Senso di giustizia, onestà intellettuale, pazienza. Tre doti che il napoletano Raffaele Carotenuto sintetizza nel suo nuovo libro Napoli, Sud, l’altra Italia, sostenuto dal breve efficace sottotitolo Disuguali tra uguali. Da capogruppo al Comune della sua città per Rifondazione comunista, annuncia alla stampa, il primo settembre 2006, di aver denunciato Sergio Vessicchio, fondatore del quindicinale “Il cittadino di Agropoli”. Il giornalista cilentano, nei suoi editoriali, è animato dal monotematico proposito di denigrare i napoletani, partendo dal principio che siano persone pericolose e che la nostra sia una capitale del male.
In circa 270 pagine, Carotenuto documenta l’iter surreale di una querela che esploderà in una bolla di sapone, dopo più di otto anni, per un difetto d’impostazione. Una farsa giudiziaria raccontata come una commedia all’italiana, sullo sfondo del tribunale di Vallo della Lucania. Il processo in cui il sindaco Rosa Russo Iervolino si è costituita parte civile terminerà con un nulla di fatto quando ormai a palazzo San Giacomo c’è Luigi de Magistris, quasi alla fine del primo mandato.
Il protagonista di questa vicenda non ci sta a vedere andar in fumo il suo vigore contro il flusso diffamatorio di quegli articoli firmati da Vessicchio, dopo 20 udienze che hanno avuto durata media di nemmeno 7 minuti. Così trasforma un insuccesso giudiziario in un’occasione editoriale per dimostrare, attraverso precisi episodi, come esista una strategia per schiacciare Napoli al ruolo subalterno di una realtà costretta vergognarsi di se stessa.
Anche i lettori che non sono nati a Napoli, ma che la amano, nello scorrere i capitoli, si indigneranno, pur non negando che Partenope soffre di mille contraddizioni, spesso imprigionata dalla violenza e dal malaffare.
Prima di tutto perché l’aggettivo napoletano viene ormai declinato come un insulto. Lo fa, per esempio, Alex Schwazer, maratoneta d’oro alle Olimpiadi di Pechino del 2008, che giura di non essersi dopato: «… non ho fatto niente di proibito… sono altoatesino, non sono napoletano…». Ma nel luglio 2016 verrà di nuovo squalificato, alla vigilia dei giochi di Rio de Janeiro.
E poi c’è il fuoco amico. Parole aspre, scritte dalla finalista al Premio Strega 2014 Antonella Cilento che nel suo “Bestiario napoletano” sprofonda nell’astio. «Il diavolo abita a Napoli. Se non l’avete notato è perché si moltiplica nell’occhio dei suoi abitanti, si nasconde dentro le gobbe, le gambe storte, gli arti meccanici.».
Smemorato, invece, Philippe Daverio. Nella collana di monografie (del Corriere della sera) dedicata ai più importanti musei del mondo, il critico d’arte salta l’Archeologico di Napoli e Capodimonte.
A far notare la clamorosa omissione è il direttore francese della ricchissima pinacoteca, ex reggia borbonica, Sylvain Bellenger, che la definisce scelta demenziale. Per fortuna, a controbilanciare la pericolosa tendenza del tirabersaglio contro il Vesuvio e dintorni è un artista come Michelangelo Pistoletto: spera che milanesi autori di atti vandalici sulla sua Mela esposta al parco Sempione si adeguino ai rispettosi napoletani: nelle stazioni delle metropolitane partenopee le sue due opere in mostra permanente non sono state nemmeno sfiorate dall’offesa.
Riflessioni importanti. In tutto il libro. Che invitano a prendere consapevolezza dei nostri meriti e non solo di storici primati da metropoli di un regno annegato nella sconfitta, ma anche delle nostre capacità creative. Creando sinergie per arginare l’ottusità di un gregge poco abituato a pensare. E formando coscienze nella libertà della cultura.
LA PRESENTAZIONE
“Napoli, Sud, l’altra Italia. Disuguali tra uguali” di Raffaele Carotenuto è edito da Spring (pagg.283, euro 14). Se ne si discuterà a Villa Bruno palazzo della Cultura Vesuviana (Biblioteca Comunale) in Via Cavalli di Bronzo, 22, San Giorgio a Cremano, venerdì 16 febbraio, ore 17. Con l’autore intervengono: il sindaco Giorgio Zinno, l’assessore all’urbanistica e al patrimonio del Comune di San Giorgio a Cremano, l’architetto e scrittore Aldo Vella, la coordinatrice di MO-Unione Mediterranea, Marta La Greca.