Si intrecciano. La storia del Sud e le vicende dell’anima nel libro scritto dallo psicanalista Celestino Genovese. I moti carbonari del 1820 rivivono sullo sfondo di Avellino, dei paesi vicini e di Napoli, citt in cerca di identit futura,a dopo il breve intervallo della Repubblica del ’99 e il regno francese, in un presente ancora borbonico. “La fontana di Bellerofonte” (editore Tullio Pironti, pagg. 492, euro 17.50) è il primo romanzo dell’autore che nel proprio settore ha gi pubblicato numerosi saggi. E che mostra, nella descrizione dei personaggi, tutta la sua abilit a tuffarsi nella psiche, descrivendone con minuziosit i turbamenti, le esaltazioni, la sofferenza.
Domina su tutti il volto di Nennella, giovane orfana, tirata nella locanda del nonno, Agostino che l’ ha allevata nell’amore pur con tanti sacrifici. L’adolescente cattura l’attenzione del lettore forse perch Genovese, come confessa lui stesso, conosce meglio, da specialista del cervello, l’animo femminile e ha saputo descriverlo con maestria.
A fare da contraltare a lei, al suo coraggio e alla sua capacit di amare sino in fondo, è la figura di Luigino, discendente di un nobile casato, diseredato dal padre per essersi innamorato di Carlotta, anche lei rampolla di ricca famiglia, allontanata dai suoi per nozze troppo precoci e, come il marito, infiammata da ideali rivoluzionari.
Luigino è un debole, sospeso tra pensiero e azione, accecato dalla violenta passione di una notte, si dilegua, lasciando alla povera Nennella le conseguenze di quell’incontro amoroso, con una gravidanza che la conduce alla disperazione.
Ma intorno a questa tempesta di sentimenti si sviluppa tutta l’incertezza del momento storico, tra gli incontri segreti della Carboneria , la diserzione dello squadrone della cavalleria capeggiata a Nola da Morelli e Silvati e la promulgazione successiva della Costituzione da parte di Ferdinando I che, spalleggiato dall’Austria, poi la rinnega.
Straordinaria la proliferazione di personaggi , ben tratteggiati nella loro singolarit . Tra questi. Michele, soprannominato Crescendo per la sua capacit , preso dal vino e dalla buona tavola, di raccontare il dietro le quinte del congresso di Vienna, tra ricevimenti e concerti, per avere sostituito il cugino Gaetano, infortunato, al seguito di don Gennaro Spinelli, principe di Cariati. « Michele rimase a Vienna per quasi nove mesi, e quando tornò al paese, conquistò subito il proscenio, a partire da quello della cantina di Andrea Ficca, dove gli amici lo ascoltavano rapiti. Ma, imbarazzati dal loro stesso rapimento, mascheravano la loro curiosit , con un finto disinteressa…».
Un bell’affresco umano dove non ci si annoia mai e dove si mescolano persone realmente esistite e figure di fantasia, tra le quali regna spesso l’analfabetismo. Per l’autore, la vera origine della questione meridionale.
In foto, la copertina