“Fare finta di niente uccide la gente”. Un urlo semplice e forte allo stesso tempo. quello di Rosaria Iazzetta, artista napoletana che si muove tra Mugnano e Tokyo. Un’esperienza vissuta tra il 2000 e il 2005, in seguito a una borsa di studio. E dal 2003 ha cominciato una collaborazione con una galleria a Tokyo, la Soh Gallery che si occupa principalmente di sociale, tematiche alla quale è legata da sempre, e che porta nella sua arte: fotografia e scultura.
Il grido “Fare finta di niente uccide la gente” si leva dal suo ultimo lavoro “PnP – Progresso non Pubblicit “, un servizio fotografico, portato al teatro Instabile di Napoli, su quanto la camorra influisca nella nostra vita di tutti i giorni.
“Purtroppo siamo assuefatti a non guardare più a certi problemi diventati tanto complicati che preferiamo voltarci dall’altra parte spiega l’artista, che aggiunge: Il mio lavoro vuole portare alla luce ciò che avviene alle nostre spalle. Noi senza sapere, contribuiamo ad aumentare la criminalit . Io voglio portare a conoscenza che certe cose possono essere combattute con la consapevolezza”.
Ed ecco nelle foto si parte dalla paura di morire e si passa per il legame di tutto ciò che è materiale: “L’essere umano tende ad accumulare beni materiali, ma l’unica cosa che portiamo con noi, sottoterra, è la coscienza”. Altri scatti raccontano come alcuni settori, apparentemente insospettabili, sono manovrati dalla camorra. Uno su tutti, il settore ristorazione. L’imposizione del pizzo, dei prodotti da vendere, il racket. “Ho raccontato questo attraverso una pistola, il sopruso della pistola” e cos l’arma portatrice di morte diventa pane, mozzarella, pizza, carne…
La Iazzetta vede una luce di speranza: “Solo un atteggiamento di indignazione può portare al riscatto. Ci costringono a subire perch fanno leva sulla nostra paura. Dobbiamo provare disgusto, dobbiamo allontanarci per combattere”. Non solo disgusto, ma anche amore: “Solo attraverso l’amore vero possono cambiare determinati atteggiamenti. Non dobbiamo abbandonare mai la speranza o si ritorna indietro”.
Dopo l’Instabile, il progetto dovrebbe girare per la Campania. Nei comuni di Ercolano, Caivano, Castellamare e Pompei, anticipa l’artista, “vogliono portare all’esterno questi scatti. O stampati o proiettati su muri ciechi”.
La diffusione del messaggio, attraverso un linguaggio fruibile da tutti, è da sempre nelle corde della Iazzetta. Ed è cos che è nato il progetto dei banner a Scampia, risalente al 2008. “Per questo progetto preparai uno scatto, me vestita da sposa davanti alle Vele di Scampia”. Il titolo esprimeva tutto: “Sposo il vento cos faccio andare le Vele”. A Scampia arrivano solo i manifesti elettorali, messaggi sociali o pubblicit glamour non arrivano: “manca una cultura dell’immagine pubblicitaria, non c’è confidenza con la fotografia. Io ho deciso di usare il media pubblicitario, ma senza vendere niente, solo per dare speranza”. Infatti i banner sono stati installati in punti dove sei costretto a guardarli, usando colori come il nero e il giallo che attirano l’attenzione. “Devono aiutare a ragionare” spiega l’artista e continua “Quello che volevo dire doveva essere semplice e arrivare senza equivoci”. Eppure, qualcosa è stata equivocata: “La frase sulla piramide: “a chi ama è consentito ridere” fece pensare che si sarebbe venduta meno droga. Ma non era quello il messaggio. Piuttosto, poteva esserlo quello sul colonnato: “se la felicit non la vedi, trovala dentro”. Ma questo non ha dato fastidio, mentre quello sulla piramide lo hanno tolto”. E un banner è stato vandalizzato: “Quello sulle Vele… è stata tagliata la parola “Vele”. Nonostante tutto, l’installazione è proceduta senza intoppi, anche se “mentre montavamo, qualcuno veniva a chiedere perch, dicevano di non metterli, ma capito che non si faceva loro alcun torto, non ci sono stati problemi”.
E intanto la speranza resta inalterata: “quando il vento dei soprusi sar finito, le Vele saranno spiegate verso la felicit ”
Sopra, Rosaria Iazetta (foto di Maria Volpe Prignano). In basso, un’opera dell’artista