Lo scorso mese di Gennaio il ministro Roberto Calderoli si “vantava” del fatto che il presidente della Regione Campania – Vincenzo De Luca – fosse d’accordo con lui sull’autonomia differenziata: “Calderoli, anche De Luca favorevole alla mia proposta su autonomia differenziata” (Il Sole 24 Ore, 8 Gennaio 2023).
Proprio mentre Stefano Bonaccini, dal primo momento d’accordo con la Lega a “spaccare” l’Italia, chiamava come suo vice nelle primarie del Partito Democratico esattamente il figlio del governatore campano, Piero De Luca, per coordinare le politiche e il programma del Mezzogiorno. In quei giorni Bonaccini andava sostenendo che sull’autonomia differenziata era pronto al confronto nel merito con il Governo di destra.
Le scelte politiche della famiglia De Luca degli ultimi mesi, molto probabilmente, sono state orientate a un patto non scritto tra l’aspirante segretario del PD (poi bocciato ai gazebo) e il governatore Vincenzo De Luca. Quest’ultimo avrebbe scelto di votare Stefano Bonaccini alle primarie per un appoggio del PD al suo terzo mandato in Regione Campania. In cambio avrebbe potuto “ingoiare” l’autonomia differenziata sottoscritta da Bonaccini.
Ma qualcosa è andato storto; Bonaccini ha perso e Elly Schlein ha puntato il dito contro un possibile terzo mandato della dinastia dei De Luca in Campania.
Nel frattempo Vincenzo De Luca cambia radicalmente opinione sul disegno di legge Calderoli e spara a salve con queste parole: L’Autonomia differenziata di Calderoli è un bluff, lo pagherà il Sud.
Questo familismo politico (amorale) all’ombra del Vesuvio non fa bene ai cittadini della Campania, queste ambiguità politiche finiscono per danneggiarli, vittime inconsapevoli di mestolatori di pietanze (politiche) che agiscono all’ombra di chi governano.
Il presidente Vincenzo De Luca dica con chiarezza definitiva, unitamente al figlio (deputato e vicepresidente del gruppo parlamentare), se è contro la separazione dell’Italia, faccia capire se sostiene attivamente il movimento dei sindaci del Sud scesi in piazza il 17 marzo scorso, proprio qui a Napoli. La finisca di subordinare i propri interessi politici alla istituzione che rappresenta. Padre e figlio dichiarino guerra non solo al disegno di legge Calderoli, ma contro ogni pretesa autonomia che “piegherebbe” definitivamente il Mezzogiorno.
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