Nel bel concerto al Circolo della Marina a Napoli di martedì, 9 maggio, la pianista Maria Gabriella Mariani ha ancora una volta messo alla prova, vincendola, la sua peculiare capacità di esprimere con la musica le parole taciute e i colori segreti, quelle lettere e quei refoli trascoloranti che sottendono e alitano intorno alla partitura musicale.
Si tratta di un particolare ‘linguaggio’che non sempre viene appreso e fatto proprio fin dall’inizio dall’artista, ma spesso rischia di scorrere in un suo solco a parte, senza che possa fondersi con i significanti delle note.
Con il genio che unisce due mondi di musica e di pensiero, il Beethoven delle Sonate percorse dalle temperie del secolo o luminose del miracolo della luce di luna, è un intero universo che traluce dall’esecuzione  di Maria Gabriella Mariani: un mondo dove la nostra artista si è avventurata varcandone percorsi sempre più impervi, passando dallo studio della storia a quello dell’economia, peraltro non agli antipodi con quello dell’arte,(e molto meno arido e più carnalmente umano di quanto non si supponga).
La sua è una famiglia musicale, dove basta unirsi per formare armonie e consentire a idee e pensieri di trasmetter contagi come un polline primaverile, o come una passione che comunica le sue vampe per tacite e ineludibili intese.
L’incontro con i grandi maestri è determinante per la giovane allieva. Aldo Ciccolini, tra gli altri, colloca l’artista in nuce dinanzi a sé stessa, in un gioco di specchi che scambievolmente si passano stimoli, ma che esigono continui accomodamenti per un’osmosi reciproca e senza spiazzamenti.
Così la curiosità della giovane artista vividamente si nutre a esperienze diverse e desuete in sentieri talvolta ignoti, ma in grado di porle sempre nuovi interrogativi e palesarle i pensieri segreti dei suoni che si svelano o giocano a nascondino per palesarsi in trasalimenti inattesi: quel passaggio dei tempi musicali che, come i tempi della vita, vanno dalla pensosa lentezza del ‘moderato’ all’espressività cullante degli ‘andanti’, pronti a passare attraverso la smagliante rete delle ‘variazioni’ alla dolcezza contemplativa dell’’adagio’ alla vivacità dell’’allegro’ e tutti, insieme, pronti a entrare in dialogo con la vita e talvolta, al pari di essa, esigere i loro guizzi di gioia.
Sotto le agili mani di Maria Gabriella Mariani si palesa tutto quanto fa di una musica un’ala ventosa di vita vissuta, alimentata dai sogni di qualcuno che abita dentro di noi e cova, complice e vittima di noi, i suoi diritti di abusivo.
Allo stesso modo, Maria Gabriella Mariani punteggia accuratamente la sua interpretazione vincendo l’insidia che si nasconde dietro l’apparente innocenza delle note. Ed è solo in casi come questo che platea e palcoscenico entrano in vibrazione reciproca, in un corto circuito la cui tensione si scioglierà nell’abbandono liberatorio dell’applauso.
Poi il bis d’obbligo, i saluti, i sorrisi, la musicista è nel pubblico sorridente e serena… ma quanto è accaduto, quanto ancora mille volte accadrà le resta sul viso, intenso e delicato nella cornice dei capelli neri, nella grazia quasi infantile del sorriso, nella generosità di dare e di darsi e in tutto quel retroterra che le consente di scrivere a parole e a colori, ma senza cadere in cromatismi e in enfasi inappropriate, le sue pagine di musica: a colori e a parole alla Gauguin, alla D’Annunzio, due dei suoi temi di studio: l’uno mari e spiagge assolate, ombra di palme e donne discinte ‘in castità simbiotica’ con la natura, l’altro innocenza e peccato, parole avvampanti e ‘in castità simbiotica col mondo’: entrambi alla ricerca del mistero dell’essere alle cui testimonianze generose noi tutti attingiamo.
Per saperme di più
http://www.mariagabriellamariani.it/la_mia_storia.html
In foto, Maria Gabriella Mariani

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