Terrore e ironia tra i vicoli di Napoli. Sono gli ingredienti di Tre spritz per ammazzare un punkabbestia, il primo romanzo di Giano Vander, pseudonimo di Fabio Formisano. Nato a Cercola (in provincia di Napoli) nel 1978, l’autore è laureato in Scienze motorie e lavora come insegnante.
Ecco la storia. La tranquillità del centro storico di Napoli è minacciata da una serie di omicidi ai danni dei più famosi artisti di strada della città. Le indagini portano presto a sospettare di Aleandro Calicchio, uno studente schizofrenico che ha come unico confidente il suo amico immaginario, un Freud borgataro e sboccato. Aleandro si proclama innocente, ma le morti aumentano. Perché la polizia non gli crede? Perché i buskers napoletani continuano a morire?
Questo giallo vi accompagnerà alla ricerca di un feroce assassino stimolando la materia grigia del lettore con una massiccia dose di umorismo, situazioni paradossali e citazioni cinematografiche. Facciamo quattro chiacchiere con l’autore.
Un romanzo ambientato a Napoli. Come mai hai pensato a un Freud borgataro e sboccato, così come lo definisci tu stesso?
«È colpa degli effetti collaterali a lungo termine delle droghe leggere. Scherzi a parte, il personaggio di Aleandro e il suo amico immaginario sono nati durante il corso di scrittura che ho frequentato con Gianluca Calvino. Stavamo studiando la caratterizzazione dei personaggi e, come compiti per casa, l’insegnante ci aveva chiesto di crearne uno che sarebbe stato poi inserito all’interno di un romanzo del collettivo letterario “Gruppo Nove”. Un personaggio che avesse vizi, virtù, pregi, difetti, debolezze, ma soprattutto stranezze. Pensai subito a uno studente schizofrenico che parlasse con un amico invisibile. Ma come rendere simpatico al pubblico il primo e speciale il secondo? Così, da amante del grottesco e del demenziale, mi venne l’idea di un Freud poco rispettoso del codice deontologico, tamarro e viscido, che facesse continui riferimenti sessuali e battute a doppio senso e che, in realtà, non fosse per nulla di aiuto all’amico».
A cosa ti sei ispirato?
«Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura (e pure alla lettura, lo ammetto) relativamente tardi, perché la mia malattia si è sempre chiamata cinema. Divoravo film su film e i miei generi preferiti sono sempre stati il thriller e la commedia deficiente americana; nel momento in cui ho cominciato a masticare anche il linguaggio su carta oltre a quello su celluloide, una vocina nel mio cervello mi ha detto “perché non fai una contaminazione di entrambi i generi?” e io le ho risposto “tu perché non ti fai i c***i tuoi?”. Poi, dopo aver fumato il calumet della pace, abbiamo raggiunto un accordo. Non saprei trovare un modello d’ispirazione preciso a cui mi sono ispirato, a parte Dolce & Gabbana per il diametro degli orifizi citati all’interno del romanzo. In generale per la comicità amo i Monty Python, Nino Frassica, Maccio Capatonda, mentre per i thriller adoro i film di Guy Ritchie, il tenente Colombo e la Signora in giallo. Diciamo che mi piacerebbe accostare il romanzo alla saga francese di Taxxi, a un film di Jackie Chan o a Una pallottola spuntata, ma starei mentendo prima a me stesso».
Hai un messaggio da trasmettere a chi lo legge?
«Che la follia si nasconde anche nelle persone che sembrano più sane di mente, che il politicamente scorretto non ha mai ucciso nessuno ma anzi può anche risultare piacevole e che non bastano un cane e l’allergia al sapone per autodefinirsi “artisti di strada”: bisogna saper fare qualcosa, ma qualcosa di concreto, altrimenti come personalità siete già morti ancor prima di bere il primo spritz. E fossi in voi mi gratterei, ché ne siete parecchi…».
Non aggiungiamo altro… Non resta che godervi questo giallo con sfumature noir e qualche sgommata marrone.
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IL LIBRO
Tre Spritz per ammazzare un punkabbestia
di Giano Vander
genere giallo/umoristico
Dialoghi Edizioni
Aprile 2022
Pagine 130
Euro 14