Inventario di un cuore in allarme è il nuovo romanzo dello scrittore Lorenzo Marone edito da Einaudi- Stile Libero Blog (pagg. 296, euro 15.30). Il libro esce meno di un mese fa, parla di ipocondria ed è un invito ad avere coraggio di venire fuori e salvarsi dalle proprie paure, timori e fobie.
Esce quando il mondo intero si unisce e prende a sua volta le distanze, fatte da assenza di baci e abbracci, per fronteggiare l’emergenza del “Covid-19”.
Un mondo in allarme, in difesa, un mondo che si chiude al mondo, dove il panico avanza e tutti tentano di fare le ultime scorte di amuchina e mascherine, nei supermercati ormai vuoti.
Un libro che invita a riflettere sul tema dell’ipocondria e ci fa catapultare dentro noi stessi, una ricerca delle nostre paure, scava a fondo e porta a interrogarci sul perché anche i più banali timori, diventano ostacoli insuperabili. In questo tempo di panico mediatico e diffusione continua di notizie sul Covid-19, siamo diventati tutti ipocondriaci.
Usciamo perché abbiamo la paura che la vita si fermi, restiamo a casa per non morire dentro o fuori, oggi più che mai vengono fuori le nostre fobie.
Lorenzo Marone racconta la propria ipocondria, si svela, confessa al lettore le proprie esperienze, lo fa con la chiave dell’ironia, trova nella scrittura una valvola di sfogo, una questione necessaria per la sopravvivenza.
Forse oggi dovremo trovare una chiave per tenere a bada la nostra ipocondria, fermarci a riflettere sul valore e l’importanza della parola “insieme” nonostante “la distanza” e la “vita che si ferma”.
Prendersi una pausa, non vuol dire che la nostra permanenza sul pianeta terra sia terminata. Lo dobbiamo fare per il prossimo, anche noi giovani: un atto di solidarietà in un mondo che si è dimostrato cinico, spietato, profondamente razzista ed ipocrita.
Leggere forse è la nostra ancora di salvezza, leggere le giuste cose, senza farci prendere dal panico, vivendo ugualmente, cercando di rispettare delle semplici regole. Passerà ve lo prometto, occorre essere positivi.
Lorenzo Marone lo è nonostante tutto, esorta le persone ad una nuova consapevolezza nell’ammissione delle proprie paure.
Di certo non parla di Covid-19, anche se il libro fosse uscito tra qualche mese, sarebbe stato interessante leggere come avrebbe affrontato l’ipocondria da Coronavirus, parla di esperienze con l’ipocondria, sue e personali.
E’ un libro che si abbina perfettamente al periodo che iniziamo a vivere, come se nelle esperienze di vita che rivela al lettore ci fosse un invito a non avere paura nonostante la paura e fronteggiarla adattandosi al cambiamento e a nuovi stili di vita. Come dire “tutto andrà bene, nonostante tutto”.
Un ipocondriaco non è un semplice pauroso perché se la paura è un’emozione primaria di difesa, l’ipocondria è un atteggiamento psichico caratterizzato da una costante apprensione per la propria salute.
Quindi come fare per alleggerire la tensione? Quale la possibile strada? Secondo Lorenzo Marone l’ipocondria può essere contrastata creando gruppo: «penso che condividere le paure possa servire a destabilizzarle. Perché noi ipocondriaci sappiamo che fare gruppo aiuta: vedere che c’è un altro che soffre delle tue stesse ansie, ti fa stare meglio c’è poco da fare. La frase migliore che un ipocondriaco possa sentirsi dire è “ Questo sintomo l’ho avuto anche io, non ti preoccupare, niente di grave».
E se non puoi fare gruppo perché in questo periodo è consigliabile mantenere un metro di distanza dagli altri e non frequentare luoghi affollati? Se non si sa fino a quando non sarà possibile frequentare librerie, musei, cinema, teatri e gli inviti a casa degli altri si limiteranno a poche persone, come si fa?
Forse la scrittura e la lettura sono la soluzione, così che il computer e un file in word , come un taccuino e una penna, possono diventare i nostri migliori amici per raccontare tutte le nostre paure e fobie e condividerle per uscirne fuori.
Nel libro, Lorenzo Marone racconta e raccoglie tutte le esperienze più significative di ipocondria come l’esperienza della perdita dei capelli a ventiquattro anni, per fortuna- ci racconta- che nella sua famiglia sono quasi tutti calvi- così che guardandosi allo specchio tirò un sospiro di sollievo “E’ calvizie” e scongiurò così l’idea di una terribile malattia misteriosa.
Ci rivela anche quando la sua ipocondria ha iniziato ad abitare nella sua vita esattamente a dieci anni, quando Lorenzo inizia a interrogarsi sulla morte, ricorda di iniziare a parlare di questo tema e chiedersi delle sorti del suo destino e la sua morte, dopo essere andato al cinema con la madre e avergli chiesto informazioni sulla sua fine, mosso da un’ossessione: l’imprevidibilità del futuro.
Alla fine, se esorcizzare del tutto l’angoscia resta un miraggio, possiamo comunque reagire alla fragilità ammettendola. E magari accogliere, con un po’ di leggerezza, le imperfezioni che ci rendono unici.
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