In Italia si legge meno? Ci affidiamo ad Amazon. I primi due mesi del 2022 hanno fatto registrare una flessione nella lettura dei libri di romanzi e saggi, sia nelle librerie che online.
Ma dal 17 marzo scorso è di nuovo attivo il bonus cultura, così le persone che hanno compiuto il diciottesimo anno di età nel 2021, possono richiedere il contributo economico per spese in libri, acquisto biglietti per eventi culturali, musei, corsi di teatro, musica e danza. E chi farà la parte del leone a convertire il bonus cultura in acquisti dedicati sarà proprio Amazon.
La più grande internet company al mondo fagociterà quasi tutto il mercato di acquisto per le attività previste dalla misura governativa. Insomma, soldi pubblici che vanno nelle tasche di Bezos e della sua azienda statunitense.
Francamente questa modalità “ingrassa” il più grande capitalista mondiale di vendite commerciali, non esiste nessun punto di equilibrio con le piccole case editrici in costante difficoltà e affanno, nessuna relazione con editori indipendenti, con punti di distribuzione alternativi. No, si bada al grosso, al colosso, a chi non ne avrebbe proprio bisogno, lasciando al proprio destino tutti quei piccoli operatori della cultura, del teatro, della danza.
Ancor meno per periodici e quotidiani, dove nelle grandi città non esistono più le edicole tradizionali, ma quasi tutti contenitori che espongono gadget, souvenir e prodotti della moda del momento, futili e vuoti di qualsivoglia contenuto culturale.
Il ritornello più esternato è:” la società è cambiata”. Si, è vero. È cambiata a favore dei più forti, di quei gruppi di interesse che fanno cartello per “uccidere” i più piccoli, anche quelli con tradizioni centenarie.
Il consiglio dei ministri italiano, su proposta del ministro della cultura – Dario Franceschini, ha stanziato fondi e previsto aiuti materiali per la ricostruzione del teatro di Mariupol, in Ucraina, buttato giù dalle bombe russe.
Con tutto il rispetto per un luogo culturale distrutto in un teatro di guerra, parrebbe sfuggire all’esecutivo nazionale la crisi irreversibile delle sale cinematografiche e teatrali italiane.
Solo a Roma, secondo il presidente dell’associazione teatri italiani privati, Massimo Romeo Piparo, si rischia la sparizione di circa il 40% di aziende private che gestiscono sale della capitale. Con relativo perdita di lavoro per i tanti artisti e le svariate maestranze che vi operano e ne vivono. Siamo in presenza di un vero e proprio genocidio culturale, e non solo!
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