La grande distribuzione facente capo a Carrefour, la catena di ipermercati francese, ha deciso, in via del tutto autonoma, che i prodotti alimentari quali bibite gassate Pepsi, 7Up, Gatorade e patatine Doritos, non saranno più vendute sugli scaffali del colosso distributivo, nei negozi di Francia, Belgio, Spagna e Italia. Motivo: aumento ingiustificato e continuativo dei prezzi al consumo (speculazione perpetua).
Una maniera intelligente per combattere l’inflazione, diretta, senza mezzi termini e mediazioni inconcludenti. E lo hanno pure dichiarato ai consumatori, inondando gli scaffali con cartelli che lamentavano “aumenti di prezzo inaccettabili” di quei prodotti.
La Carrefour non ha aderito a ciò che fanno tutti, ovvero ribaltare gli aumenti di prezzo sul consumatore finale, si è assunta la responsabilità di “spezzare” una catena perversa che vede sempre più dimagrire il portafoglio dei cittadini che stanno portando a casa un paniere di beni di prima necessità sempre più magro. Se i produttori di alimenti e bevande fanno speculazione attiva, approfittando dell’andamento dell’economia mondiale, condizionata da pandemia prima, guerre e inflazione poi, debbono essere giustamente puniti.
Carrefour è uscita allo scoperto, ha determinato un processo a vantaggio delle famiglie, un tentativo che non trova “gemelli” nel campo della grande distribuzione, ma un segnale di controtendenza assai interessante.
In Italia si è scelta una via diversa, il carrello tricolore valido solo tre mesi (ottobre-dicembre 2023). Una scelta del tutto impercettibile, dove i soggetti commerciali vi aderivano per loro libera scelta, senza punti di riferimento sulle dinamiche dei prezzi al consumo. Una maniera passiva e poco efficace che ha subito le lobby della grande distribuzione.
Secondo una indagine di Altroconsumo, le occasioni di risparmio, grazie alla misura del Governo Meloni, sono state “compensate” dalla diminuzione del 36% dei prodotti che prima del trimestre beneficiavano della normale scontistica (promozioni, offerte, etc.). Ovviamente olio, acqua minerale in bottiglia, oltre a verdura, carne e pesce freschi, non hanno mai trovato “spazio” nel carrello tricolore.
Ma l’organizzazione dei consumatori scende ancor più nel dettaglio. Appena il 22% dei prodotti del carrello si sono rivelati più economici, mentre il 78% dei prodotti fuori da quest’ultimo risultavano essere ben più convenienti di quelli controllati. In generale, i prodotti alimentari, nel trimestre ottobre-dicembre, sono addirittura aumentati del 4% e del 5% rispettivamente nei super e negli iper, e dell’1% nei discount. Questo vuol dire che l’inflazione si è rivelata una dinamica assolutamente sganciata da misure palliative, il carrello tricolore gli ha fatto praticamente il solletico.
Chi ha deciso quali prodotti entravano nel carrello per controllarne i prezzi? Quali organismi pubblici accertavano l’efficacia dei prodotti in esso contenuti? Quali e quante categorie a rappresentanza dei cittadini-consumatori sono state coinvolte? È stato preventivamente strutturato un Osservatorio per esercitare azioni attive a vantaggio delle famiglie? La pubblicità dei prodotti su cui si risparmiava è stata adeguata, efficace, persuasiva? Niente di tutto ciò si è palesato!
Allora la Francia dà una sonora lezione al belpaese, i cuginetti d’oltralpe battono i pugni a difesa dei loro cittadini, mentre nel nostro paese si adottano misure fumose e semiserie a vantaggio di nessuno.
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