Al museo si pescano perle. Inaugurata al Museo archeologico nazionale di Napoli (piazza Museo, 19) la mostra di Gloria Pastore “Il pescatore di perle”. Curata da Patrizia Di Maggio, con il coordinamento tecnico scientifico di Marco de Gemmis, responsabile del servizio educativo della soprintendenza archeologica, l’esposizione comprende tre nuclei indipendenti tra loro ma inevitabilmente intrecciati. Una metafora del viaggio della vita che ogni uomo fa alla ricerca di se stesso e della perfezione, percorre passato e presente attraversando simbologie e iconografie dell’antichit , in una commistione tra Occidente e Oriente.
Al primo piano del museo, sulla stessa linea di fuga, le tre opere si intervallano richiamandosi tra loro e portando lo spettatore ad avere un unico sguardo, complessivo e completo del tutto.
L’incipit è la scultura dell’ermafrodito, disteso su una base ovale, circondato da piccoli serpenti di lava del Vesuvio, che sinuosi si avvicinano al corpo disteso senza toccarlo. Simboliche presenze della mutazione e della metamorfosi. Sulla parete laterale, quasi nascosta, elemento da cercare e da scoprire, la perla. Racchiusa nella teca in plex, rappresenta la perfezione raggiunta.
Fulcro dell’esposizione è il pescatore di perle, la scultura a grandezza naturale di un uomo nero tatuato, figura trait d’union tra linguaggi e culture diverse, tra l’antico e il moderno. Le incisioni sulla pelle appiano ingranaggi messi in moto dallo sforzo con la quale tira la lunga e pesante rete nera. La tensione è tale e la rete è tesa al massimo che sembra dover trascinare l’intera parete museale.
Sul fondo della scultura domina un grande mandala che, nel gioco di contrapposizioni tra cerchi concentrici ed eccentrici, si presta a molteplici letture poich richiama alcuni elementi decorativi della classicit intrecciati con quelli orientali. La materia pittorica e la polvere vulcanica, elemento di mediterraneit , esaltano il gioco chiaroscurale del bianco e del nero che attraggono lo spettatore in questo vortice ipnotico.
Spiega Di Maggio: “Il metodo di lavoro di Gloria consiste nel riproporre, o meglio mescolare, passato e presente, in un gioco di rimandi visivi e concettuali, intorno ai quali si ricompone un frammento di storia fissato in un’opera o in un gruppo di opere, opere nuove e opere realizzate in precedenza, ri-contestualizzate e ri-attualizzate”.
La mostra sar aperta fino al 28 giugno.
Orari: merc/lun ore 9/19.30
Nelle immagini, l’installazione di Gloria Pastore