Claudio Elliott, in “Il mistero della leggenda perduta” La Medusa Editrice pp. 173 euro 9,20, immagina Napoli in una giornata insolita in cui non accade nulla. Scuole chiuse, strade con poca gente prive di ingorghi di auto, di cortei di disoccupati e studenti, negozi e bus vuoti. Una citt irreale. Napoli è la protagonista di questa surreale favola metropolitana in cui i personaggi sono gli stessi cittadini di ogni ceto sociale. La citt è il castello fiabesco o luogo magico denso di misteri e la Fata è la tradizione fatta di leggende.
Napoli nasce sulla leggenda di Partenope, mitica fanciulla Sirena, che si lascia morire amareggiata e delusa in mare sugli scogli di Castel dell’Ovo, abitato secondo un’altra leggenda da Virgilio, per non aver incantato Ulisse con il suo canto con le altre due sorelle Leucosia e Ligeia l’intrepido eroe omerico mentre attraversava la baia di Napoli diretto verso Cuma per incontrare la Sibilla e la maga Circe sulle rive del Circeo. Il culto di Partenope, la vergine, vivo da 27 secoli sempre condiviso da regnanti stranieri, presente in opere liriche e in immagini scolpite su obelischi dedicati a Santi, è associato alla miracolosa liquefazione,venerata dal popolo, del sangue di San Gennaro e di Santa Patrizia per ricordare il ciclo mestruale della fanciulla.
Elliott ha un modo di raccontare che incuriosisce il lettore di ogni et e ne cattura l’attenzione catapultandolo in una realt insolita della citt che diventa credibile. Il linguaggio utilizzato è ricco, metaforico e a tratti poetico. Nessuna parola è lasciata al caso, ogni termine, ogni nome, porta con s un bagaglio di significati che induce alla conoscenza delle tradizioni popolari su cui si sviluppa la cultura di un popolo. E’ un libro che appassiona per la sua scrittura simile ad una sceneggiatura filmica in cui si alternano velocemente luoghi aperti a quelli chiusi, personaggi diversi tra loro ma legati dalla stessa curiosit di spiegarsi una giornata priva di rumori, odori, colori mai vissuta.
Il silenzio mette paura. Parla di morte. Fa prevedere l’imprevedibile. La prima ad allarmarsi è la giovane commissario di polizia Rossana Albarella. «Alle otto e un quarto non era successo ancora niente. Niente era stato segnalato al commissariato dell’Arenella. Niente scippi, niente rapine o auto in sosta vietata, niente di niente. Motorini contromano, gente senza casconulla». La citt vive una insolita tranquillit . Sulla scena compaiono noti borsaioli in via Caracciolo e non su bus metrò, trafficanti di droga privi della loro mercanzia agli chalet di Mergellina, a Molo Beverello non ci sono aliscafi traghetti e navi da crociera, strade deserte senza strombazzamenti, Gennarino il pescivendolo si lamenta perch il pesce pescato la notte privo di colore non puzza e non odora, i fiori di Michele appena messi nel suo negozio sono invecchiati privi di colori e profumi. Allarma e non trova logica spiegazione è la mancanza di odore sapore fumo nella tazzina di caffè caldo.
Ad attirare l’attenzione di Rossana e dei pochi passanti sul lungomare di via Caracciolo è un vecchietto piccolo simile a un bambino di sei sette anni con mantello e copricapo che cammina solo e silenzioso sotto il sole caldo di fine maggio. Somiglia al leggendario monacello presente nella cultura napoletana, nell’Italia meridionale e nella letteratura della Serao, Levi, Eduardo. Il Monachicchio, nome italianizzato, si presenta in tre modi diversi. Generoso nel fare trovare soldi e gioielli ad alcuni trafugati ad altri, dedito agli scherzi e a giocare con i bambini, oppure, dispettoso e portatore di sciagure, o amante delle belle donne a cui sussurra dolci parole baciandole. A riportare allegria vivacit caos odori e colori in citt è il marchese Gegè con Rossana entrambi studiosi e amanti delle più antiche tradizioni partenopee. Come in ogni favola il finale è lieto.
Elliott come Gianni Rodari appassiona adulti e ragazzi. Il libro è molto indicato a ragazzi dai nove dieci anni e a studenti delle medie e dei licei per stimolarli a fantasticare scrivendo brevi storie. Il libro, oltre a citare proverbi e leggende vere o false, ha schede didattiche e creative, a inventare luoghi e personaggi, caccia agli errori, giochi con lettere e parole, intervista a personaggi.
Lettura didatticamente piacevole scritta come un originale documentario sulle nostre tradizioni fonte di ispirazione per artisti. Elliott scrive con la tecnica del cinema, nato sotto forma circense sommando le altre arti per educare divertire far sognare adulti e bambini a prezzi modici. Il Cinema, arte democratica aperta ad ogni ceto sociale, è divenuta maestra per la letteratura, fotografia, arti visive e dello spettacolo. Elliott riesce a comunicare ai giovani la passione della creativit con un linguaggio semplice fatto di immagini che si susseguono veloci inattese.
Nella foto, la copertina del libro