Una rappresentante istituzionale va agli arresti domiciliari nel 2019, poi questi le vengono quasi immediatamente revocati. Si va a processo e nell’ottobre del 2022 la “rappresentante” viene condannata a 4 anni e 2 mesi di carcere, per un giro di tangenti e finanziamento illecito a sé stessa, ai propri familiari, agli amici ed al partito di appartenenza. Escono le motivazioni della sentenza in questo mese di gennaio del 2024, 650 pagine durissime, compreso il giudizio che la “rappresentante” possa reiterare i reati contestati. Il politico in questione è Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia.
A tutt’oggi la forzista siede ancora nel Parlamento Europeo, nonostante i giudici avvertono che potrebbe incorrere di nuovo nella medesima tipologia dei reati ascritti. E gli altri partiti cosa dicono? Un bel niente!
Quale credibilità potrà mai avere uno Stato che non mette in discussione una carica istituzionale europea in rappresentanza dell’Italia? Perché non le viene revocato il mandato di eurodeputato?
Nel momento in cui sopraggiungerà il terzo grado di giudizio e la “rappresentante” dovesse definitivamente soccombere di fronte alla giustizia, il mandato a Bruxelles sarebbe già finito da un pezzo. Risultato: un politico può essere condannato, evitare la galera e continuare indisturbato nella carica istituzionale, avendo a disposizione le stesse probabilità (peraltro nello stesso luogo) di delinquere. Una dinamica perfetta per incitare alle malefatte!
È vero, per essere colpevoli bisogna attendere i tre gradi di giudizio, fino ad allora prevale la presunzione d’innocenza. Ma perché lasciarla libera nel luogo in cui ha commesso i reati, peraltro in una istituzione in rappresentanza dei cittadini? Questo non è garantismo, è volontà calcolata.
Una statistica del 2021 riporta che nei primi 20 reati per cui si va in galera, in Italia, non vi sono arrestati per corruzione. Ma allora chi va in galera nel nostro paese? Immigrati, tossicodipendenti e chi commette reati di strada. E i politici che corrompono? I potentati economici che truffano lo Stato? No, questi hanno molti più strumenti (soldi-potere) per difendersi.
Le carceri rappresentano, dunque, quello da cui dovrebbero essere più lontane, il luogo stesso delle “ingiustizie”. Le medesime che esistono nella società, i luoghi di detenzione rispecchiano, in modo pedissequo, le disuguaglianze sociali.
La destra italiana invoca il garantismo a favore di politici e imprenditori, mentre usa la clava nei confronti degli immigrati, e non solo. Il teorema meloniano è quello di “delinquenza sociale”, ovvero l’essere duri contro chi, talvolta, commette reati di sussistenza, mentre ci si distrae molto spesso per i reati commessi dai colletti bianchi.
Ritornando a Lara Comi, chi deve essere il “capitano coraggioso” che si assume la responsabilità di sollevare il caso a Roma e a Bruxelles per farla dimettere? Una ricerca non facile tra i candidati. “Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat” (Chi è senza peccato scagli la prima pietra).
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In foto, il Parlamento europeo a Strasburgo, scatto di Erich Westendarp da Pixabay