Giallo/ Il commissario Antinori a caccia del killer che uccide le donne e le veste come bambole di porcellana

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“Il killer delle bambole di porcellana. Il commissario Antinori e i luoghi bui dell’anima” di Barbara Fabbroni è un romanzo giallo (pubblicato da Armando Curcio editore) avvincente e ricco di colpi di scena, ambientato in una Firenze sconvolta da una serie di omicidi rimasti ancora senza colpevole.
Questo killer ha compiuto sei delitti in sole sei settimane, sempre di martedì, come se assecondasse un macabro rituale; oltre alla puntualità con cui torna a colpire ogni settimana, l’assassino segue anche un copione per quanto riguarda il trattamento che riserva alle sue vittime e le condizioni in cui le fa ritrovare.
Tutto risponde alla necessità di inviare dei precisi messaggi, di affermare le sue volontà: il modo in cui veste, pettina e trucca le donne che uccide, facendole assomigliare a delle bambole di porcellana, e in cui le mette in posa circondate da oggetti rituali appartenenti a diverse religioni e a differenti culti esoterici; e infine, il tatuaggio che esegue su ognuna di loro ma in diverse parti del corpo, rappresentante sempre un calice con una goccia di sangue.
Ognuno di questi elementi si ripete omicidio dopo omicidio, gettando in confusione la persona incaricata di fermare il killer: il commissario Emma Antinori sta ormai perdendo il sonno nel tentativo di decifrare le azioni di questo assassino enigmatico, che non lascia mai niente al caso e che architetta ogni delitto con precisione maniacale.
Emma concentra tutte le sue energie su questo caso, battendo ogni pista, analizzando ogni indizio, interrogando chiunque possa avere anche un minimo legame con le vittime e studiando le simbologie utilizzate dal killer.
Il commissario si affida anche al suo scrittore preferito, Dan Brown, e per trovare ispirazione si perde nei luoghi di Firenze che lui ha descritto nel suo romanzo “Inferno”: «Non devo mai dimenticare cosa ha scritto l’autore americano: “La mente umana possiede dei meccanismi primitivi di autodifesa che negano tutte le realtà che causano al cervello uno stress eccessivo da sopportare. Si chiama negazione”. Qual è la negazione che porta il nostro killer ad agire? si domanda Emma, da che cosa e da chi si vuole difendere? Quale stress eccessivo il suo cervello sta sopportando? Perché troviamo un Santo Graal che il killer affida, di volta in volta, a ogni vittima attraverso il tatuaggio di una coppa a forma di calice con una goccia di sangue?».
Le verità che Emma scoprirà in questa storia nera la sconvolgeranno, portandola anche a riportare alla luce delle dolorose memorie, che sperava di aver lasciato per sempre nel suo passato. (Rossella Bradi)
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