Musicista completo e celebrato in tutto il mondo come uno dei migliori violinisti viventi, Uto Ughi ha donato il pubblico del San Carlo due autentici gioielli. La romanza n. 2 in Fa Maggiore op. 50 per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven è pagina assai nota, e forse proprio per questo non sempre compresa cos come dovrebbe. Nella sua forma tripartita, quasi un piccolo concerto, ben si addice al timbro agile e corposo allo stesso tempo del violinista Ughi ha espresso al meglio lo stato nascente del Romanticismo che è la cifra di questa pagina. Non vi è ancora la contrapposizione tra il solista in orchestra che nella stagione romantica simboleggia lo scontro titanico tra l’uomo e il mondo, il singolo e la massa. Si coglie al più un pacato dialogo, in cui il violino naturalmente emerge sugli altri strumenti, poggiando il suo canto su un’armonia snella ed essenziale.
La bravura del virtuoso, però, è emersa in tutto il suo splendore abbagliante nel Concerto in mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, autentico banco di prova per i violinisti di alto rango. Uto Ughi ha affrontato il brano con la disinvoltura di chi ormai padroneggia lo strumento, lo domina, lo "usa" senza la preoccupazione del mezzo quello che importa è il fine, una musica che sgorga copiosa e travolge l’ascoltatore come un fiume in piena. Nell’Andante abbiamo potuto ascoltare sonorit di ineffabile bellezza, suoni di velluto che si incastonavano in un sfondo sonoro ben calibrato del giovane direttore australiano Daniel Smith.
Nella seconda parte del concerto, dopo due bis concessi dal solista, Smith ha colorato con i giusti toni la sinfonia n. 41 in Do Maggiore K. 551 di Mozart, ultima delle sinfonie del Salisburghese, estremo picco del classicismo, piuttosto che anticipazione di scenari futuri, gi immersi nel protoromanticismo. Il direttore ha sposato questa linea interpretativa, senza mai sforare in forzature che spesso deformano questo brano, anch’esso giustamente celebre. In piena forma è apparsa l’orchestra, che nel finale, costruito in forma di fuga, ha scritto una delle più belle pagine di questa stagione sancarliana.
Si replica marted 17 maggio, alle 18
Per saperne di più
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Nella foto, Uto Ughi