Napoli è ricca di storia e di tante storie, come quella di un Museo che non riesce ad aprire. La storia del M.A.I. , acronimo del Museo Artistico Industriale, è storia lontana, eppure potrebbe essere” futura “. Alla fine del XIX sec., il principe Gaetano Filangieri junior e Demetrio Salazar costituirono a Napoli, nell’ex Collegio della Marina Borbonica ( gi Convento di Santa Maria della Solitaria ) , un Museo Industriale su modello inglese. Lo scopo specifico era quello di attuare sezioni nell’oreficeria, nell’ebanisteria, nelle ceramiche e nella lavorazione dei metalli, con precise finalit didattiche. Il progetto prese vita grazie anche alla preziosa collaborazione di Domenico Morelli, Giovanni Tesorone e Filippo Palizzi. Da quest’ultimo prende il nome il Museo e l’Istituto .
LA FACCIATA DI DOMENICO MORELLI
Di Domenico Morelli la splendida facciata del Museo, oggi godibile solo per met , in quanto danneggiata nel secondo conflitto mondiale, in seguito al quale il Museo rimase chiuso per molti decenni. Fu restituito alla citt di Napoli nel 1986, grazie al preside Enrico Trombino, dopo la catalogazione di circa 7000 opere.. La maggior parte dei manufatti è costituita da ceramiche ( circa 6000 pezzi ), distribuite in diverse sezioni. Una sala è interamente dedicata a Palizzi e conserva opere interessanti come il disegno preparatorio del tondo con ” Leone e scena di caccia grossa” (1881) e la” Fontana con elementi naturalistici”(1884).
I LAVORI PER RILANCIARLO
Vi è poi la collezione dei reperti archeologici con pezzi risalenti alla Magna Grecia; reperti egizi; manufatti cinesi e giapponesi; una sezione dedicata all’arte islamica, con mattonelle persiane, turche, egiziane, siriane e indiane e ceramiche italiane risalenti ad un periodo che va dal 400 all’ 800 . Da ricordare anche la scultura bronzea, risalente alla met del XIX secolo, di Vincenzo Gemito ” Lo Zio prete”. Recentemente, Giuseppe Lattanzi, si è insediato in qualit di Dirigente Scolastico del Liceo Artistico Boccioni-Palizzi , e si è subito mobilitato per la riapertura del Museo. Gli architetti Mario De Cunzo e Franco Lista, ci informano della situazione di inagibilit del Museo. Poi Franco Lista, organizza un sopralluogo, per fare leva sulla sensibilit del giornalista Umberto Franzese e della scrivente che ne parlano con il presidente del Consiglio provinciale di Napoli, Luigi Rispoli. Che, avendo appreso la situazione del Museo Palizzi, invita Lattanzi a un colloquio e organizza un sopralluogo, in seguito al quale si decide che i lavori partono questa settimana settimana .
OFFICINA DELLA RICERCA CREATVIVA
Questi i fatti, ma alcune considerazioni sono d’obbligo. Intanto il Palizzi risulta nell’elenco dei Musei Napoletani, ma in realt i turisti non possono accedervi. Eppure si trova a due passi dal porto e quindi fruibile al popolo dei croceristi, senza considerare che a questi, oltre al Museo, si può offrire uno splendido panorama di Napoli, da godere attraversando un pregevole giardino all’italiana.
L’aspetto più interessante è la riconsiderazione di una formazione artistico-industriale cos utile in questi nostri tempi, considerando che il complesso di conoscenze ed esperienze italiane è molto richiesto all’estero. Napoli è da sempre terreno privilegiato di espressione e ricerca creativa, aiutiamo i nostri giovani ad utilizzare questa risorsa, nella grafica, nella pittura, nella scultura, nella ceramica, nella lavorazione dei metalli e nell’oreficeria sono le classi oggi presenti al Liceo Artistico Statale. Il Made in Italy, in effetti è proprio questo oggetti di una bellezza superiore ai modelli standard prodotti in serie, e portavoce delle nostre tradizioni e usanze.
Nelle foto,una panoramica del Palizzi, il busto di Filangieri e un’opera che fa parte del patrimonio museale(scatti di Peppe Esposito)