Una vita a tutto phon. Gira veloce, sul filo delle memorie. Che lasciano una scia sorridente sulle labbra e una tenera simpatia nei pensieri. Agile, l’esistenza cammina nelle pagine di un libro/taccuino firmato da Francesca Vitelli che ha incontrato il mondo di Vincenzo Sammarruco.
Lei, consulente d’azienda, con un segno particolare, la passione per la scrittura esplosa già all’età di 4 anni quando le regalano la prima macchina per scrivere. Lui, mago della capigliatura, capace di risuscitare anche i capelli più provati. Galeotta di questa inaspettata complicità tra le parole, Maria Pia Incutti, imprenditrice e presidente della Fondazione Plart, tempio della plastica e di tutte le sue sorprendenti potenzialità estetiche. Che conosce Vincenzo da tempo e a lui affida la propria testa.
“Le chiome raccontano” (pagg.128, 10 euro) ha già debuttato ufficialmente nel pantheon dei materiali polimerici, con tanti amici che hanno sperimentato anche il sapore della nuova avventura di Vincenzo, architettata con la moglie Pina (rampolla di una nota dinastia di pasticcieri/rosticcieri), il Romanolab. Artefice della “pizzetta di design e dei ricordi” a forma di quadrifoglio. Appetitoso portafortuna dell’incontro inaugurale.
Domani, giovedì 2 novembre alle 17.30, “Le chiome” si presenteranno ancora ai lettori, tra le accoglienti pareti del bistrot letterario “Il tempo del vino e delle rose” di piazza Dante (civico 44-45) fondato da Rosanna Bazzano, poeta e scrittrice. Nella esilarante cornice di “Morire, dal ridere”, seconda edizione del minifestival dell’umorismo (chiuderà la serata il Nando Varriale show).
Dal riso chi legge sarà spesso colpito, sulle orme lasciate dai tacchi (bassi o alti) di Eufemia, Elsa, Domiziana e tante altre. Amiche, signore bon ton, clienti del suo centro di bellezza a Chiaia, nella elegante via Carducci, sfilano a passi di danza del quotidiano, con la loro prorompente, timida o equilibrata personalità. Persone reali che diventano personaggi fiabeschi, grazie anche alle effervescenti illustrazioni di Valentina D’Andrea, colorato complemento di ciascuna storia.
Autentica primadonna del testo, Napoli, con la sua multiforme passionalità di città in biancoenero o variopinta, a seconda dei casi. Delicato scenario del capitolo “Caramelle”, dove è descritto un giovane Vincenzo che varca la soglia di un orfanotrofio al seguito di un barbiere in pensione. E, in un momento di stanchezza dell’anziano collega, lo convince a riposarsi, prendendo lui le forbici in mano, offrendo così alla bambine un taglio gentile, diverso da quello severo imposto dal “figaro” pensionato.
Ai quartieri spagnoli, popolare angolo urbano, Vincenzo decide di aprire un negozio, dando la possibilità ai giovani di formarsi. Il lunedì, apprendisti coiffeur, affiancati da acconciatori più esperti. A far da cavie, volontarie attratte dall’idea di una “piega” o una “tintura” gratuita. Lunga, la fila davanti a una saracinesca ancora chiusa. Tra le tante, una ragazza in cerca del colore dei capelli della Madonna. Equivoco presto chiarito: non della mamma di Gesù ma della rockstar che ne porta lo stesso nome, ovvero la platinata Miss Ciccone.
Tra le voci di questo viaggio, forte emerge quella di mammà, sale delle sue giornate, insieme all’inseparabile compagna Pina e a tutto l’universo femminile senza il quale il cielo sarebbe sempre grigio e l’atmosfera glaciale come una volta al Polo Nord, prima del riscaldamento climatico.
Accanto alla realtà, un sogno: quello di pettinare Monica Bellucci, diva nostrana e star internazionale. Siete curiosi di sapere perché? Lo scoprirete acquistando questo “affresco di carta”. Non ve ne pentirete e avrete compiuto un’azione benefica. Il ricavato della vendita andrà all’ospedale pediatrico Santobono Pausillipon. Per donare un raggio di sorriso ai piccoli malati.
Nella foto in alto, da sinistra, Incutti, Sammarruco, Vitelli