Una coppia gay di Milano, unita civilmente, si vede rifiutare la locazione di un appartamento perché non eterosessuale; a Roma un omosessuale viene insultato e malmenato ad una stazione della Metro B, nell’indifferenza degli astanti; la sindaca di Latina, prima concede (anche su impulso pubblico di Tiziano Ferro) e poi nega il patrocinio al Lazio Pride che si svolgerà il prossimo 8 luglio nella “Città dei Diritti”, come si legge sul sito ufficiale del Comune (https://www.comune.latina.it/).
Ci risiamo. Tre esempi che confermano il clima culturale di una società sempre più escludente e respingente. Non che qualche anno fa la situazione fossediversa, ma l’acuirsi della forbice tra ricchi e poveri, tra soggetti inclusi ed esclusi, da chiusure all’altro, non favorisce una pacifica e condivisa esistenza.
Per provare a essere più netti, le ineguaglianze sociali, non fanno altro che accentuare le differenze che esistono per l’orientamento sessuale, per il reddito, per l’appartenenza alla classe sociale, per la religione e finanche
La negazione del patrocinio al Lazio Pride del Comune di Latina, e prima ancora quella tentata dal presidente della regione Lazio al Roma Pride 2023, non fanno altro che ingenerare nell’opinione pubblica posizioni di pro e contro a queste manifestazioni, infondendo una cultura divisiva e deleteria, portata avanti proprio dalla politica e dalle istituzioni, ovvero da quei corpi sociali che, al contrario, dovrebbero proporre modelli di società improntati alla libertà e inclusività.
La stessa Unione europea consente che gli Stati membri vadano in differenti orientamenti giuridici, anche in presenza di documenti programmatori sovranazionali, che risultano essere giuridicamente vincolanti, in difesa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Ma se le iniziative di stimolo dei paesi più avanzati in tema di diritti di cittadinanza non bastano, quali misure di protezione sociale possono essere messe in campo?
Alcuni Governi hanno adottato dei veri e propri programmi di azione nazionali con progetti promossi dai servizi pubblici, al fine di incrementare l’accettazione sociale e l’empowerment dei cittadini Lgbt Paesi Bassi), altri hanno creato un’Agenzia pubblica con il compito di promuovere, tra l’altro, la tolleranza e i diritti umani (Svezia), altri, ancora, un programma di lavoro per contrastare pregiudizi obsoleti e garantire a tutte le persone le stesse possibilità (Regno Unito).
Quanta materia “psicologica” influisce in talune scelte contro le persone omosessuali? È probabile che sia una componente fondamentale, allora bisognerebbe “accompagnare” chi discrimina verso strutture pubbliche, per indurli a rimuovere tali secche mentali. Non è più solo un atteggiamento culturale, ma molto di più e di più grave, non fittare, allontanare, picchiare, un gay. Ci sono motivazioni più profonde, bisogna capire se assumere taluni atteggiamenti che incitano all’odio, al razzismo e alla xenofobia, nascondono retropensieri di altra natura.
Mentre durante il Covid-19 il Governo, tra le altre misure, disciplinò il bonus psicologico, per mettere fine, al più presto, ad una “anormalità” (chiusure, divieti, etc.) e rientrare in un regime sociale ordinario, questi soggetti, quelli cioè che vogliono far passare una “normalità” per una anormalità, vanno aiutati affinché gli si cancelli dalla testa il concetto distorto che essi hanno delle convenzioni sociali, dei rapporti tra esseri umani, per una libera e civile convivenza. La libertà, compartecipata in tutte le sue infinite declinazioni, di uguaglianza e pari diritti.
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