Un viaggio dall’esasperazione, una fuga verso una vita migliore, un percorso lungo 14 stazioni, come quelle percorse da Cristo nella Via Crucis, che diventano 14 stazioni di un Intercity che da Napoli arriva a Treviso. Sette ore di viaggio lungo il quale si consuma la disperazione di un povero cristo meridionale. La disperazione che diventa morte e, ovviamente, resurrezione Carmine Borrino, autore, regista e interprete dello spettacolo, introduce cos il suo lavoro.

Debutta in teatro alla giovane et  di undici anni al fianco di Carlo Giuffrè nello spettacolo “Miseria e nobilt ” di Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Peppeniello, e si diploma al conservatorio musicale San Pietro a Majella e all’Accademia di Belle Arti di Napoli col massimo dei voti da li è un crescendo di esperienze e di successi. “INTERCITYTPlus” è il suo terzo testo e la sua prima messa in scena. Da gioved 14 a domenica 17 ottobre (ore 21); sabato 16 ottobre (ore 18). All’Art Garage (sala Moliere) via Solfatara – Parco Bognar, 21 Pozzuoli (Na)

Salvatore, giovane ragazzo meridionale, compie il lungo viaggio da sud verso nord alla ricerca di una vita più dignitosa. Un lavoro che inizialmente doveva essere un monologo, che accompagnava il personaggio verso la sua citt  madre, che poi è divenuto un lavoro corale, con la partecipazione di grandi “lavoratori” persone fidate, ottimi attori che si muovono sul palco e che emozionano, rientrando perfettamente nelle parti ed esprimendo ciò che io volevo. “Sono stato fortunato”afferma lo stesso regista.

Quello che verr  messo in scena è il viaggio di un “povero cristo” che sotto il peso della propria croce (l'”essere meridionale” come effettiva condizione sociale) percorre il lungo calvario verso la morte-resurrezione, un addio a tutto ciò che è stato e una scoperta a tutto ciò che sar . Ci sono viaggi che l’uomo compie per piacere ed altri in cui è obbligato a compiere.

La stesura del testo da un lato prende ispirazione dalle Sacre Scritture utilizzando parole e significati come figlio, padre, sacrificio, portare la croce, uomo, che pronunciate da un semplice ragazzo di periferia si caricano di ancor più sacralit , dall’altro risente del linguaggio della comunicazione moderna “terminologia quotidiana” sono “figlio di questo genere di teatro” afferma il regista.

Uno spettacolo fortemente politico, a testimonianza di quanto la politica sia entrata prepotentemente e in maniera “sporca” nella vita di ciascun italiano. Un testo che racconta la fragilit  economica, sociale e culturale del meridione rispetto al Nord industriale e operoso. “Un tema reale, che fa parte del nostro tempo, che fa discutere e che fa pensare”.

Al pubblico, che si riconoscer  nei personaggi messi in scena perch estrapolati dalla quotidianit , non rester  altro che lasciarsi andare a quella sensazione di “riso amaro” tipica della dialettica partenopea. “Il teatro ed in questo caso la mia rappresentazione spero che serva a far avvicinare anche i giovani al teatro, in una citt  ferita che conserva ancora l’arte. Perch attraverso il teatro si conosce, si studia e ci si guarda attorno, frugando nelle realt  popolari e se una volta uscito fuori il pubblico fa suo il messaggio dello spettacolo, discutendone con i propri cari, allora si che il teatro serve a qualcosa. Conclude il regista: “Ho scritto questo testo pensando e dedicandolo ai tanti conoscenti che hanno fatto questa “scelta-non scelta”, dal momento che chi ha poche alternative non ha altra scelta, appunto, che partire, andare via, abbandonando una terra che ormai non merita più il sacrificio e il sentimentalismo di chi le perdona tutto il male che ancora oggi continua a commettere, io lo considero teatro-polis, teatro per il popolo”.

Nella foto, Carmine Borrino

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