Dodici anni fa cominciava una scommessa per Napoli: un incubatore per il polo orafo.
Con uno studio di fattibilit del 1998 il Comune di Napoli cominciò un “Progetto di riqualificazione urbana e di rivitalizzazione socio-economica del Borgo degli Orefici di Napoli”.
Da quella attivit di elaborazione ne è nato un piano integrato di interventi urbanistici, architettonici, infrastrutturali, di incentivi alle imprese e di formazione.
In tale contesto si è voluto ribadire l’importanza strategica del Borgo Orefici all’interno del sistema dell’artigianato artistico e del commercio napoletano, nella logica del rilancio turistico-culturale del centro antico della citt di cui il Borgo è una porta naturale.
Fino al punto che la Regione Campania nel settembre del 2004 ha inserito il Borgo Orefici all’interno dei tre sistemi di sviluppo locale del settore orafo in Campania (Polo Orafo Campano), assieme a Torre del Greco e Marcianise, destinando 35 milioni di euro a tale operazione.
Nasce cos l’incubatore di imprese del Polo Orafo Napoletano nel cuore di Napoli a Via Duca S. Donato, che conta 300 imprese tra grossisti, dettaglianti e artigiani di gioielleria di pietre preziose, grazie all’impegno in primo luogo del “/Consorzio Antico Borgo Orefici/” e dell’amministrazione comunale di Napoli.
L’attivit del Consorzio ricopre un ruolo di fondamentale importanza poich definisce i prezzi di vantaggio per l’acquisto di materie prime (oro, argento, pietre preziose, astucci, minuterie, etc.) presso i negozi dei consorziati del Borgo, oltre a garantire convenzioni con ristoranti, trattorie, pizzerie e bar del luogo.
Le aziende consorziate si attestano sulla produzione e la commercializzazione dei prodotti orafi per s e per le altre imprese consortili.
Gioielleria, artigianato locale, cultura dei luoghi, contesto socio-economico, assetto del territorio, centralit metropolitana ed asse centrale della filiera orafa regionale. Un grande mix vincente che deve spingere la citt di Napoli a mettere ancor più a disposizione dei mercati mondiali quel 12% di produzione orafa campana e rinvigorire un’origine storica risalente al periodo angioino (XIII e XIV secolo).
Si pensi che la produzione orafa italiana si divide in quattro grandi aree di provenienza: Arezzo, Vicenza, Valenza Po e il polo orafo campano, a partire dal Tar.
L’oro di Napoli deve creare occupazione, specialmente giovanile, i maestri gioiellieri della più antica usanza partenopea debbono mettersi a servizio delle nuove generazioni e trasferire tutta la manualit artistica per la lavorazione dei gioielli a quanti vorranno continuare, nei secoli, una storia che ha dato lustro nel mondo.
Questo è l’ennesimo esempio di conferma di un trend urbanistico che si basa su scelte localizzative che caratterizzano uno scenario economico fatto di micro ambienti e piccole realt d’eccellenza, con altissime specializzazioni di settore. Una citt quella di Napoli che, pur nella crisi d’identit e di memoria passata e presente, si sforza di proporsi in maniera viva nuovi traguardi, mettendo a sistema i suoi poli strategici, le sue centralit di scenario, la sua vivacit progettuali, non disdegnando la tradizione come elemento fondante della modernit .
Quello del Borgo degli Orefici di Napoli non è dunque un grande evento ma una solida realt basata su obiettivi concreti e sulla forza di un lavoro secolare. quotidiano, meticoloso e di precisione, di uno sparuto gruppo di uomini appartenenti ad una generazione in via di estinzione che non vuole rinunciare alle proprie radici.
La ricerca ossessiva del “nuovo” non può permettersi di perdere tutto questo.
Nella foto, lo stendardo del Borgo Orefici