SECONDA PARTE
Claudio Villa e la sua vita privata. Nel 1952 sposa l’attrice e doppiatrice cinematografica Miranda Bonansea che gli darà l’anno dopo il suo primo figlio, Mauro; il matrimonio finisce dopo 10 anni, in seguito, intreccerà una storia amorosa con la cantante romana Noemi Garofalo, da cui avrà altri due figli. Nel 1962 Claudio e successivamente nel 1966 Manuela (in arte Manuela Villa emozionante il duetto virtuale insieme al padre con il brano “Un Amore Cosi Grande” proposto da Manuela in vari format televisivi ), ed entrambi vengono riconosciuti suoi figli dal Tribunale di Roma dopo la sua morte, che avviene martedì 7 febbraio del 1987.
Claudio era stato sempre polemico con la kermesse di Sanremo: «Le giurie non esistono, l’unico giurato è Ravera». Dichiarazioni forti e dure verso il patron del momento Gianni Ravera per la sua eliminazione dal Festival. Paradossalmente Pippo Baudo diede l’annuncio in diretta televisiva proprio durante il Festival di Sanremo: fu un momento commovente per i presenti in sala e per i tanti spettatori da casa che avevano seguito le sue esibizioni su quel palco, dove aveva trionfato come vincitore, conquistando una meritata popolarità.
Claudio Villa era un idolo delle donne, piaceva al gentil sesso, aveva fama di sciupafemmine. Si vocifera di altri figli sparsi per il mondo. Insomma, si dava da fare il nostro scugnizzo romano, ma nel 1975 sposa Patrizia Baldi, più giovane di lui di ben 31 anni. Sia Claudio che Patrizia si interessano poco dello scalpore, dei giudizi dei benpensanti: il loro è vero amore. Patrizia regalerà altri due figlie al “reuccio”: Andrea Celeste e Aurora.
Il loro matrimonio durerà fino a quando Claudio lascerà questa terra. Non era esterofilo musicalmente e culturalmente parlando, ma amava le moto (possedeva anche un Harley Davinson), le cavalcava da vero centauro.
«Ho più di 60 anni- diceva- ma farò le stesse cose di quando ne avevo 30, con lo stesso entusiasmo. Mi aiuta a restare giovane, anzi, mi pare di tornare indietro nel tempo». Ecco alcune affettuose testimonianze della famiglia Tripodi, amica di Claudio: «Era appassionato di moto di grossa cilindrata e spesso la usava per venire da Roma a Vallecrosia. O almeno così diceva lui, anche perché le moto su cui viaggiava erano talmente alte che non arrivava a toccare con i piedi a terra e le mie zie, alle quali era molto affezionato, lo prendevano in giro dicendo che in realtà faceva il viaggio caricando la moto in treno a Roma e scaricandola a Bordighera».
Aveva il senso dell’humour Claudio per sorridere a queste battute. Raccontano ancora i Tripodi: «Claudio era molto legato alla nostra famiglia ci veniva a trovare più volte all’anno con la moglie e le figlie e li ospitavamo volentieri anche qualche giorno. Nonostante il suo aspetto burbero e scontroso era un uomo con un temperamento forte, ma molto dolce e disponibile, simpatico, generoso e padre premuroso, in più Aveva una capacità musicale fuori dal comune. Ci sono artisti che per incidere un disco ci mettono mesi, lui in un pomeriggio registrò tutte le canzoni!».
Virtuosissimo cantante, ha portato la musica italiana nel mondo intero, adorato in Giappone-considerato una vera star- ma anche in Russia e nei paesi Sud americani. Nei suoi concerti non mancavano mai i brani napoletani, oltre ai suoi successi che sono stati tantissimi, tutti belli , tutti che emozionavano. Inoltre, era un vero animale da palcoscenico, ma anche in televisione le sue esibizioni affascinavano.
Ricordiamo i duetti con la nostra amata Gabriella Ferri, le sue Canzonissime, i vari Festival. Ci ha lasciato una grande eredità, un inestimabile tesoro di brani che ci rallegrano l’anima, inoltre ci piaceva il suo animo popolano quando esprimeva la sua strafottenza nel dire e nel fare.
Claudio era molto stimato da un grande autore come Pier Paolo Pasolini. «Mi piace il repertorio delle canzoni melodiche di Claudio Villa perché mi piace il pubblico che ama questo stile popolare e verace. Approvo che Villa scriva, musichi e interpreti le sue canzoni. Lui lo fa nel suo piccolo come Charlot ha fatto nel suo grande. In quanto agli atteggiamenti da bullo, la presunzione e gli atteggiamenti d’insufficienza che gli si imputano al capo di accusa numero 2, io trovo che nella sua qualità di cantante-attore e di personaggio dello spettacolo tali atteggiamenti gli si addicano, perché fanno, appunto, spettacolo. Disapprovo invece che Claudio Villa si dia a interpretazioni del genere urlato, anche perché io credo nella canzone come mezzo verace d’espressione e penso che il genere urlato non sia genuino. Vorrei che Claudio Villa fosse assolto, perché i cantanti mi sono simpatici e amo le canzoni. Solo mi piacerebbe che, come mezzo di espressione, fossero portate a un livello più interessante».
Pasolini lo dichiarava sul numero 47 di Sorrisi e Canzoni, del 20 Novembre 1960. Ma che c’entra la patinata rivista? Andiamo per gradi. Tutto nasce sul palco di Saremo- edizione 1957- dove Claudio Villa propone il brano Cancello tra le rose. La stampa lo attacca furiosamente accusandolo di una clamorosa stecca durante l’interpretazione, le velenose penne si danno da fare. Non vedevano l’ora e, così, Sorrisi e Canzoni lancia una specie di processo.
“Apriamo un sensazionale processo a carico di Claudio Villa”, titolava. L’accusa era Abuso di stecche, eccessiva immodestia, illecito dispotismo. Una vera dichiarazione di quanta antipatia destava il “Reuccio” da parte di un certo tipo di stampa. Venne assolto dal popolo che inviò migliaia di cartoline a suo favore ma Claudio le sue risposte le diede in seguito al “processo”.
Questa la sua replica: «Il Pubblico Ministero è stato quasi spietato, ma devo dare atto a Sorrisi e Canzoni, della sua obiettività per avere pubblicato con lo stesso risalto della requisitoria d’accusa, un’arringa di difesa che ribatteva in maniera abbastanza efficace gli argomenti del Pubblico Ministero. Veramente questa arringa non mi scagionava totalmente da tutte le mie colpe, ma riconosco che la difesa era condotta con vigore, con convincimento, con passione… Lo scandalo è scoppiato per quella famosa conferenza stampa. Va beh, lo ammetto, che pronunciai due o tre frasi infelici, sbagliate perché suscettibili di falsa interpretazione. Tutto questo tuttavia varrebbe solo a dimostrare che io non sono un ‘dritto’ come alcuni credono, ma piuttosto un uomo semplice che si comporta con semplicità in ogni circostanza della vita senza tenere conto di tutte le eventuali possibili conseguenze. Desidero comunque protestare perché alcuni giornalisti che mi hanno attaccato per quella conferenza non hanno pubblicato integralmente il testo che era stato loro distribuito…».
Ma la rivista non si accontenta e nel 1960 ripete il processo. Anche questa volta la giuria popolare dà ragione a Claudio. Personaggi della cultura intervengono a suo favore, come il già citato Pasolini.
Claudio esprimerà la sua ammirazione e stima verso il poeta, scrivendo in una sua autobiografia Una vita stupenda: «E poi dicono che questo è progresso, anzi che il mondo sarebbe governato da un progresso inarrestabile. Eh no, sarebbe bello che fosse così, ma così, purtroppo, non è. L’aveva capito assai bene Pasolini, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, quando tuonava con furore corsaro contro la mutazione antropologica della società italiana». E nei ringraziamenti del libro aggiunge: «A Pier Paolo Pasolini, che ebbe il coraggio di difendermi in un momento artistico particolare su Sorrisi e Canzoni».
Un vero atto di riconoscenza verso chi si era messo dalla sua parte pubblicamente. Ma anche Pasolini cita spesso Claudio, come nel romanzo “Una vita violenta”: «I burini già avevano smesso di lavorare, negli orti li attorno, e Via delle Messi d’Oro, coi cerasi e i mandorli al primo boccio, era tutta vuota, mentre si sentivano, da dietro i casali, delle voci di giovanotti che cantavano facendo i Claudio Villa, e, più lontano ancora, le trombe del Forte che suonavano la libera uscita».
Stagliandosi tra la confusione urbana: «Sulla Tiburtina, con gli alberi scossi contro il cielo che pareva un mare in burrasca, tra la confusione dei bersaglieri e della gente che aspettava l’autobus approfittando di quel momento che non pioveva, si sentiva Claudio Villa che cantava a tutta callara, al microfono del cinema».
In seguito ancora coglierà l’occasione per dimostrare la sua stima verso il Reuccio. Tra polemiche, contrasti Claudio Villa continua a mietere successi, il pubblico è sempre dalla sua parte e anche dopo la sua scomparsa dai balconi si sentiva cantare Granada e altri suoi brani famosi.
Claudio Villa è sepolto nel cimitero S.Sebastiano di Rocca di Papa, in una tomba monumentale sempre colma di fiori e sulla quale campeggia una lapide su cui è scritto: Claudio Villa, l’ottavo re di Roma.
Ma in una recente trasmissione – esattamente Domenica Live del 4 di marzo- una grande polemica. Moltissimi fan del Reuccio lamentavano il degrado e l’abbandono della tomba di Claudio Villa, la conduttrice- che aveva in studio, Manuela e Claudio Villa junior- ha spiegato che negli ultimi mesi sono arrivate decine di lettere e di messaggi, incluse foto.
Manuela ha dichiarato che lei spesso ha visitato la tomba del padre, addirittura lasciava piccoli assegni agli addetti del cimitero, ma Barbara D’Urso incalza esibendo le sue faccine. Manuela ha scaricato dapprima le colpe sulla famiglia di Claudio dicendo che loro abitano a Rocca di Papa e che addirittura vietano ai visitatori di fotografare la tomba. E poi ha precisato di non aver nessun potere decisionale: Io posso solo mettere un fiore e pulire, non posso fare altro.
Manuela lascia lo studio in lacrime… la Barbara nazionale ancora una volta fa piangere i suoi ospiti. Secondo noi Claudio si sta molto, ma molto arrabbiando. Se passate per Trastevere in via della Lungara troverete una targa con questa scritta: “In questa via, al civico 25, nacque il primo gennaio 1926 Claudio Villa che ha espresso con il canto l’anima romana”. E anche, sottolineiamo noi, quella napoletana.
PRIMA PARTE
Sono passati oltre 30 anni da quando il reuccio della canzone italiana ci ha lasciati. Claudio Villa (foto) è stato uno dei pochi cantanti che ha interpretato quasi tutto il repertorio della musica napoletana, interpretazioni che si avvicinavano al suo stile, al suo timbro di voce. Infatti, per cantare alcuni brani ci vuole una bella estensione vocale e Claudio era dotato di una voce di stampo tenorile. Ci incantava sempre.
L’affascinante romano poteva cantare di tutto, partendo dagli stornelli, fino ad arrivare a melodie partenopee come Core ingrato, Scapricciatiello, Qui sotto il cielo di Capri, A canzone ‘e Napule, E rose e tu, Vurria, Torna.
Nel 1962 partecipa al Gran Festival di Piedigrotta . L’anno successivo, al Festival di Napoli condotto da Nunzio Filogamo, Pippo Baudi e Lilli Lembo: il nostro Claudio Villa vince con il brano Funiculì funicolà in coppia con un’altra grande napoletana, Maria Paris. Mentre nel 1964, nell’edizione di Canzonissima -Napoli contro tutti- conquista il podio con O sole mio.
Nilla Pizzi era l’indiscutibile regina della canzone italiana, Claudio Villa era il reuccio per il suo temperamento, titolo meritato, perché il popolo lo osannava, lo seguiva, amava i suoi concerti. Ed è stato anche attore di cinema, partecipando almeno a trenta film, tra cui Fontana di Trevi e La banda del buco, diretto anche da Maurizio Costanzo e Renzo Arbore.
Claudio Pica, all’anagrafe, nasce nel quartiere romano di Trastevere il primo di gennaio 1926 in via della Lungara. Famiglia modesta, la madre casalinga, suo padre, Pietro, ciabattino, vetturino e antifascista.
Incide molti 78 giri (il primo contiene Serenatella dolce e amara e Canzoncella) , vendendone oltre 45 milioni in tutto il mondo. Inizia la sua carriera partecipando a un concorso canoro, lo vince con Chitarratella. Poi partecipa e a molte trasmissioni radiofoniche.
Nell’immaginario collettivo poteva sembrare un uomo semplice che viveva solo per la canzone, invece nel privato è stato un uomo combattivo: ateo, con ideali politici ben precisi, era di fede comunista, in seguito diventerà socialista.
Nel testamento, in cui dispose di essere cremato, appuntò la seguente riflessione: Aiutate l’uomo del domani a sbarazzarsi degli ultimi baluardi del Cristianesimo. E ancora espresse la volontà che sulla sua tomba fosse incisa la frase Vita sei bella, morte fai schifo . Sicuramente inusuali frasi dette da un uomo pubblico con un seguito di persone appartenenti a un ceto sociale popolare e quindi osservanti, ma lui era grande anche per questo, caparbio, convinto delle proprie idee, diceva quello che pensava senza alcuni filtri, era sicuramente un personaggio carismatico con carattere forte, a volte risultava antipatico per le sue dichiarazioni troppo sincere e dirette, ma per il suo essere generoso, la sua grande bravura, tutto gli veniva perdonato.
Molte avversioni suscitava nel mondo dello spettacolo dove lobby e poteri la facevano da padrone. Claudio si reputava un uomo di sinistra e combatteva il sistema con le sue armi, il linguaggio popolare. Oggi nel mondo della globalizzazione ci farebbe sorridere questo episodio, ma nel 1986 il reuccio si fece promotore di un movimento anti fast food, non amava lo sfregio della presenza del Mc Donald’s in Piazza di Spagna, contrastava le paninoteche nel centro storico della sua bella Roma.
Era ideologicamente avanti: non è un bel vedere negozietti dove fuoriescono ventate di fumo con forti odori di frittura, di carne cotta, accompagnate dalla fastidiosa musica a palla, illuminati con led e asettiche luci. Tutto questo tra palazzi storici e antiche pietre millenarie, ma purtroppo il business turistico è anche questo.
Insomma, Claudio, oltre a essere anche autore di ben 35 canzoni depositate a suo nome, vantando il primato (insieme a Domenico Modugno) di vittorie al Festival di Sanremo, con brani come Buongiorno tristezza, Corde della mia chitarra, Addio… addio, Non pensare a me, era anche a modo suo un guerriero moderno.
(1. continua)