L’illusione e la meraviglia. Fluiscono da un’officina creativa che costruisce scenografie nella Napoli che non ci sta al degrado e mostra muscoli armati di bellezza. Quando si entra nel nuovo spazio di Gnosis progetti (società cooperativa), in via Medina 40, in pieno centro cittadino, a pochi passi dalla sede del Comune in Palazzo San Giacomo, la luce abbaglia il cuore e lo immerge nel pianeta di un’architettura affascinata dalla tradizione barocca con sentimenti del terzo millennio.
Liberatasi dalla smania di quel noioso minimalismo che dilaga ovunque grazie alle archistar reclutate dal provincialismo istituzionale che tende all’omologazione edilizia per non sfigurare sul piano internazionale, qui la città delle apparenze rialza la testa mostrando tutta la propria sostanza e identità.
Esperienza e fibrillazione d’idee si armonizzano in una squadra formata da architetti, ingegneri impiantisti, geologi per dare corpo alla riqualificazione di immobili e musei. Mettendo sul tavolo della progettazione in primo luogo la passione. Ne hanno parlato i soci fondatori Francesco Felice Buonfantino, Rosella Traversari, Antonio De Martino, facendo scivolare su un schermo una serie di colorate slide per trasmettere a operatori dell’informazione il messaggio di trasformazione in corso, in una strategia che consente di dialogare con il pubblico e il privato, passando per le soprintendenze.
Qualcosa si muove finalmente anche a piazza Nicola Amore, per il recupero dell’immobile dell’ex Risanamento e poi ci sono i tre punti di forza del rinnovamento architettonico firmato Gnosis, tra Napoli e Firenze.
Di fronte al Vesuvio risplenderà il Britannique, oggi di proprietà dell’imprenditore Costanzo Jannotti Pecci che lo ha rilevato con il cugino, l’ingegnere Gennaro Moccia, dopo aver acquisito anche Palazzo Caracciolo in via Carbonara, restituito già alla città come albergo ma anche come centro propulsore di mostre e eventi culturali.
Il Britannique diventerà un’opera – d’arte 5 stelle lusso, risorgendo dal lento declino cui siamo abituati a vederlo, ancora più evidente e doloroso rispetto al contiguo Parker’s, un tempo tutti e due unica proprietà (con panorama mozzafiato) divisa tra una coppia di eredi, un maschio e una femmina che ha dovuto far valere le proprie ragioni nel tempo, conquistando grazie a carta bollata metri di edificio. Una battaglia legale visibile nelle incoerenze architettoniche della facciata che saranno rasserenate da una rivisitazione concentrata sulla rinascita della storia, collegata al territorio.
L’effetto stupore sarà generato dalla luminosità e dal dissolvimento del tetto grazie a una grande serra mentre la hall verrà concepita come il cortile di un edificio classico napoletano e nelle suite 12 artisti partenopei, tra cui Antonio Sannino, Lello Esposito, Daniela Pergreffi, interpreteranno sei leggende partenopee, partendo dal mito dell’uovo di Virgilio e del castello. Traguardo da raggiungere entro il 2019.
In meno di due anni dovremmo mettere piede nel braccio nuovo del Museo archeologico nazionale che accoglierà un Auditorim per 300 persone, ristorante, bar, laboratori e sale convegni, adeguando la struttura museale anche alla vitalità che le ha impresso il direttore Paolo Giulierini sin dal proprio insediamento nel 2015.
E il segno partenopeo dell’innovazione, dopo aver vinto una gara nazionale di progettazione, arriva nel capoluogo toscano dove la biblioteca nazionale troverà casa per la sezione periodici in un cinquecentesco convento nel centro storico, ampliato nell’ottocento e adibito poi a caserma. Così Napoli dimostra la sua capacità di guardare avanti, costruendo con sobrietà un presente moderno che recupera il passato. Per stupire il mondo.
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