Gino Maringola un attore napoletano a tutto tondo. Potremmo definirlo caratterista ma Maringola sapeva affrontare ruoli diversi, risultando sempre credibilmente gradevole, dimostrando dedizione professionalità e bravura. Portando sul palcoscenico, in televisione e al cinema disparati personaggi. Spaziando da ruoli tormentati e ruvidi al padre poco influente e triste, ma anche interpretazioni melodrammatiche.
Considerato un attore celebrale è stato anche scrittore e poeta, pubblicando vari volumi. Si è sempre contraddistinto per la sua generosità verso i compagni. Luca de Filippo diceva di lui: «La professione che adesso faccio, l’ho imparata in parte anche da Gino Maringola, persona generosa nel lavoro, con una dignità quasi aristocratica che gli faceva onore».
«Fui chiamato da Carlo Argeri, amministratore della compagnia Il Teatro di Eduardo, il quale mi disse che il Direttore voleva vedermi e mi chiese se mi sarei potuto recare, l’indomani, al San Ferdinando. Ovviamente dissi di si, e il giorno dopo andai all’appuntamento con il cuore in gola. Eduardo mi accolse con amabilità e il regista Gennaro Magliulo, che era li con lui, mi spiegò di cosa si trattava. Accettai». Questo ricordava Maringola, parlando di Eduardo che cercava attori professionisti per poter supportare ed aiutare Luca suo figlio che debuttava in una commedia di Scarpetta, Il figlio di Pulcinella, in allestimento al vecchio Teatro San Ferdinando.
Era il 1967, fu il primo lavoro che Maringola affrontò con Eduardo accanto a nomi come Annamaria Ackermann, Giustino Durano, Linda Sini, Gianni Crosio e Anna Walter. Divenne noto al grande pubblico grazie a Natale in casa Cupiello, una delle commedie più conosciute al mondo di Eduardo: è ricordato come lo zio Pasqualino, il fratello nevrotico, a volte dispotico è parassita del protagonista, Luca Cupiello.
Anche in questo caso un grande cast, dall’indimenticabile Pupella Maggio alla bravissima Lina Sastri, senza dimenticare piccoli ruoli affrontati da attori che diventeranno in seguito grandi nomi del panorama teatrale televisivo e cinematografico come Marina Confalone, Sergio Solli, Marisa Laurito, Luigi Uzzo, Linda Moretti e tanti altri.
Gino Maringola nasce nel 1917 il 17 novembre, «ma dichiarato all’anagrafe il 13, per bilanciare le eventuali disgrazie», come racconta lui stesso. Scaramanzie popolari tutte napoletane.
Muove i primi passi nel mondo artistico come cantante d’avanspettacolo, al mitico Teatro Apollo patria della sceneggiata, scritturato come cantante solista da Alfredo Thomas quando aveva circa vent’anni. Con la compagnia di Thomas girò per molti teatri d’Italia. Poi l’incontro con la compagnia di Cafiero e Fumo, dove si formarono molti attori importanti dell’epoca, come Nuccia e Nunzia Fumo, e anche Gino diventò un attore dedicando tutta la sua vita al teatro.
La sua fu una grande carriera: lavorò in tutti più importanti teatri italiani accanto a nomi come Emma Grammatica, Nando Gazzolo, Gino Cervi, Elsa Merlini e Agostino Salivetti, Luisella Viviani, Gennaro e Raffaele Di Napoli, Amedeo Girard, Achille Pansini.
Ma con Eduardo ottenne i più bei riconoscimenti: in Uomo e galantuomo nel ruolo del commissario, Le voci di dentro come Pasquale Cimmaruta, Gennareniello ne Il sindaco del rione Sanità, Il contratto nell’interpretazione di Giacomino Trocina, oltre che in De Pretore Vincenzo.
La sua vita artistica è sempre stata costellata da successi: una vita artistica brillante. Entra a far parte della famiglia di attori napoletani stimati per la loro cultura teatrale, anche perché lui possedeva una consolidata tecnica e esperienza di palcoscenico che senza alcuna difficoltà gli permetteva di spaziare dal drammatico al comico.
Proponeva in scena diversi stili recitativi ispirandosi alla Commedia dell’Arte con un mai spropositato senso dell’improvvisazione. Non a caso affiancava -oltre a De Filippo- nomi come Nino Taranto dove a sempre dichiarato di trovarsi bene con lui.
Ma considerava il suo maestro Eduardo.
Con lui ha lavorato per oltre quindici anni, era intimorito al pensiero di lavorare con il grande drammaturgo, nell’ambiente teatrale si parlava del carattere difficile del maestro, diretto e a volte persino scorbutico.
Maringola raccontava che a volte Eduardo era tignoso, suscettibile: «Voi in scena mi avete detto un Don Antonio in più». Questo era Eduardo, anche se in principio era generoso e disponibile poi se cambiava idea…
Continuava Maringola: «Cominciò per me un vero e proprio calvario. Se, durante i primi quindici giorni, Eduardo non mi aveva mai rimproverato per un errore anche minimo, da quel momento non ci fu sera che non mi chiamasse nel suo camerino per dirmi qualcosa di spiacevole».
Era un grandissimo direttore, ma Maringola non sopportava di essere trattato male, così finita la stagione ritornò con la compagnia di Nino Taranto, con cui andò in scena con lo spettacolo Mestiere di padre di Raffaele Viviani. Ma nel 1974, mentre lavorava in Rai, venne chiamato di nuovo da Eduardo che gli propose di lavorare con lui nello spettacolo Na Santarella.
Maringola cercò di trovare mille scuse rispondendo che quello era un ruolo che era stato sempre sostenuto da un attore con precise caratteristiche fisiche, con la pancia prominente per intenderci. Ma lui per tutta risposta disse che aveva bisogno di un fuoco d’artificio, di un attore che fosse soprattutto uno di stile: «E io si vulevo nu maggiore Cannone cu’ ’a panza nun chiamavo a Maringola. Io voglio Maringola, deve essere un parlatore, ’nu trac’’».
Lusingato, Maringola accettò. Da quel momento, cominciò una stima e una comprensione reciproca. Eduardo apprezzò molto la volontà di Maringola nel dimostrare impegno, dando sempre il meglio. Iniziarono così un sodalizio che doveva durare a lungo.
«Se dovessi ricominciare, con tutte le sofferenze, le privazioni, la fame, lo farei di nuovo. Perché il Teatro è tutto, e me lo porto dentro, come un’amante che non muore mai»., Maringola, però, ha avuto anche esperienze cinematografiche: in Pane amore e gelosia, Operazione San Gennaro, La ragazza di Bube, Il giudizio universale, Il cappello del prete, Luisa Sanfelice, Le quattro giornate di Napoli e altri. Lo ricordiamo anche come indimenticabile zio in Così parlò Bellavista. E dopo un lungo percorso attoriale si spegne nella sua città maggio 2011 .