“Gli anni della disobbedienza” è l’emozionante romanzo di Giulio Di Luzio. Che narra la storia di Roberto un cinquantenne sposato, disilluso dalla vita, depresso, con una quotidianità che fatica a tenere in equilibrio tra incubi, notti insonni e attacchi di panico di cui sta cercando le cause. Grazie alla psicanalisi, riemerge il conflitto interiore che lo attraversa fin dagli anni della sua giovinezza. Ancora ventenne, il ragazzo scelse la politica all’amore. Da qui un romanzo di formazione, un’esplorazione emozionante di quegli anni indimenticabili di contestazione, ideali e sogni.
Roberto è un personaggio ben costruito, capace di regalare al lettore numerosi momenti della sua esistenza. Se la prima parte del romanzo, infatti, indaga sul passato, la seconda apre le porte al presente, in una narrazione contemporanea e omogenea.
L’uomo sembra attraversare un periodo complesso della sua vita, ritrovando un po’ di respiro solo nella psicoanalisi e nell’assunzione di farmaci antidepressivi. Uno squarcio nel passato, quello raccontato dall’autore, dove propaganda, fiumi di volantini, e amicizie consolidate, raccontano una porzione di storia dove l’emozione la fa da padrone. Roberto, Luigi, Nicola, anti militaristi, decidono di optare per l’obiezione di coscienza, da qui un viaggio tumultuoso verso la vita. Questi ultimi, insieme a Olinda e Antonella, sembrano, infatti, alla ricerca del loro destino, fino a intraprendere ognuno una strada differente. Un romanzo generazionale, dove passato e presente, si mescolano insieme, regalando una visione ampia su ciò che è stato e su ciò che sarà.
Di grande impatto la componente emotiva, l’autore, infatti nel suo testo, oltre a dare spazio alla politica, spalanca le porte alle emozioni. Roberto, il protagonista, racconta di un rapporto sensazionale con sua madre, che pagina dopo pagina, si riscopre il vero collante della famiglia. Una degenza dolorosa, la scoperta di un trauma, la paura di lasciare la mano di chi ci ha messo al mondo. Tematiche che ben si allacciano ad un romanzo di formazione, un testo che con un linguaggio semplice, arriva al cuore del suo lettore.
Seguendo il filone dell’emotività, Roberto sembra ancora cercare nei suoi sogni “Carla”, l’amore giovanile mai realmente consumato. Da qui una riflessione profonda, dove Marina, la donna che lo affianca da diversi anni, sembra far spazio al vecchio, per poi scoprirsi l’unica risposta al male interiore. Una spaccatura che costerà al protagonista non poca fatica, una porzione di spazio, dove saranno proprio i sentimenti la bussola nell’oblio della vita.
L’autore, nel suo testo, è capace di accompagnare il lettore nel turbinio tumultuoso del disagio mentale. Che non viene affrontato con superficialità e snobismo, quanto piuttosto toccato con mano leggera, raccontato con giusti termini, con il giusto peso.
La depressione del protagonista scava nel fisico e nell’anima, rende grigi gli ambienti, graffia il cuore. Una condizione palpabile, un excursus di vita dove il dolore a poco a poco, lambito da una forza più grande, sembra come svanire sotto il peso ingombrante dell’amore.
Un romanzo semplice e scorrevole, capace di intrattenere ed emozionare. Un testo con dialoghi impattanti, dettagli che fanno battere il cuore. Un epilogo emozionante, dove l’arrivo di una nuova vita sembrerà decretare la fine di ogni dolore. (Miriana Kuntz)
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