Racconto la mia esperienza da curatrice della mostra di Leperino al Museo. Frammenti di oggetti quotidiani o di marmi antichi, disseminati nei campi e ritrovati casualmente durante i lavori di costruzione, che riportano alla mente dell’artista l’esistenza di una civilt antica che in quei luoghi è nata ed è diventata grande e potente, sepolta per secoli ed emersa, poi, a riportare una memoria dimenticata.
tutto questo che Leperino porta nelle sue installazioni e, in particolare in Landscapes of Memory, il complesso progetto per il Museo Archeologico di Napoli, in cui paiono riunirsi i fili della sua storia, sia esistenziale che artistica, e in cui si mescolano presente e passato, memoria antica e recente, in un contesto straordinariamente impegnativo come quello della grande statuaria antica della Collezione Farnese del Museo Archeologico di Napoli.
Cos come nelle sue opere precedenti Leperino si è cimentato sia con le tecniche artistiche tradizionali che con quelle sperimentali, mescolando, in perfetta coerenza col tempo contemporaneo, pittura e fotografia, scultura e nuovi media, performance e suono, in Landscapes of Memory l’artista armonizza elementi eterogenei l’antico e il contemporaneo, la scultura e la pittura in un intreccio percettivo che esalta la grandezza muta e misteriosa del monumentale gruppo scultoreo del Toro Farnese e fa s che la superficie pittorica che emerge da dietro di esso, altrettanto monumentale, divenga una presenza fisica che non rappresenta un luogo, un paesaggio, ma è presenza reale in rapporto diretto tra esperienza poetica e vissuto quotidiano.
Nella foto, la seconda installazione di Christian Leperino allestita al Museo archeologico