Tutto il mondo lgbt e gay friendly scende in piazza per il Gay Pride 2019 manifestazione spesso criticata, osteggiata, ma da 50 anni tutti assistiamo al colorato corteo. Anche la città di Napoli si è attivata per organizzare il Pride, supportata da circoli ricreativi, bar, cruising, sauna, tutti i gruppi che organizzano serate in discoteca, e volontari.
Il circolo di cultura omosessuale Antinoo (Arci Gay Napoli) sta lavorando per l’ennesima riuscita del Mediterranean Pride of Naples: alle spalle di questo corteo ci sono giorni di estenuante lavoro, tutti osservano gli improvvisati balli, senza sapere che gli organizzatori hanno un compito faticosissimo.
Per poter sfilare nelle vie della nostra città e urlare slogan contro la violenza, il razzismo slogan e inneggiare al diritto di essere omosessuale e di avere finalmente una vera legge contro la omotransfobia.
Quest’anno, madrine del Pride saranno gli attivisti, storici e non, un tributo dovuto a chi lavora gratuitamente per le problematiche del quotidiano, ragazze e ragazzi che dedicano il loro tempo per la causa.
La grande manifestazione partirà alle 16 da Piazza Dante sabato 22 giugno. Dopo la parata, si va a Edelandia, per la serata disco Stonewall50 Eden Pride. Ancora una volta i napoletani sfileranno insieme al mondo lgbt. Oltre ad alcuni carri ci saranno molte associazioni, tra cui Arco, con un banchetto dove distribuiranno preservativi, un angioletto portafortuna e materiale cartaceo per informazioni, sulle malattie sessualmente trasmissibili.
Qualcuno dice che i Pride oggi non servono più: è una grande menzogna, a volte dettata da coscienze ipocrite, purtroppo, se non per fatti di cronaca per puro show business televisivo che propongono quasi sempre carnevalesche figure.
Una di queste asserisce che l’omofobia non esiste: le rispondiamo che invece di stare sempre in tv, dovrebbe vivere di più per strada, dove si sente sulla pelle la discriminazione, a causa atti di violenza. E di non dimenticare i suicidi di poveri giovani, bullizzati, additati e scherniti.
Questi strani personaggi che sentenziano pubblicamente le loro verità dovrebbero avere il coraggio di andare nelle case dei genitori dei giovani che hanno perso la vita per l’ostracismo nei loro confronti e affermare che non esiste l’omotransfobia…
Pochi format televisivi danno informazioni sulla vera realtà omosessuale: il Pride è anche un momento di riflessione, discussione, e del mettersi in gioco in una società maschilista. E poi, in tutta Europa, soffia un venticello di aria anticostituzionale senza dimenticare che in alcuni paesi vige la pena di morte, e che, nel migliore dei casi, esistono restrittive leggi per gli omosessuali maschi, se poi vogliamo parlare delle lesbiche e delle donne trans… Non finiremmo più…
In questi paesi è assolutamente out la visibilità. Un vero e proprio abominio, una negazione orribile per chi vuole vivere alla luce del giorno e della notte la propria vita.
Il mio pc si rifiuta di scrivere, impazzisce, va in tilt, si riempie automaticamente di cookies quando cerco di parlare dell’omosessuale omofobo. Ma esiste?, mo chiederete… Certo, ma non si capisce cos’è: un essere amorfo, un alieno, vorremmo regalargli tutto il rispetto, ma almeno comprendere….
Ho espresso questi concetti per spiegare, almeno in parte, a cosa serve il Pride. Per quello di quest’anno a New York si preannunciano oltre cinque milioni di presenze da tutto il mondo mentre in Italia tutti gli anni vengono organizzati oltre 30 manifestazioni e se ne aggiungono sempre di nuove, soprattutto in piccole città e nel sud Italia.
L’insieme di tutte queste manifestazioni si chiama “Onda Pride 2019”, un’occasione per vistare il nostro Belpaese. Ma vogliamo ricordare una data importante: il 29 giugno 1996, primo Gay Pride nazionale di Napoli e del Sud Italia, svettava lo slogan “La Madonna di Pompei, vuole bene a tutti i gay” su striscioni con la scritta Napule è, insieme a una grande colorata Sirena Partenope in legno, ma il vero protagonista fu il popolo napoletano, che accolse festoso la gente arcobaleno.
Fiori dai balconi: Comme site belli gridava una signora. Mentre la chiesa condannava questo corteo, il popolo la esaltava come tanti Masaniello (ma sicuramente dopo non ci fu nessuna Bernardina, che si disperò davanti alla chiesa del Carmine).
Una delle figure più carismatiche nella lotta per i diritti è Beppe Ramina, giornalista, scrittore, ex presidente e fondatore di Arcigay, da militante del movimento gay prese le chiavi del Cassero nell’82, dopo lo storico attacco di Porta Saragozza.
Ma chi conosce veramente Beppe, conosce anche la sua grande umanità, disponibilità, qualità di un vero guerriero, un uomo perbene. A lui, che nel 1996 sostò per mesi a Napoli per organizzare un meraviglioso Gay Pride, ne chiediamo un ricordo.
«Napoli, Pride, 1996. Ci ho trascorso circa sei mesi per dare una mano all’organizzazione, ospite nella casa alla Sanità di Pasquale Ferro, un fratello acquisito oltre 30 anni fa, quando Arci Gay muoveva i suoi primi passi. Sono stato felice, a Napoli. Non so perché, ma niente sesso, e sì che Napoli è una città sensuale e i ragazzi napoletani sono spesso molto attraenti».
«Con Pasquale, Davide Barba, Vincenzo Capuano e altri e altre delle quali ora non rammento i nomi, ma i volti sì. A casa di Davide, con la cugina attrice (Antonella Morea) che conosceva tutti, organizzammo in un pomeriggio lo spettacolo che avrebbe concluso il Pride in piazza Mancini e al quale vennero in tanti, Avitabile, 24 Grana e perfino Mario Merola. Anche Gigi D’Alessio, mi sembra di ricordare. Sindaco era Antonio Bassolino. Sua moglie, Anna Maria Carloni, era stata un esponente di punta del Partito Comunista Italiano a Bologna e aveva sostenuto con vigore la nostra richiesta di avere una sede in autogestione dal Comune di Bologna, ottenuta nel 1982, la prima in Italia».
«Bassolino ci accolse nel suo ufficio per definire gli ultimi aspetti della manifestazione. Non so se sia effettivamente un uomo superstizioso, ma dalla quantità di cornetti che teneva sulla sua scrivania sarei propenso per il sì. Pensandoci, vengono in mente tante cose da raccontare, anche qualche retroscena, ma basta così. È stato il primo Pride nazionale in una città del Sud Italia. La gente ci accolse come sa accogliere Napoli: con curiosità, simpatia, battute che non facevano male ed esprimevano il genio di questa città meravigliosa. Grazie ancora, dopo 23 anni. È stato bellissimo».
Grazie, Beppe Ramina. E adesso lanciamo un avviso ai signori benpensanti per il nuovo Pride: non vi spaventate se qualcuno per voi può essere eccessivo. La volgarità non è sicuramente qualche chiappa al vento oppure qualche trucco e parrucco. Dietro quei visi e corpi colorati, ci sono anime.
In foto, momenti di Gay Pride nel mondo. Nella galleria, da sinistra, nella prima immagine, lo scrittore Pasquale Ferro a Berlino
Per saperne di più
https://www.nycgo.com/maps-guides/gay/world-pride-nyc-2019
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