Il libro/Annarita Briganti racconta Coco Chanel, una donna dei nostri tempi. Fuori dagli schemi

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Qui sopra, la copertina del libro. In alto,
Coco Chanel in un’immagine da
https://commons.wikimedia.org/wiki/

Coco Chanel è un mondo, di lei tanto si è scritto e detto. Annarita Briganti, felicemente napoletana trapiantata da anni a Milano, in Coco Chanel. Una donna del nostro tempo propone uno stile narrativo con un taglio originale, il suo è un racconto personale, intimo.
“Portiamo i pantaloni, portiamo i libri, e possiamo trovare la forza d’infrangere ogni soffitto di cristallo, possiamo fare la rivoluzione, possiamo conquistare il mondo, possiamo perfino essere felici, ogni tanto” scrive pensando a quel che Coco Chanel ha rappresentato non solo per la moda ma per la società, il costume e l’impervio percorso di rivendicazione di diritti da parte delle donne.
Ha scelto la sua di storia da raccontare perché le piacciono le donne che si fanno da sé, come nel suo caso, l’ha scelta perché attraversa il Novecento, quel secolo breve e denso che molti tra noi hanno conosciuto.
Nel suo libro ripercorre le tappe della vita di una donna forte e indipendente svelandone le umane debolezze, la solitudine e la struggente assenza del grande amore morto troppo giovane.
Gabrielle Bonheur Chanel è stata una donna fuori dagli schemi che ha affermato l’indipendenza del suo pensiero stravolgendo le regole sociali dell’epoca in cui ha vissuto, quelle regole che volevano le donne “imprigionate” in abiti che ne limitavano i movimenti, una gabbia di corsetti, voluminosi cappelli, impalcature e ingombri di stoffe che rendevano plasticamente le limitazioni loro imposte nel mondo del lavoro, nella sfera pubblica.
“L’atto più coraggioso è pensare con la propria testa. A voce alta” scriveva Coco mentre reinventava la moda infrangendo canoni prestabiliti.
Se oggi indossiamo un certo tipo di indumenti che rispecchia chi siamo e cosa vogliamo essere nel mondo lo dobbiamo anche a lei: ”Permettere alle donne di muoversi, di non sentirsi in maschera, non farle sentire come se indossassero un costume, non cambiare il loro comportamento, il loro modo di essere” era il suo pensiero.
Già la maschera. L’autrice, pur rispettando la maschera adottata da Coco per difendersi dal dolore, dall’occhio indiscreto di chi aspettava un suo passo falso e dalla morbosa curiosità dei tabloid, compie un viaggio nei luoghi dove la donna di cui racconta ha condotto la sua intensa esistenza, quelli che ha amato, quelli che testimoniano il suo passaggio, ricercando suggestioni e atmosfere che ne restituiscano l’essenza.
Con garbo e rispetto camminiamo nella vita di una persona iconica che scopriamo forte, determinata, ricca di talento e – come tutti – accompagnata da fantasmi, paure e solitudine.
Coco visse in albergo perché non voleva sentirsi sola la notte, lavorò tutti i giorni della sua vita perché quel che faceva era il motivo per cui si alzava la mattina.
La moda è stata, per lei, il mezzo espressivo e la modalità con cui incidere sulla realtà lasciando un segno. Fiera e orgogliosa restituì fino all’ultimo centesimo quel che il suo grande amore, Boy – Arhtur –  Capel, le aveva dato per finanziare il suo primo atelier.
Nella moda portò quel che avvertiva come una irrinunciabile necessità: liberare se stessa e le altre donne dalle costrizioni di abiti che impedivano il movimento inteso non solo come entità corporea ma  come dinamica libertà di scelta, di espressione e di auto realizzazione.
La prima guerra mondiale aveva dimostrato che le donne, con gli uomini al fronte, erano in grado di lavorare, contribuire allo sforzo bellico e partecipare alla crescita economica e – quando alla fine delle ostilità – si voleva farle tornare al loro posto, rientrare nei ranghi del focolare domestico, Mademoiselle Chanel le assunse in massa regalando loro l’autonomia, l’indipendenza e la possibilità di scegliere per se stesse una vita diversa.
Briganti ci conduce per mano in un viaggio compiuto in prima persona raccontandoci le ferite e le cicatrici di questa piccola grande donna: la morte della madre e l’abbandono del padre in orfanatrofio, il rapporto con le sorelle e la nipote che crescerà con lei, l’amore e la passione, il rifiuto delle regole sociali, il difficile rapporto con l’alta borghesia che mai l’aveva accettata.
I ricordi dell’una si sovrappongono a quelli dell’altra, Annarita affida alle pagine le sue di emozioni e sensazioni che scaturiscono dal ripercorrere i passi di Coco e dal compiere i propri.
Ci sono poi quelli che taluni chiamano segni e altri coincidenze, il numero 5 scelto come nome per il profumo più famoso al mondo, è lo stesso da attribuire a questo libro, il quinto scritto dall’autrice.
In fondo ognuna ha la sua Coco, rifletto una volta terminata la lettura, ognuna consciamente o inconsapevolmente pratica i suoi insegnamenti, percorre la strada da lei aperta, sperimenta l’idea di sviluppare un proprio stile personale abbinando abiti e accessori e – nel mio caso – raccogliendo in un gelido giorno di gennaio una creatura abbandonata curiosa, ribelle, amante delle stoffe con cui giocare, una palla di pelo bianca e nera. Una cucciola di pointer: bianco e nero non poteva che diventare la mia Coco.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Annarita Briganti
“Coco Chanel. Una donna del  nostro tempo”
Cairo editore
pagg. 148,  euro 15,00

L’AUTRICE
Annarita Briganti giornalista culturale per Repubblica e Donna Moderna, scrittrice e traduttrice. Vincitrice del premio Comoinrosa Opera prima con “Non chiedermi come sei nata” poi divenuto spettacolo teatrale (2014). Vincitrice del premio internazionale di letteratura Città di Como per la saggistica “Alda Merini. L’eroina del caos” divenuto uno spettacolo teatrale (2019)

1 COMMENTO

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