PRIMA PARTE
Nostos, ritorno. Algos, dolore. Nostalgia, il dolore del mancato ritorno che si accompagna al desiderio di ritornare a casa. Il pensiero corre a Ulisse. Il primo nostalgico che la storia ricordi? No, il sentimento della nostalgia appartiene alla storia evolutiva degli umani, risale ai suoi albori.
Amo essere preso spesso e improvvisamente da un senso di nostalgia per la vecchia casa, i vecchi amici, le partite a tressette che da ragazzo amavo veder giocare dagli adulti, più che giocare attivamente era troppo distratto per ricordare tutte le carte che erano state tirate. Era egualmente appagante e divertente seguire i “ragionamenti” alla fine di ogni partita e l’innocuo litigare tra le due coppie di partecipanti, soprattutto quelli interni a ciascuna coppia tutto un accusarsi e difendersi, ciascuno chiuso nella ostinata rivendicazione della bont delle sue scelte di gioco.
Da bravo goloso, coltivo nostalgie alimentari per i piatti gustosi della cucina povera, per quelle pietanze ora precluse per ragioni caloriche i gattò di patate divorati senza pensare agli effetti dietetici devastanti dovuti alla combinazione di amidacei, latticini e salumi, i fritti di ogni genere, d’inverno i ragù pippiati per sei ore filate, la carne strabollita in olio, lardo e strutto; in estate le insalatelle di pummarola e basilico “scustumate d’uoglio”.
La psicologia recita che la propensione a vivere nel passato è un indubbio segno di depressione. Non posso fare a meno di pensare al passato, ricordi frequenti, per fortuna quasi sempre indolori. Anzi il ricordare genera in me un senso di benessere al pensiero dei passi in avanti compiuti. Il sentirmi proiettato nel futuro mi accompagna, nonostante l’et non più verde.
La nostalgia mi riporta alle radici, mi d il senso della continuit , mi accresce l’autostima, mi arricchisce l’esistenza, mi d la forza per andare avanti. Il pensiero di tutte le difficolt che ho dovuto affrontare mi incoraggia a pensare che ce la farò ancora una volta, a dispetto delle avversit che, nonostante qualche cedimento, continuo a fronteggiare. Sento di avere ancora interesse nei confronti della vita, anche adesso che vivo un momento non proprio facile.
Spesso l’oggetto del mio scrivere rinvia ai tempi andati. Nostalgie proustiane, direbbero il più benevoli, segno palese di senescenza insinuerebbero i malevoli. Decisamente più equanimi i risultati del questionario socio-psicologico chiamato “Scala di Southempton”. Un dottore di origine greca Constantin Sedikides, naturalizzato inglese e operativo presso la omonima universit , ha provato a misurare la nostalgia. I risultati dimostrano inoppugnabilmente che la nostalgia è un antidoto alla solitudine, la noia e l’ansia; ci fa sentire più generosi nei confronti degli estranei, più tolleranti nei confronti degli outsider.
D’inverno la nostalgia ci scalda il cuore, sostiene con calore Sedikides, magari lo ha sperimentato lui stesso, contrapponendo all’umido delle brume inglese le immagini assolate della sua terra, il bianco e il celeste delle case disseminate nelle tante isole e la limpidit salmastra del mare, quando le insidie della home-sickness si fanno sempre più minacciose.
IL DOLCE ABBANDONO AL PASSATO
Il bello della nostalgia. II parte
Certo, non si può negare che lo sguardo rivolto prevalentemente al passato possa rivelarsi deprimente, indurre sofferenza, accentuare quello che gli psicologi chiamano «discontinuit del s» preludio a un senso di perdita e di spaesamento, con annessi disagi fisici e mentali. Un preludio che si fa penoso, quando il come eravamo’ prende il sopravvento sul presente e ci ricordadi ciò che siamo oggi. Comparativo assoluto, devastante.
“Ogni bella scarpa addiventa scarpone” recita l’antico adagio napoletano. Il paragone degrada, direbbe con un pizzico di distaccato cinismo l’intellettuale radical-chic. Eppure da più parti si levano voci contrarie di ricercatori circa l’utilit della nostalgia ai fini del superamento del momenti difficili. Il convincimento è radicato a tal punto che alcuni psicologi sperimentali tedeschi ricorrono alla musica per sollecitare nei loro pazienti una “tensione nostalgica”. A questo stato artificialmente indotto fa riscontro, a livello fisico, un aumento della temperatura corporea aconferma della stretta correlazione tra mente e corpo.
Negli individui che mostrano un sano senso di «continut del s», la nostalgia svolge una funzione esistenziale fondamentale, fa emergere nella mente speranze rassicuranti a noi care, che ci fanno sentire apprezzati e fanno apparire significativa la nostra esistenza.
Traggo conferma per tutto questo dal mio personale vissuto, l’infanzia e la fanciullezza segnati da penuria di mezzi e ricchezza di affetti, che si sarebbero rivelati un serbatoio inesauribile per la mia scrittura, un linimento per i disagi e le paure del presente, alimentate dai tempi difficili che viviamo.<