Un Chiostro. Quello di Sant’Anna di Palazzo, al centro dello stabile A Stamparia, uno dei cento e più monasteri che fino al Settecento affollavano la citt  di Napoli. In questo luogo che possedeva dell’arcano e del misterioso, dove ha trascorso la sua fanciullezza e la sua adolescenza in uno con la sua famiglia, in quest’angolo che sa di intrigo quasi levantino, Maria Roccasalva non può che inoltrarsi che con la memoria per riannodare i fili di uno spaccato di vita che l’ha vista protagonista, per ritrovare le proprie radici consapevole che chi non ha passato vive il suo presente in modo anonimo ed un futuro difficile da disegnare.
S’inoltra l’autrice nei meandri della tenera et  alla ricerca non del tempo che trascorso diventa irrecuperabile, ma di uno spazio in grado di declinare un nome che custodisce. Il suo!
Ha inizio il viaggio che simile a una rappresentazione degna del teatro di Epidauro porta al proscenio i personaggi, una sorta di dramatis personae, che danno vita a un mondo, a partire da don Peppe e donna Pasqualina, i portieri del nobile e decaduto palazzo, attraverso don Celestino, donna Bettina e don Alisandro, la signora Fanny e maria Cristina, Michele palummaro e Vicienzo o pazzo fino alla casa di Clementina a lavannara.
Tra questa pletora di personaggi che abitava il Chiostro, una sorta di corte dove gli storpi continuavano a rimanere storpi, i ciechi ciechi e gli sciancati sciancati, proprio l dentro abitava la famiglia della protagonista. E proprio come un testo teatrale, l’autrice seziona il romanzo in sei quadri, Notte Alba Pomeriggio Crepuscolo Tramonto e Scirocc, tanti atti unici nei quali, dopo l’introspezione dei personaggi inizia quella del contesto nel quale essi si aggirano, un contesto che assume tonalit  e sfumature diverse attraverso lo scorrere inesorabile del tempo.
E’ il teatro della Napoli dell’anteguerra, del secondo conflitto mondiale, della resistenza ai nazifascisti fino al dramma del dopo guerra, il tutto condito di morte fame e miseria con la sola nota lieta di un giardino che agli occhi di una bambina diventa il momento salvifico dell’intera narrazione. La ricerca della Roccasalva non sar  di stampo proustiano, ma la sensazione è che c’è un intento ben preciso nell’autrice di disseppellire il passato per trasferirlo nella contemporaneit , se affida la riflessione finale ad un vento che non soffia lo Scirocco, brezza incapace di vivificare o risvegliare le cose inerti, che non accorda a nessuno la possibilit  di un’animazione nuova.

Che il riferimento sia proprio Napoli? Pare proprio di s.
Il Chiostro è proprio Napoli. E’ vero che un autore appartiene al suo tempo, ma può anche appellarsi al passato per narrare, anche metaforicamente, il presente. E’ quanto fa con felice penna Maria Roccasalva, schiva da fraintendimenti dialettici, senza mezzi termini a nascondere una realt  che ancora oggi ristagna preda del soffocante Scirocco, ristagna su Napoli come sul resto del mondo, vittime incolpevoli di chi ritiene di poter scegliere ma che alla fine si ritrova, come al tempo del racconto, solo con l’unico miracolo possibile, quello della sopravvivenza. Il racconto della Napoli contemporanea non si discosta poi di tanto dalla Napoli del Chiostro dei Miracoli (pagg.274, euro 14) che l’editore Pironti ha di recente mandato in libreria.

Un magistrale racconto della Napoli che fu,
e che ancora oggi è, tra i più bei romanzi sulla Napoli degli ultimi decenni, che annoverano Maria Roccasalva tra gli autori non periferici e autorevoli del nuovo millennio.

Il libro sar  presentato gioved 11 febbraio alle 18 alla libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri (Napoli). Con l’autrice intervengono Peppe Lanzetta, Wanda Marasco e Silvio Perrella

Nella foto, la copertina del libro

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