Non è un percorso intimista, come quello tracciato nel precedente libro “L’importante è che piova” dove protagonista è Marco che vive una profonda crisi esistenziale. Raffaele Carotenuto si tuffa nel quotidiano, questa volta, e con il nuovo testo appena pubblicato con Spring edizioni cerca di afferrare il bandolo di una matassa che si chiama mezzogiorno italiano.
Partendo dall’esperienza forte di chi ha nuotato a lungo nel mare della politica, prima come consigliere circoscrizionale nella periferia est partenopea, da consigliere comunale, presidente della Commissione politiche sociali del Comune di Napoli e successivamente del gruppo consiliare del Partito di Rifondazione comunista. Laureato in scienza dell’amministrazione, giornalista pubblicista, da sempre dalla parte di chi non ha voce, Carotenuto firma queste nuove pagine dedicandole a Napoli, Sud, l’altra Italia, rafforzate dal sottotitolo Diseguali tra uguali.
Un invito a scrollarsi di dosso la patina della rassegnazione, andando oltre l’atteggiamento di fatalismo popolare e a riappropriarsi di un presente che non si vuole riconoscere a questa realtà urbana, pur impegnata in un’operazione di rilancio partendo da se stessa, dai molti cittadini che credono, invece, nelle sue infinite possibilità, superando finalmente le ferite di un’unità mai compiuta. E recuperando la propria energia di civiltà unica al mondo, capace di sottrarsi a qualsiasi omologazione.
L’autore ne parlerà venerdì alle 16,30 nella sala Mariella Cirillo della città metropolitana, in piazza Matteotti 1 (ingresso da via Oberdan). Con lui ci saranno il sindaco Luigi de Magistris, Alessandro Fucito, presidente del consiglio comunale di Napoli, Guido D’Agostino, professore di Storia Moderna e Storia del Mezzogiorno, alla guida dell’Istituto campano per la storia della resistenza e Flavia Sorrentino, delegata Napoli Città Autonoma.
«Insomma- chiosa D’Agostino- un’altra Napoli per un’altra Italia: Raffaele Carotenuto ci crede, quando scrive di diseguaglianze tra uguali; perché non dargli ragione e seguirne l’esempio? A maggior ragione se i napoletani avranno nel frattempo effettivamente deciso, tra l’appartenere e l’apparire, l’essere compiutamente se stessi, magari diversi ma non diseguali».