Proponendovi la seconda parte del ricordo dedicato a Domenico Modugno, vi auguriamo BUON FERRAGOSTO
SECONDA PARTE
Dunque, Domenico Modugno, cantante di successo che non smetterà mai di recitare. Nel 1953 Modugno ottiene un contratto discografico con la Rca italiana per la quale comincia a pubblicare i primi dischi a 78 e a 45 giri, con canzoni composte in dialetto salentino e siciliano, brani che si ispirano al folklore, ballate che raccontano storie di pescatori, di cavalli diventati ciechi e spinti a morire nel gran sole rovente, dopo il buio delle miniere, di “pisci spada” innamorati, tanto da immolare la loro sopravvivenza “all’amuri”, durante il massacro della tonnara.
Il primo disco pubblicato nel 1954 è un 78 giri: La cicoria/Ninna nanna (la prima cantata con la Gandolfi); entrambi i brani presentati nella trasmissione condotta da Walter Chiari “Controcorrente”.Tra palcoscenico, cinema e televisione, Modugno arriverà, infine, alla politica.
Ma come si avvicina a un mondo che non gli è mai appartenuto? Modugno, gia nel suo passato, dà prova del suo impegno sociale, simpatizzando apertamente per le campagne progressiste del Partito socialista italiano, cui dona i diritti d’autore della canzone “L’anniversario”, composta nel 1973, in occasione della campagna per il referendum sull’abrogazione della legge Fortuna-Baslini che nel 1971 introduce il divorzio nella legislazione italiana.
Nel 1984, durante una registrazione negli studi di Cologno Monzese, è colpito da ictus, l’episodio venne preso troppo alla leggera, si pensa a un semplice malore: il medico di servizio gli consiglia di prendere una aspirina e tornarsene a casa, ma durante la notte le sue condizioni si aggravano e viene ricoverato d’urgenza nell’ospedale San Raffaele di Milano.
Qualche giorno dopo è trasferito nel reparto neurochirurgico di Niguarda e successivamente in una clinica romana: nonostante le cure cui è sottoposto, resta con un lato del corpo paralizzato e con difficoltà a parlare, costretto, perciò, a lasciare l’attività artistica.
Tre mesi di lunga riabilitazione e nel settembre di quello stesso anno, comincia a migliorare, molti di noi lo ricorderanno nelle apparizioni televisve smunto, con una folta barba brizzolata, niente che ricordi il magico Mister volare.
Ma non molla. Sorretto da una forza interiore che lo spinge a dirsi:“Io ci sono, sono ancora più forte di prima”, partecipa attivamente alle iniziative del Partito radicale, per il quale si candida alle elezioni politiche del 1987,eletto alla Camera tra i deputati della X legislatura. Si dimetterà il 18 aprile del 1990 in ossequio allo statuto del partito.
In seguito alle dimissioni dal Senato di Gianfranco Spadaccia, gli subentra nel seggio a Palazzo Madama, dove siederà fino al termine della legislatura. Da parlamentare, Modugno si impegna a fondo nei temi dei diritti delle persone disabili e a tutela degli artisti.
Le sue battaglie non si fermano qui, lotta per il diritti dell’ammalato detenuto in ospedali pscriatici in condizioni disumane, per i diritti dei lavoratori dello spettacolo, in difesa della natura e della cultura. Ha molto seguito e, nonostante le sue disabilità, si dedica a qualche concerto di beneficenza.
Siamo nel 1993. L’artista incide insieme al figlio Massimo la sua ultima canzone dal titolo Delfini (Sai che c’è). Apparirà ancora qualche volta in televisione per poi lasciarci per sempre il 6 agosto 1994, sulla spiaggia vicino a casa sua a Lampedusa, davanti all’isola dei Conigli. La mattina ha aiutato alcuni attivisti del WWf a rimettere in mare una tartaruga curata qualche giorno prima. Si trova nel suo giardino quando un infarto lo soprendende, stroncandogli la vita a 66 anni.
Di lui hanno detto: «Modugno ha voluto morire da vero meridionale, sotto il sole d’estate, vicino al mare, di blu in blu, dopo aver beffato la morte per un decennio». E ancora: «Domenico Modugno è come la Gioconda o come la Torre di Pisa: un monumento che ormai appartiene all’umanità intera, un brivido di bellezza senza più nazionalità».
Dopo la sua scomparsa, è stato ricordato, omaggiato e premiato… A cinquant’anni dalla presentazione di Volare, gli è stato dedicato un francobollo celebrativo presentato dal Comune di Sanremo e dal Comune di Polignano a mare e qui è stata collocata sul lungomare una statua in bronzo alta 3 metr,i realizzata dallo scultore argentino Hermann Meyer: Mister Volare è scolpito nel suo celebre gesto delle braccia aperte che lo ha reso famoso nel mondo.
A Bologna il cantante calabrese Peppe Voltarelli scrive e mette in scena, pensando a lui, un recital dal titolo “Voleva fare l’artista”, ma tanti altri hanno inciso e cantato in suo onore. Per ricordare un uomo che ha anche sfidato la censura con il brano, per esempio, Vecchio frac: il verso finale «A un attimo d’amore che mai più ritornerà» è costretto a cambiarlo con «Ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor». E’ l’epoca in cui espressioni che alludono a contatti fisici sono considerate immorali. Ma anche alcuni versi del testo Resta cu’ mme vengono giudicati non adeguati, e il cantautore deve così cambiare «Nu’ me ‘mporta d’o passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto» in «Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato».
Il 9 di gennaio 2018 avrebbe compiuto novant’anni, ma il nostro Domenico Modugno riposa al cimitero Flaminio di Roma. Avremmo pouto scrivere tante altre cose, ma abbiamo preferito mettere in risalto solo alcuni tratti della sua avventura umana. Ciao Mister Volare, non ti dimenticheremo mai.
(2.fine)
Modugno, nel blu dipinto di blu della canzone napoletana
PRIMA PARTE
Il 1958 gli regala la meritata popolarità planetaria con “Nel blu dipinto di blu” (secondo la Siae la canzone italiana più eseguita al mondo fino a oggi.). Il brano lo vede vincitore al Festival di Sanremo e di ben due premi Grammy. Così diventa in tutto il mondo Mister Volare. È tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi con oltre 70 milioni di copie.
Ci rivolgiamo alle nuove generazioni: signore e signori, presentiamo Domenico Modugno, che, oltre a essere stato il più amato cantante italiano, era un cultore e amante della musica del sud.
Nel vernacolo sanpietrano (che fa parte del dialetto salentino, ma ricorda un po’ il siciliano) realizzerà le sue prime canzoni. In seguito, si appassiona alla canzone napoletana. Nel 1957 partecipa al Festival di Napoli in coppia con Aurelio Fierrro, proponendo Lazzarella, scritta insieme con Pazzaglia, che riscuote un buon successo come, del resto, la canzone inserita sul retro del disco, Strada ‘nfosa, sempre con Pazzaglia.
Nel 1966 ecco il suo “Sole malato”, struggente melodia partenopea, riproposta in seguito dal cantautore Morgan in versione inglese. Ma tante sono state le sue interpretazioni, con uno stile moderno napoletano tutto suo: O Cafe, Pasqualino o maragjà, Io mammeta e tu, Resta cu’ mme, Sole, sole, sole, Nisciuno po’ sape, Tu si na cosa grande (Di Gigli- Modugno).
E vince il dodicesimo festival della canzone napoletana con Ornella Vanoni, presentato da Mike Buongiorno, al teatro Politeama, dal 17 al 19 ottobre 1964. Ma il rapporto con l’arte partenopea è forte e non si limita alla musica. Lavora con Eduardo nell’opera teatrale Tommaso d‘Amalfi (Masaniello). E con De Filippo interpreta anche la parte dell’avvocato nella pellicola Filumena Marturano.
Considerato il più eclettico dei cantautori italiani, autore e interprete, è tra i più grandi d’Europa. Da piccolino impara a suonare la fisarmonica e la chitarra: a quindici anni, appena, compone la sua prima canzone. Possiamo dire che tutta la sua carriera se la sia sudata.
Modugno nasce a Polignano a mare, in provincia di Bari, il 9 gennaio 1928. Suo padre, Cosimo, è comandante del corpo delle guardie municipali a San Pietro Vernotico (nel brindisino).
A 19 anni emigra dal paesino a picco sul mare, con le casette bianche, vuole altro, vuole, forse, il “sogno”. E scappa nelle terre del Piemonte, a Torino all’epoca capitale del cinema italiano, inizia a lavorare prima come cameriere e poi come apprendista gommista in una fabbrica. Un periodo che il Mimmo nazionale ricorda con amarezza, racconta le sofferenze e soprattutto il freddo che pativa nella baracca dove era alloggiato. La cartolina lo richiama al suo dovere… il servizio militare.
Tuttavia, il fuoco sacro dell’arte lo spinge, dopo aver fatto i suoi anni da militare, a emigrare di nuovo, questa volta a Roma. Dopo aver svolto nella capitale i più umili mestieri, inizia il suo percorso di artista che lo porterà a essere uno dei più famosi della storia della canzone, del teatro, del cinema. Uno dei più prolifici, per aver scritto e inciso circa 230 canzoni, interpretato 38 film per il cinema, 7 per la televisione, recitato in 13 spettacoli teatrali, condotto programmi televisivi e vinto quattro Festival di Sanremo.
Ma come nasce tutto questo? A Roma partecipa al concorso per attori al Centro sperimentale di cinematografia, dove viene ammesso e dove, successivamente, ottiene la borsa di studio come migliore allievo della sezione di recitazione. Qui conosce una giovane aspirante attrice siciliana, Franca Gandolfi, figlia di un colonnello benestante, che diventerà sua moglie nel 1955.
Gandolfi è interprete di cabaret e rivista, lavora con Totò e anche per il set cinematografico, ma si ritira nel 1963 per dedicarsi alla famiglia. Da allora ha anche raramente partecipato a grandi eventi. La si è notata tra il pubblico dell’Ariston nel 2013. Sempre nello stesso anno nella fiction dedicata al marito e interpretata da Giuseppe Fiorello, Volare la grande storia di Domenico Modugno, a darle voce è stata l’attrice Kasia Smutniak.
Domenico inizia a esibirsi al Circolo artistico di via Margutta, con un repertorio di brani in dialetto salentino di sua composizione (come Musciu niuru, gatto nero, e Sciccareddu ‘mbriacu, asinello ubriaco) e brani popolari. Arriva il cinema: la sua prima apparizione come comparsa cinematografica avviene nel 1949 nel film I pompieri di Viggiù; poi ottiene piccoli ruoli, e, finalmente, l’attestato del Centro sperimentale di cinematografia nel 1953.
Continua con le sue esibizioni come musicista e con le comparse, ma arriva la radio e an che la tv, dove il nostro Domenico Modugno guadagna, passo dopo passo, credibilità di attore, cantante, speaker, rumorista radiofonico, fino a diventare l’artista che resterà nella storia.
L’incontro con “The Voice” avviene nel maggio 1953. Frank Sinatra è ospite di una puntata di Radioscrigno, programma radiofonico condotto da Guido Notari, durante il quale Modugno esegue Ninna Nanna, molto apprezzata da Sinatra, che gliene chiede una registrazione.
Sinatra non la inciderà mai, ma a Modugno l’episodio servirà a raccogliere l’interesse dei dirigenti radiofonici della tv di Stato. L’ultima apparizione cinematografica prima del successo nel mondo della musica è datata 1955 ne Il mantello rosso di Giuseppe Maria Scotese.
Continuerà a recitare anche successivamente. Come non ricordare Modugno in Scaramouche, lo sceneggiato televisivo andato in onda nel 1965.
Mimmo apriva la sigla cantando allegramente L’avventura sul suo destriero. Bello, spavaldo e sorridente, fece innamorare l’Italia intera con il suo bellissimo sorriso di maschio meridionale.
In foto, Modugno sul palco di Sanremo
(1.continua)