Secondo l’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) i disabili cognitivi (art. 3 – L. 104/92) non possono entrare nel cosiddetto mercato regolato per la richiesta di energia domestica (Servizio di maggior tutela).
Nonostante la Legge 104/92, recante norme per l’assistenza delle persone handicappate (assistenza, integrazione sociale e diritti), stabilisca il trattamento da riservare ai disabili fisici, psichici e/o sensoriali, in questo caso, la “vulnerabilità” del soggetto disabile grave non basta per essere tutelato. Motivo? Il disabile cognitivo non è intestatario del contratto di fornitura richiesto. 
Siamo al paradosso: mentre la legge garantisce le persone affette da handicap e riconosce la tutela della loro “debolezza” sociale, l’Arera stabilisce che la stessa persona minorata (disabilità psichica) deve essere trattata al pari di tutti gli altri.
Più chiaramente, se da un lato una persona non ha capacità di intendere e volere, per problemi mentali, dall’altro si pretenderebbe, dallo stesso, di far firmare a questi l’autocertificazione della “propria” vulnerabilità per poter aspirare a tariffe agevolate, per il consumo di energia domestica.
Come può un disabile, riconosciuto soggetto giuridicamente “interdetto”, al punto da riconoscergli un tutor (amministratore di sostegno) attraverso la nomina di un Giudice Tutelare, firmare il proprio contratto di energia? Un disabile grave al 100% riconosciuto come tale è soggetto debole o no, è tutelabile o meno, è vulnerabile o non meritevole di attenzione?
Eppure, prima di questa “disattenzione”, grave e intollerabile, i soggetti deboli che usufruivano delle prestazioni  stabilite  in loro  favore,  in  relazione  alla  natura  e  alla  consistenza  della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative, attraverso la legge-quadro per l’assistenza degli anni ‘90 e la successiva Legge 328/2000 (il sistema integrato di interventi e servizi sociali), pur tra mille contraddizioni, potevano contare sulla teorica considerazione del legislatore dal punto di vista della propria tutela, che ne estendeva il concetto dei “processi inclusivi”, tracciando cosi, una più netta affermazione dello stato sociale minimo garantito dalla Stato.
Purtroppo siamo al “mercato” dei servizi pubblici, i più deboli finiscono anch’essi sotto l’egida del privato, anche per loro le tariffe vanno aumentate.   
Il Servizio elettrico nazionale scrive, candidamente, cheper rientrare nella categoria dei clienti vulnerabili è necessario che l’intestatario della fornitura sia disabile, ai sensi della legge 104.”, trincerandosi dietro la deliberazione ARERA 383 del 2023.
Sembrerebbe del tutto pacifico (e incontrovertibile) che un disabile con ritardo cognitivo grave e/o gravissimo, al punto da affiancargli un contraente terzo per le sue quotidianità e scelte di vita, non possa firmare alcunché. Nonostante lo decreti un giudice, nonostante il servizio sanitario pubblico “riconosce e prende in carico” tutto ciò viene assurdamente e vergognosamente vanificato dalla liberalizzazione del mercato dell’energia.
Senza voler scomodare giurisprudenza consolidata in materia, si cita, una per tutte, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Sul punto, tale organismo sovranazionale, negli obblighi generali, stabilisce che gli Stati debbano «adottare tutte le misure, incluse quelle legislative, idonee a modificare o ad abrogare qualsiasi legge, regolamento, consuetudine e pratica vigente che costituisca una discriminazione nei confronti di persone con disabilità».
Se la legge e le Convenzioni internazionali mettono sullo stesso piano i “diritti” dei disabili fisici, psichici e/o sensoriali, perché gli enti gestori dell’energia introducono, surrettiziamente, una condizione a monte che ne determina una disparità di trattamento fra gli stessi?
Questo è molto più di un abuso, è una illegalità e come tale dovrebbe essere eccepita attraverso un giudizio terzo, indipendente, che richiami l’Italia a superare una pratica discriminatoria. 
Stavolta proprio non si può stare fermi e permettere un’ennesima “bruttura” umana. Perché di questo si tratta: diseguaglianza ed esclusione a una pari dignità del vivere.
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Foto da Pixabay

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