura che fa risaltare il colletto bianco e la manica bordata di pizzo. Questa descrizione è unica perché non si conoscono altre opere in cui abbia fissato sulla tela le fattezze di un volto, ma soprattutto, come autoritratto, oltre ad essere una forma di comunicazione, contiene la percezione di sé. Lo guardo con attenzione: lo trovo elegante, armonioso e coinvolgente. La composizione mi riporta ai suoi paesaggi che trovo molto simili al ritmo in musica. Il ritmo pervade la composizione e la composizione è la base per la descrizione. La descrizione in pittura non è solo riproduzione, ma un modo attraverso il quale i messaggi ci raggiungono da un altro mondo, una sintesi tra quello esterno, da riprendere, e quello interno che coglie e fa da mediatore. Autoritratto ha due fattori che colpiscono la mia attenzione: lo sguardo rivolto in lontananza e la matita tra le mani, elementi che consentono di rileggere quando ho visto e cogliere nuove analogie.
Nel 1810 il pittore austriaco Joseph Rebell, all’età di 23 anni raggiunge Milano con l’incarico di disegnare vedute del lago Maggiore, di Como e di Lugano per l’editore Domenico Artaria[1]. Per la sua formazione ha svolto corsi di Architettura nel 1799 alla Wiener Akademie der bildenden Kűnste e dal 20 aprile del 1804 ha studiato pittura di paesaggio con Friedrich August Brand e Laurenz Janscha.
Per apprendere la tecnica della pittura ad olio, frequenta le lezioni private di un paesaggista di grande successo che non appartiene al corpo docente dell’Accademia ma i cui quadri sono estremamente apprezzati tra i più importanti collezionisti europei: Michael Wutky.
Nel suo soggiorno a Napoli, tra il 1781 e il 1787, Wutky ha realizzato dipinti con scene marine e raffigurazioni del Vesuvio in eruzione[2] dove una composizione straordinaria associata ad un uso del colore magistrale, enfatizza i dettagli “sublimi” dell’evento naturale con risultati sorprendenti che non lasciano indifferente l’allievo.
Wutky è presente in mostra con due dipinti. Nel primo: la Veduta di Napoli con Castel dell’Ovo al Chiaro di luna ritrae l’antica Megaride, l’isolotto in cui si fa risalire la nascita di Neapolis e la leggenda della sirena Partenope, con difronte, visibili a destra in secondo piano, le pendici del Monte Echia su cui sorgeva la villa di Lucullo. Il paesaggio è rischiarato da una luna che illumina la fortezza di Castel dell’Ovo, rende visibile il profilo dell’isola di Capri e orienta velieri e barche in un tratto di mare descritto tranquillo e rasserenante.
Nell’altra opera La tenuta degli Astroni, la forma ovale del cratere è descritta da una lussureggiante vegetazione e da un piccolo lago al centro. In primo piano, sulla destra, è presente lo stesso pittore, seduto su uno sgabello con il blocco da disegno sulle ginocchia; ha al suo fianco l’assistente con il berretto rosso e parasole mentre poco distante al centro un’altra figura sta estraendo dalla cesta il pasto da consumare sul posto. In lontananza il mare con i profili del promontorio di Sorrento e l’isola di Capri.
Le intuizioni che si evidenziano nelle prime opere lombarde di Rebell: cogliere la singolarità di un luogo scegliendone la parte più suggestiva, sbalordire l’osservatore con audaci contrasti chiaroscurali, equilibrare sfondi e primi piani, ricercare una modalità di rappresentazione di quell’affascinante fenomeno che è la luce trovano una più matura rappresentazione nel periodo napoletano. I paesaggi straordinari di Napoli e dintorni e l’esperienza che accresce una pratica conoscitiva capace di sviluppare, competenza, abilità e maturità permette di realizzare opere sorprendenti e di grande fascino. Sono opere che hanno cristallizzato, in un tempo, un luogo ed ora quell’immagine ci viene restituita attraverso lo sguardo, la mente e l’abilità di chi ha colto quell’emozione e l’ha declinata coi colori. Quanto evidenziato è particolarmente evidente in alcune opere presenti nella mostra come Mareggiata al Fusaro e Burrasca sulla spiaggia di Amalfi con il convento dei Cappuccini.
In Mareggiata al Fusaro nella zona “foce vecchia” di Torregaveta un arco in primo piano fa da proscenio alle isole del golfo sullo sfondo. Alcuni intensi raggi del sole hanno approfittato del varco che si è creato tra lo spesso strato di nubi, grigie e minacciose, per illuminare le tempestose acque marine dove per un peschereccio troppo vicino allo scoglio si approssima il naufragio. I marinai sono consapevoli di ciò che sta succedendo ma sono impotenti di fronte alla tragedia.
Burrasca sulla spiaggia di Amalfi con il convento dei Cappuccini, richiesto da Carolina Murat per arredare il suo appartamento privato, è il primo dipinto a raffigurare questo tratto di costa impervio e pericoloso. Il quadro sulla destra riporta una strada con una forte pendenza che conduce al complesso monastico addossato alla grotta stalattitica: l’eremo del Cappuccini. In basso in primo piano vicino ad una costruzione, i probabili resti di un’antica torre di guardia utilizzata dai pescatori come deposito per riparare gli attrezzi, si consuma il dramma di un naufragio. Il temporale ed il vento sollevano onde furiose che si sbattono sugli scogli e non danno speranze a quanti si trovano in mezzo al mare. Sulla spiaggia i superstiti vivono la loro tragedia: una donna moribonda portata da due persone ed un frate che con un crocifisso in mano officia l’estrema benedizione rimarcano un’impossibile salvezza difronte alla forza della natura.
Rebell viene per la prima volta a Napoli alla fine del mese di giugno del 1812 e dal 6 luglio soggiorna, insieme al paesaggista di Zurigo Jakob Wilhelm Hüber, alla pittrice e scrittrice di Milano Bianca Milesi e alla pittrice tedesca Sophie Reinhard, per diverse settimane ad Ischia. Prima di rientrare a Roma ad ottobre realizza, nelle diverse esplorazioni effettuate nei dintorni di Napoli, a Salerno ed Amalfi, un album con una serie di schizzi dei luoghi celebri e pittoreschi visitati ed una serie di studi ad olio da cui trarrà ispirazione per i lavori che realizzerà in tutta la sua carriera artistica.
Roma vive in questo periodo un momento difficile. Napoleone dopo aver fatto trasferire il papa a Fontainebleau il 12 giugno 1812 con la violenza e le minacce lo costringe a firmare il 25 gennaio 1813 un concordato. Quando il papa si rende conto che tale atto riduce il pontefice a un cappellano imperiale il 28 gennaio, in una lettera all’imperatore, ritratta quanto sottoscritto.
La situazione incerta dello Stato pontificio e la mancanza di commesse inducono nel maggio del 2013 a lasciare Roma e a far ritorno a Napoli. Grazie ad una presentazione dell’arcivescovo di Taranto Giuseppe Capocelatro, appassionato d’arte, ottiene dalla regina Carolina Bonaparte la commissione per una serie di Vedute di Napoli e dintorni. Va ad abitare insieme al ritrattista tedesco Rudolph Suhrlandt e al litografo inglese Charles Joseph Hullmandel al piano nobile di un palazzo di Napoli arredato con estrema eleganza[3],[4]. Nel periodo passato a Napoli non mancarono mai le commissioni: dipinse molti paesaggi sia per i reali che per personalità dell’aristocrazia.
Nel 1815 la situazione a Napoli diventa burrascosa prima la fuga di Gioacchino Murat da Napoli e poi il ritorno il 17 giugno di Ferdinando I di Borbone come re delle due Sicilie. Rebell resta a Napoli fino alla fine dell’anno. Il 16 gennaio è di nuovo a Roma ma la scarsità di commissioni lo porta a Firenze a Monaco e di nuovo a Roma[5], fino al 1824 quando riceve l’incarico di direttore della Pinacoteca imperiale di Vienna.
Con questa esposizione Joseph Rebell ritorna a Napoli: a ricordarlo è Sabine Grabner all’inaugurazione della mostra nella Sala delle Udienze che, con la sua raffinata eleganza e forte potenza evocativa, ricorda quello che è stato il principale potere economico del sud e della città: Il Banco di Napoli. Quindi dopo 208 anni il ritorno con una mostra proposta da Banca Intesa Sanpaolo nella prestigiosa sede delle Gallerie d’Italia di Napoli. Le opere scelte dai curatori Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca, Gennaro Toscano, oltre alla già citata Sabine Grabner, sono quelle realizzate a Napoli e dintorni durante il soggiorno nella capitale partenopea. Si tratta di un particolare fase dell’esperienza artistica del pittore austriaco che naturalmente è fortemente legata, agli avvenimenti storici di quel periodo, alle suggestioni del territorio e agli altri artisti coevi che quello spazio, fisico e mentale, hanno abitato e riprodotto.
Per Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: Le mostre di Gallerie d’Italia, insieme alle collezioni di proprietà qui ospitate, sono un omaggio alla grande arte e storia di Napoli, ricca di stagioni e protagonisti da riscoprire. I magnifici paesaggi di Rebell raccontano un momento storico significativo per la città, in un progetto espositivo che abbiamo realizzato insieme al Belvedere di Vienna e grazie ai prestiti di importanti musei italiani ed europei. Credo che anche questa iniziativa sia prova concreta del forte legame della Banca con Napoli e della vitalità di un museo che lavora per contribuire alla bellezza artistica, al prestigio culturale e alla crescita sociale di questa straordinaria città.
L’esposizione, realizzata con il contributo del Museo Belvedere di Vienna e la collaborazione dell’Institute Français di Napoli, è stata allestita nel salone al piano terra dell’edificio di via Toledo. Ospita 73 opere provenienti da importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali come il Belvedere di Vienna, il Castello di Fontainableau e Versailles, il Museo di Capodimonte, il Complesso monumentale della Pillotta di Parma e il Museo dell’Ottocento di Pescara. Con questa mostra viene realizzata una raffinata operazione di diplomazia culturale tra Italia, Francia e Austria e rafforza quell’atto di cooperazione, chiamato il Trattato del Quirinale, che sancisce un nuovo corso nelle relazioni tra Italia e Francia per favorire la mobilità europea dei giovani artisti contemporanei. A sottolinearlo è Martin Briens, Ambasciatore di Francia a Roma che in occasione della presentazione della mostra ha affermato: La cooperazione culturale tra Italia e Francia è una pietra miliare nelle relazioni tra i due Paesi.
Prima di rivolgere la nostra attenzione alle opere in mostra ci sembra opportuno dare uno sguardo al contesto: al regno di Napoli nell’età napoleonica ed agli eventi che l’hanno preceduto.
L’esperienza della Repubblica Napoletana sorta nel 1799 sul modello di quella francese è stata intensa ma breve a causa del distacco del popolo, della dipendenza dall’aiuto militare della Francia, dalle ingenti spese richieste per sostenere l’esercito francese sul territorio, la repressione contro gli oppositori della repubblica che non contribuisce alla conquista delle simpatie popolari. Il 29 ottobre 1799 con il ripristino del potere borbonico, vengono mandati a morte più di 120 patrioti e imprigionati 1200 persone. Con la decapitazione dei più grandi intellettuali del Regno come gli illuministi napoletani, Mario Pagano, Ignazio Ciaia, Domenico Cirillo e tanti altri che hanno aderito alla Repubblica Napoletana, si apre una ferita profonda nel tessuto sociale e intellettivo della capitale. Dopo vari conflitti e armistizi nel 1802, il Mezzogiorno viene liberato dalle truppe francesi, inglesi e russe, la corte borbonica torna da Palermo e si insedia ufficialmente a Napoli. Tra la fine del 1804 e il giugno del 1805, Regno Unito, Austria, Russia e Regno di Napoli danno vita alla terza coalizione antifrancese che non ha fortuna sul campo di battaglia. Con la vittoria di Austerlitz del 2 dicembre 1805, Napoleone Bonaparte regola in modo definitivo i conti con Napoli. Dal castello austriaco di Schönbrunn il 27 dicembre emette un proclama in cui dichiara che la dinastia borbonica è decaduta, che Ferdinando ha perso il suo regno e che il più bello dei paesi è sollevato dal giogo del più infedele degli uomini. Il 31 dicembre 1805 Napoleone indica il fratello Giuseppe come Re di Napoli e il re Ferdinando IV con la sua corte, nel gennaio 1806, sotto la protezione inglese, torna a Palermo.
L’11 febbraio 1806 Giuseppe Bonaparte entra nella piazzaforte di Capua, il 15 dello stesso mese fa il proprio ingresso a Napoli e Il 30 marzo 1806 viene proclamato re delle Due Sicilie avviando quello che gli storici definiscono il Decennio Francese. Mentre poca memoria resta del governo di Giuseppe che regna per soli due anni[6], molto più forte è il ricordo lasciato dal suo successore, Gioacchino Murat, che regna per i restanti otto, con un processo di modernizzazione politico-istituzionale e socio-economico che richiamano progetti già coltivati durante il riformismo settecentesco. Gioacchino Murat è incoronato da Napoleone il 1º agosto dello stesso anno, col nome di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie, par la grace de Dieu et par la Constitution de l’Etat.
Malgrado le insurrezioni filoborboniche e i moti antifrancesi[7], il decennio francese è stato un periodo di grandi mutamenti. In particolare cambiamenti si annoverano nell’abolizione della feudalità, nella spartizione dei demani pubblici e in una nuova politica ecclesiastica che sanciscono un nuovo ruolo della proprietà terriera, nell’introduzione dello stato amministrativo che con le nuove burocrazie vide aprirsi insperate possibilità di fare carriera nel nuovo regime napoleonico.
Il nuovo sovrano cattura immediatamente la benevolenza dei cittadini liberando Capri dall’occupazione inglese, risalente al 1805. Fonda, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade, precursore della facoltà d’ingegneria di Napoli, la prima in Italia, e avvia opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli con il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte, l’area dove è sorto l’aeroporto napoletano di Capodichino, anticamente destinata alle manovre militari dell’Esercito del Regno delle due Sicilie. Le opere hanno interessato anche il resto del Regno come l’illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, l’istituzione dell’ospedale San Carlo di Potenza, o l’ammodernamento della viabilità nelle montagne d’Abruzzo. È stato promotore del Codice napoleonico, entrato in vigore nel regno il 1º gennaio 1809, un nuovo sistema legislativo civile che, fra le altre cose, consente per la prima volta in Italia il divorzio e il matrimonio civile: il codice suscita subito polemiche nel clero più conservatore, che vede sottratto alle parrocchie il privilegio della gestione delle politiche familiari, risalente al 1560.
Quelle riportate sono solo alcune trasformazioni che hanno caratterizzato gli anni raccontati dalla mostra.
(1. continua)
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NOTE
[1] La famiglia Artaria, originaria di Blevio in Brianza, aprirono nel 1760 a Vienna, sotto la ragione “Cugini Artaria”, un negozio di stampe. Nel 1780 aggiunsero un’editoria musicale ch’ebbe dal 1804 il suo massimo sviluppo sotto il successore Domenico Artaria (1775-1842). Le quaranta vedute di laghi del nord Italia, eseguite da Rebell tra il 1810 e il 1812, sono disseminate oggi in varie collezioni tra Austria e Germania.
[2] Per la parte relativa alla vita e all’opera di Rebell si fa riferimento a Sabine Grabner Joseph Rebell e la luce del sud Catalogo della Mostra Napoli al tempo di Napoleone Rebell e la luce del golfo pagg. 39-47 e Vita .. pagg. 233 e segg.
[3] Sabine Grabner Catalogo della Mostra Napoli al tempo di Napoleone Rebell e la luce del golfo pag. 234
[4] Nella nota 697 pag. 123 di una ricerca per una di tesi di dell’Università del Saarland (Saarbrücken 2015) Yvonne Schülke parlando di Rudolph Suhrlandt, pittore tedesco riporta Zwischen 1812 und 1816 hielt er sich in Neapel auf und bewohnte dort gemeinsam mit Josef Rebell (1787–1828) und dem Engländer Hulmandel die Beletage im Palazzo Nasarelli. (Tra il 1812 e il 1816 soggiornò a Napoli e vi abitò al primo piano insieme a Josef Rebell (1787–1828) e all’inglese Hulmandel Palazzo Nasarelli.) Non sono riuscito ad individuare a quale palazzo la ricerca si riferisca.
[5] Si allontana solo per un viaggio di lavoro a Lubiana nel 1821 e per dei viaggi studio tra 1l 1821 e il 1823 a Firenze, Genova e Venezia.
[6] Nel 1808 solo dopo due anni Giuseppe Bonaparte lascia Napoli perché destinato a regnare sulla Spagna.
[7] Qualche volta repressi con espedienti estremamente crudeli, come accadde ad esempio nel cosiddetto massacro di Lauria.