Riceviamo da Renato Aiello, giornalista pubblicista e fotografo freelance, e volentieri pubblichiamo
Orecchie di Alessandro Aronadio è il film che non ti aspetti al Social World Film Festival (rassegna cinematografica che si è svolta a Vico Equense) in un festival italiano, perché non sfigurerebbe affatto al Sundance, la kermesse indipendente americana voluta da Robert Redford, dove hanno appositamente creato premi per le pellicole più bizzarre dai tempi in cui “Secretary” andò in concorso più di dieci anni fa (film decisamente bizzarro all’epoca).
Il lungometraggio, scritto, diretto e interpretato da Aronadio (Due vite per caso), si avvale di un ricco e nutrito cast: insieme al protagonista Daniele Parisi, al suo esordio cinematografico, si alternano in un elegante bianco e nero, molto funzionale allo storytelling, gli attori Silvia D’Amico, Pamela Villoresi e Ivan Franek (entrambi già ne “La Grande Bellezza”), Rocco Papaleo (impagabile come sempre), Piera Degli Esposti (un pilastro del cinema e del teatro italiano), Milena Vukotic (la mitica signora Pina Fantozzi, ormai “vedova” sul grande schermo dopo la scomparsa recente di Paolo Villaggio), Andrea Purgatori (visto di recente in 1993 come dirigente Rai), Massimo Wertmüller, Niccolò Senni, Francesca Antonelli, Sonia Gessner e Paolo Giovannucci.
Un’opera dai toni grotteschi destinata a diventare un piccolo cult, già passata al Festival di Venezia 2016 e per numerose altre kermesse di cinema, dove continua a raccogliere consensi e a stupire il pubblico.
La storia è la seguente (se ci si impegna a seguire un filo narrativo): un uomo si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un biglietto sul frigo recita: «È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina», il post-it gli è stato lasciato dalla fidanzata. Il vero problema è che non ricorda proprio chi sia questo Luigi, mentre il fischio lo tormenta sempre più. Inizia così una tragicomica giornata alla scoperta della follia del mondo, tra medici della Asl da fumetto e improbabili coppie di età differenti, performer artist che ci credono troppo e mogli devote di professori in pensione. Una di quelle giornate che ti cambiano per sempre, passando per una direttrice editoriale esilarante e approdando poco dopo all’incontro con il sacerdote Papaleo, mai così sopra le righe in una chiesa che sembra impacchettata e pronta per essere spedita.
Il film, prodotto da Costanza Coldagelli per Matrioska, in collaborazione con Roma Lazio Film Commission, Frame by Frame, Rec e Timeline, è uno dei quattro progetti internazionali sostenuti e prodotti da Biennale College, giunta alla sua quarta edizione, un’esperienza innovativa e complessa che integra tutti i Settori della Biennale di Venezia, promuovendo i giovani talenti. Realizzato dalla Biennale di Venezia con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, questo strumento si avvale della collaborazione accademica dello IFP di New York e del TorinoFilmLab.
«Orecchie – sottolinea il regista palermitano Aronadio, che ha recentemente scritto gli inediti Cosa vuoi che sia di Edoardo Leo e Classe Z di Guido Chiesa – è una commedia sul senso di smarrimento, di scollamento dalla realtà che ci circonda. Un universo che spesso appare folle, incomprensibile, minaccioso e in cui timore il desiderio dell’anonimato combattono continuamente dentro ognuno di noi. Quel fischio alle orecchie che proviamo ogni giorno a ignorare, nascondendolo sotto la vita, alla fine si rivela come la solita polvere sotto il tappeto».
Renato Aiello
In foto, una scena del film