Acqua, siccità, invasi, mancate infrastrutture, questo è il moderno linguaggio in Sicilia, dove in certi Comuni il bene liquido più prezioso è razionato, ciclico, scorre nei tubi a giorni alterni. A sentire le dichiarazioni la colpa non è di nessuno, anzi, è del tempo, della pioggia che non arriva, della natura. L’uomo, che nulla fa, incolpa il mondo che calpesta e offende.
Le istituzioni dicono di fare tutto quanto è nelle loro facoltà, anche spendere 2 miliardi in 17 anni per combattere la siccità dell’isola senza risolverla. La cabina di regia della Regione ordina di interrompere il flusso idrico verso alcuni Comuni. Il fornitore “Siciliacque” addirittura denuncia ai carabinieri i “cittadini razionati”, quelli che vedono l’acqua in casa pochi giorni a settimana, perché questi, stufi e stanchi, occupano un invaso per attirare l’attenzione.
Il gestore operativo e tecnico degli invasi alza le mani e aspetta l’indirizzo della cabina di regia (Regione Sicilia), mentre quest’ultima dice di fare tutto quanto è nelle proprie possibilità per alleviare le difficoltà dei cittadini. Così tutti sono salvi. Tranne i malcapitati “razionati”.
Il Presidente della Regione Sicilia esprime solidarietà a quella parte di popolo che in questo momento sta vivendo estreme difficoltà e sostiene di non essere aiutato dagli eventi atmosferici.
Se così stanno le cose, esiste un colpevole oppure no? A chi devono appellarsi quei “malcapitati” a cui manca un bene necessario ed insopprimibile, quella cosa che mette a disposizione madre natura.
Pompe di risalita, controllo elettronico del livello dell’acqua nel serbatoio, sono termini di cui non ne conosciamo l’esistenza, eppure in Sicilia sono strumenti che fronteggiano la mancanza d’acqua. Da questa parte dell’Italia si ignorano parole che, al contrario, dall’altra sono salvavita.
A risentirne pesantemente sono anche e soprattutto i settori economici strategici per la Sicilia, quali l’agricoltura, ovvero le colture irrigue come olive, mandorle, agrumi, vigneti, perfino il grano che tale non è. E poi l’allevamento, gli agricoltori non sanno come dare da mangiare e dissetare gli animali, così scatta un fenomeno barbaro come l’abbattimento dei capi più anziani o la vendita, a prezzi dimezzati, di parte del bestiame.
Tutto questo accade qui da noi, in Italia, ma gran parte del nostro paese non lo sa, non immagina che questi problemi vanno anche oltre la qualità della vita, diventano esistenziali per la semplice sopravvivenza, hanno voce e volti e sono patiti dalle famiglie della porta accanto.
Ma ora siamo impegnati a pensare ai regali di Natale, a rispettare le “feste comandate”, ad abbuffarci di vino e champagne per il saluto al nuovo anno, cosa importa se dall’altra parte dell’Italia manca addirittura l’acqua potabile.
Siamo diventati tutti figli dell’indifferenza, più che a sostenerci per assicurare pari diritti agli altri, umani, sociali e civili, chiudiamo gli occhi e brindiamo tra chi può.
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