Una vita dedicata a divulgare la leggenda e la storia del padre. Bruna Gaeta, primogenita di Giovanni, conosciuto al pubblico con il nome di E. A. Mario, autore di brani di successo come “La canzone del Piave”, sentiva la musica scorrerle nel sangue. Non aveva nemmeno dieci anni, quando si sedette al piano e cominciò d’istinto a suonare. Un dono di natura che coltivò diplomandosi giovanissima al conservatorio e diventando accompagnatrice musicale del celebre papà di cui ha conservato sempre viva la memoria, dedicandogli un bel libro, preziosa miniera di ricordi. Per non fare dimenticare, come scrive lei stessa, il portavoce del sentimento di tutto il popolo italiano.
Ce la ricordiamo al pianorte, una mattina d’inverno del 2009, quando andammo a trovarla nel suo appartamento al Vomero, con una videocamera, e l’ascoltammo raccontare aneddoti di famiglia, mentre scandiva ogni frase con un accordo alla tastiera che rievocava l’opera paterna.
Giovanni Ermete– rammentatava Bruna- era il quarto figlio di madre vedova, impiegato alle poste e perciò non era andato al fronte, durante la prima guerra mondiale, da dove i soldati però gli scrivevano: “Commendatore, mandateci qualche bella canzone”.
Così, di sua volontà, partiva per rendersi conto di quanto succedeva. E un giorno, in una bella villa del Trevigiano, vide una pianta di magnifici fiori macchiati di sangue che gli ispirò il testo “Le rose rosse”.
La passione per la musica, Bruna, prima di raggiungere E. A. Mario in quel “suonno senza suonne”, ha avuto il tempo di trasmetterla alla figlia Delia Catalano, dotata di una splendida voce.
Chi vorrà dedicarle un ultimo saluto potrà farlo domani mattina alle 11, nella chiesa di San Ferdinando in piazza Trieste e Trento. Addio a una signora che mostrò il suo talento anche attraverso fantasie scenico/musicale con un’unica musa, Napoli.