Bagnoli crocevia produttivo, luogo di residenza estiva per borghesi e punto di smistamento che incontra l’arco flegreo. Siamo negli anni ’50 e ’60 e l’autore, in et  adolescenziale, comincia a raccontarsi e raccontare. Luoghi, passioni, amori, aneddoti. Bagnoli …put your head on my shoulder di Davide Tricarico (Kairòs Edizioni pagg. 223 euro 14).
L’ingombrante presenza dell’Iva, o cantiere, comunque ha permesso di formare vite, coscienze, valori come la solidariet , credo politico.
Tricarico racconta tutto questo a partire dalla sua adolescenza, con linguaggio semplice si tuffa nel gentile ricordo del mondo che fu, facendo vivere persone e ritrovi, a partire dal bar più famoso di Bagnoli, La fonte del gelo. Era l che si decideva il da farsi, li puntavano tutti i ragazzi del circondario di Bagnoli Starza, Coroglio, Ina casa.
Tra i ricordi più lucidi vi è la nonna materna e l’amore di quest’ultima per la cultura. Non una letterata ma lungimirante, una donna che seppe interpretare il declino della cultura negli anni ’50 e che reag, in quel contesto storico, quasi in solitudine, aprendo uno spazio chiamato biblioteca.
Un pianerottolo di uno storico palazzo al centro della citt . In un clima socialmente e culturalmente depressivo quel luogo, nato come un sogno, era scarsamente frequentato e man mano andava spegnendosi. Ma pure qualcosa accadde.
Un giovanissimo, con abiti da lavoro e con il tipico cappello in testa ricavato con carta di giornale, a forma di barchetta, si aggira in quei pericolanti scaffali a trovare qualcosa da leggere. Una storia come tante quella del ragazzo che si sentiva dire dal padre di dover andare a lavorare piuttosto che perdere tempo a scuola; doveva produrre, portare quei pochi spiccioli settimanali per sobbarcarsi anch’egli il peso della famiglia, “a semmana”.
Ma l’indomito giovanotto seppe resistere e, pur sbarcando il lunario assieme al padre, riusc a diplomarsi e finanche a laurearsi.

Leggere questo libro non è semplicemente il ritorno a un passato per piangerci su, per cristallizzare momenti ed eventi che non ritorneranno più.
Si avr  la sensazione che non ci si trova in un dolce cullarsi vedendo all’indietro, ma quella rivisitazione, quel dolce incanto ti ringiovanisce la memoria, la proietta in avanti, la sveltisce; aprire quei “cassetti” ti risolve il ricordo di pezzi di vita mai dimenticati è che mai potranno esserlo.
L’autore immagina Bagnoli come Macondo, quel paese immaginario immerso nella foresta colombiana, dove si svolgono le vicende del romanzo di Garcia Marquez.
Un villaggio con poche case costruite con il fango che man mano cresce e prospera economicamente, prima di essere cancellato, da un violentissimo vento, dalla faccia della terra.
Nel pensiero di Tricarico (provo a interpretare) probabilmente questo è un monito a sbrigarsi, a muoversi verso quel promesso programma di sviluppo della parte occidentale della citt , non aspettando che il quartiere di Bagnoli venga spazzato via per sempre assieme al riscatto atteso; un grido, quello dell’autore, che vuole superare quel grigiore e sospeso post che non chiarisce identit , appartenenza. Un luogo, purtroppo, anonimo e senza più storia.

In foto, l’Ilva di Bagnoli e la copertina del libro

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