Aprire la pesca a strascico entro le tre miglia, semplificare le procedure di taglio dei boschi e autonomia regionale differenziata potrebbero dare il colpo mortale alla tutela ambientale.
Quanto si diceva di questo governo di centrodestra in materia ambientale, ovvero della disattenzione di progetti di conservazione, tutela e miglioramento dell’ambiente, purtroppo, sta risultando drammaticamente vero.
Mentre nel programma “per l’Italia”, formato da 15 punti, Giorgia Meloni sosteneva il “rimboschimento e la piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale”, a meno di un anno dal suo insediamento a palazzo Chigi, decide di derogare ai vincoli paesaggistici sui boschi, lasciando mano libera al consumo di suolo e a potenziali speculazioni urbanistico-edilizie in aree protette.
Se da una parte l’Europa vieta, a partire dal 2030, la pesca a strascico, per ovviare alle catture in eccesso e limitare danni irreparabili ai fondali, dall’altra l’Italia si oppone al piano di azione targato UE per le potenziali ricadute negative dei gestori dei pescherecci, preoccupati della perdita di occupati e dei consumi ittici.
Ma la cosa che più preoccupa riguarda, ancora una volta, l’autonomia regionale differenziata. All’esito della sua definitiva approvazione ci si potrebbe trovare di fronte a uno “spezzatino ambientale” assai pericoloso. La regionalizzazione dei cosiddetti servizi ecosistemici, ovvero i sistemi che la natura genera a favore dell’uomo, porterebbe a mettere in discussione azioni unitarie e pianificazione nazionale, a favore della frammentazione della tutela della natura.
Le Regioni, del tutto impreparate e prive di fondi economici tali da mettere in equilibrio i propri beni naturali e ambientali, potrebbero “sacrificare” l’ambiente e far regredire gli habitat naturali.
Purtroppo, i tecnici incaricati dal Governo in materia di definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEP) sono figure prevalentemente di costruzione giuridica, non si riscontrerebbero tra essi personalità a formazione scientifica in grado di interpretare l’ecosistema, innanzitutto per preservare la biodiversità marina e terrestre.
Nemmeno gli eventi climatici estremi preoccupano il Governo. Lunghe siccità, l’aumento degli incendi boschivi, le tempeste di vento e gli eventi meteorici massimi, stanno cambiando la vita di tutti i giorni. Preservare l’ambiente dai continui “attacchi” dell’uomo (interventi antropici) significa salvaguardare l’esistenza umana in relazione al territorio in cui si vive. Per questo vitalemotivo i LEP dovrebbero acquisire uniformità su tutto il territorio nazionale, perché la tutela della salute passa innanzitutto per la tutela dell’ambiente.
La cultura politica della destra storica privilegia la trasformazione dell’ambiente naturale, secondo l’agire di quest’ultima è la natura che deve sottostare ai cambiamenti dell’uomo e non viceversa. I processi di antropizzazione sono finalizzati ad adattare l’ambiente al miglioramento della qualità della vita.
Terminati i proclami elettorali si va in tutt’altra direzione,
privilegiando, a “colpi di maggioranza”, la messa in discussione della preziosità del creato. Ma la natura non è neutra, né lo è per sempre.
©Riproduzione riservata

Foto da Pixabay

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.