Se la Bce aumenta i tassi di interesse per contenere l’inflazione, “aggravando” il costo del denaro a scapito di famiglie e imprese, deprimendo l’economia e impoverendo il paniere dei beni di largo e generale consumo, la Francia emana un listino di 75 prodotti alimentari, abbassando loro i prezzi.
Un accordo direttamente con i produttori che si sono detti disponibili a indicizzare i prezzi dei prodotti finali che hanno registrato un ribasso dei costi all’ingrosso. Tutto ciò accadrà entro luglio, tra pochi giorni.
Una misura concreta e sostenibile per i cittadini francesi, un segno tangibile per rimediare a un costo della vita aumentato a dismisura. In Francia l’inflazione è più bassa dell’Italia di alcuni punti, nonostante questo il nostro paese non pensa minimamente a una ipotesi del genere. Eppure la BCE prende le stesse misure monetarie tanto per l’Italia quanto per la Francia. Anche Spagna e Inghilterra ci stanno pensando.
Se il costo del grano ha avuto un netto calo perché la pasta continua ad aumentare, così come alcune carni, l’olio, i mangimi? La misura francese mette al riparo anche e soprattutto dalle speculazioni, ciò che si è verificato in tutta Europa, a partire dal conflitto russo-ucraino.
Il governo italiano abbia il coraggio di pubblicare i nomi di chi specula, dimostri di saper rintracciare l’aumento dei prezzi al consumo non solo a chiacchiere, ma con atti e fatti concreti.bSe speculare non è una buona pratica, si mettano al bando gli imbroglioni!
Il diverso atteggiamento tra Francia e Italia, su questo punto, sbugiarda chi, come la destra di governo del nostro paese, è silente rispetto alla “guida” monetaria della Bce, chi, come la Meloni, va a fare anticamera da Ursula von der Leyen, facendo finta di combatterla. E chi, come la Francia, che cerca di proteggersi dall’inflazione con misure interne che incidono sensibilmente sui portafogli dei cittadini d’oltralpe. Una differenza sostanziale di come si sta in questa Unione Europea.
Il ministro dell’agricoltura – Lollobrigida – pensa a “proteggere” i prodotti italiani (Made in Italy) da non si sa che cosa, si vanta del disegno di legge approvato agli inizi di giugno dal Consiglio dei ministri, un aggregato normativo di “aria fritta” lasciato passare per valorizzazione dei prodotti tipici. Piuttosto che difendere l’agroalimentare dall’impennata dei prezzi, vaneggia la difesa di una presunta identità alimentare, a partire dalla dieta mediterranea. Un disegno di legge che produrrà, con buona approssimazione, un altro Osservatorio nazionale per il “nulla cosmico”.
Ovviamente le Regioni, in tutto questo, dovrebbero saper fare la differenza, poiché più vicine ai territori, collaborando con il Governo centrale, istituendo, innanzitutto, forme di controllo delle filiere agroalimentari.
La Regione Campania, al contrario, non ci pensa minimamente. Il presidente Vincenzo De Luca è più intento a capire come può “accaparrarsi” il terzo mandato istituzionale che impegnarsi a difendere i campani da aumenti dei prezzi al consumo e speculatori di mestiere. Un grave vuoto istituzionale, oltre che una vera e propria beffa.
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Foto da Pixabay

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